Una famiglia in controtendenza, ben lieta di esserlo. I coniugi D’Alessandro hanno ricevuto quattro doni speciali, ma il Natale ormai prossimo non c’entra niente. Poche settimane fa, Alessandro D’Alessandro e sua moglie Anna Elvira Cuciniello (34 anni entrambi) hanno coronato un sogno che risale ai tempi del loro fidanzamento: sono riusciti a chiudere felicemente il percorso per adottare quattro fratellini brasiliani. Un fatto non proprio frequente, soprattutto di questi tempi. I due giovani di Castellammare di Stabia raccontano una storia che fa percepire l’abbondanza di amore e fede.
«Abbiamo sempre pensato di adottare due o più bambini, anche se ne fossero arrivati naturalmente», sottolinea Alessandro. «Quest’ultima opzione è saltata quando ho fatto alcuni test e sono risultato sterile, a causa della chemioterapia fatta a più riprese quando ero adolescente. Così abbiamo avviato subito una ricerca per capire come fare».
«Siamo entrambi cresciuti in famiglie numerose, la mia era allargata perché comprendeva anche nonni e zii», spiega Anna. «Quando eravamo in pochi, ci trovavamo a tavola in sei. In più, c’è da dire che uno dei nostri più cari amici è stato adottato da bambino, dunque questo aspetto era molto presente in noi da tempo. Insomma, il desiderio c’è sempre stato: questo non è mai stato un piano B. Il fatto di non poterne avere, ha dato un’ulteriore spinta».
Sono riusciti a soddisfare il desiderio, e lo hanno fatto in grande stile. «Non potevamo prevedere che ne sarebbero arrivati quattro, tutti in una volta», ammette Alessandro. «È stata una grande sorpresa anche per noi, ma non ci ha spiazzati perché volevamo mettere su una famiglia numerosa». «L’impegno è grande, non lo nego: passare nell’arco di poche ore da due a sei componenti, non è affatto semplice», gli fa eco sua moglie. «Ma siamo felicissimi così, in ogni caso non ci saremmo accontentati di soli due figli. Inoltre, le nostre famiglie ci stanno dando una grande mano d’aiuto: è stata una gioia enorme per tutti, e tutti ci supportano nella gestione».
Anche l’accoglienza della comunità locale è stata estremamente positiva. «All’istituto comprensivo in cui abbiamo iscritto i quattro bambini, hanno organizzato una festa per accoglierli degnamente. Non era scontato, non sempre accadono di queste cose», fa notare Alessandro.
Lui è infermiere all’ospedale di Sorrento, lei è tecnico di radiologia in uno studio privato di Torre Annunziata. Si sono sposati cinque anni fa. Poco prima di ricevere l’idoneità all’adozione da parte del tribunale di Napoli, hanno iniziato a osservare il panorama per individuare gli enti che potessero aiutarli. «Mia sorella ha collaborato con l’AiBi, l’associazione Amici dei Bambini, attiva dal 1983», spiega Alessandro. «Così abbiamo contattato Antonella, la nostra referente, e abbiamo iniziato un percorso lungo, impegnativo ma molto bello».
«Abbiamo indicato il Brasile come Paese di preferenza», racconta Anna. «Abbiamo poi spedito un fascicolo con una serie di documenti, che è stato valutato dal tribunale per minori di Londrina, nello Stato di Paraná: non è la regione più povera perché è molto industrializzata, ma anche lì non mancano i problemi. Poco dopo è arrivata l’idoneità all’adozione. La chiamata tanto attesa è giunta il 6 giugno 2024, mentre stavamo partendo in vacanza per la Turchia. Non sapevamo che fare, ma dalla sede di AiBi ci hanno detto di non rinunciare al viaggio. Siamo partiti, ma con la curiosità di capire quale fosse la sorpresa cui avevano fatto accenno, perché non ci avevano ancora comunicato che i bambini sarebbero stati quattro».
