Appena si varca la soglia, si sente immediatamente l’energia che dagli anni ’70 e sino al 2010 circa l’hanno animata. All’inizio, colonia estiva per ragazzi, luogo in cui i giovani trascorrevano i pomeriggi e le serate estive tra giochi, spettacoli e laboratori, poi anche sede distaccata di una scuola elementare, mentre negli ultimi 15 anni, dopo un iniziale periodo di abbandono, istituto per “ragazzi difficili”, infine struttura di accoglienza per migranti.
Della sua capacità di diversificarsi a seconda dei tempi e delle esigenze, quella che viene conosciuta nel territorio di Termini Imerese, in provincia di Palermo, come la “colonia abbandonata” accresce il suo fascino per essere diventata la "Cinecittà siciliana", nella quale si girarono le scene interne della fiction “Agrodolce”, andata in onda su Rai Tre. Serie, che vantava la direzione artistica di Gianni Minoli, che ambiva a scalzare la ben più famosa “Un poso al sole” ma che, invece, non riuscì ad andare oltre le 230 puntate della a prima Serie e le 40 della seconda, nella quale lavorarono 400 persone tra maestranze a attori. Un contenzioso tra Regione Siciliana e Rai blocca del tutto la serie che alla fine del 2010 di ferma definitivamente.
Un sogno spezzato che, da allora, ha consegnato al degrado e all’abbandono gli “studios” siciliani i cui spazi esterni una volta adibiti a parco giochi e teatro all’aperto, sono oggi sono invasi