«Lo abbiamo scoperto solo al rientro in Italia», precisa Alessandro. «Ci hanno detto i loro nomi ma senza mostrarci le loro foto, perché si trattava di una semplice proposta di adozione. Tuttavia, l’iter è stato molto più veloce di quanto immaginassimo: il 19 giugno ci hanno chiesto di scrivere una lettera da inviare ai bimbi, il 21 giugno loro l’avevano già ricevuta. Per farla breve, siamo partiti per il Brasile e siamo stati due mesi a Londrina, dove c’era l’istituto per minori che li ospitava. Siamo rientrati in Italia il 17 ottobre scorso, immediatamente dopo la sentenza finale del tribunale dei minori e i conseguenti adempimenti burocratici per i nuovi documenti».
Finalmente hanno potuto incontrare Luis Luan (5 anni), Luis Riccardo (7), Fernanda Karolynny (10) e Anny (12 anni), originari di Mandaguari. Due maschi e due femmine molto vivaci. «Sono dolcissimi», commenta Anna. «Sarà per questo che sono golosi dei dolci italiani: impazziscono letteralmente per il ben di Dio che producono le nostre pasticcerie. Amano molto il gelato e la pizza, ma i dolciumi vengono prima di tutto. Non si erano mai mossi dalla loro terra, per loro il viaggio è stato un’esperienza straordinaria. L’iscrizione a scuola è avvenuta soltanto pochi giorni fa, perché abbiamo voluto rispettare i loro tempi di ambientamento. Ancora faticano con la nostra lingua, come è logico che sia, e ci sta pure che tra di loro parlino soprattutto in portoghese».
«Sono bambini, imparano molto in fretta, ma si sono trasferiti dall’altra parte del mondo e sono in quattro, dunque è naturale per loro mantenere il legame con il Brasile e con la precedente esperienza di vita», commenta Anna. «Capiscono bene l’italiano, sono molto svegli, ma ancora lo parlano poco. Sicuramente miglioreranno nel corso dell’anno scolastico perché hanno una grande capacità di adattamento. La voglia di comunicare con i compagni, li spingerà certamente a migliorare».
Ci vuole più amore o coraggio per affrontare un’esperienza del genere, che ovviamente presenta anche ritmi e risvolti economici non indifferenti? «Occorrono entrambe le componenti», rispondono quasi in coro Alessandro e Anna. «Servono pure una grande apertura alla vita e la giusta attitudine da parte della coppia. Ci sorregge pure una solida fede: senza questa, non ce l’avremmo fatta. Abbiamo dovuto rivoluzionare la nostra casa, per ricavare le due camerette che ci consentono per lo meno di separare i maschi dalle femmine. Ma siamo felici così, non ci fa paura nulla. Pensate, ci siamo sposati quando ancora non avevamo un lavoro. Eppure, non ci è mai mancato niente».
«Non sappiamo granché del passato dei quattro bambini, e non vogliamo saperlo per non essere giudicanti nei confronti di persone che non conosciamo», precisano i due coniugi campani. «I primi giorni i più piccoli ci chiamavano Tio e Tia, cioè zio e zia, com’erano abituati a chiamare gli educatori e le educatrici dell’istituto in Brasile. Dopo nemmeno una settimana hanno iniziato a chiamarci papà e mamma, in italiano, e per noi è stata una grande emozione. Un altro momento importante è stato il giorno in cui li abbiamo portati a vedere il mare: non lo avevano mai visto prima d’ora perché abitavano a 700-800 km dalla costa. Non sapevano neppure definirlo: Luis Riccardo lo aveva preso per una immensa piscina, poi lo ha chiamato “fiume”. Si sono fatti subito un bagno, nonostante fossimo già in autunno».
Non osiamo pensare come sarà il primo Natale di questa famiglia. «I bambini avrebbero voluto preparare l’alberello già a ottobre», dicono sorridenti i due genitori. «Il presepe? A casa nostra resta montato tutto l’anno». E forse, anche per questo, a casa D’Alessandro è sempre festa grande.
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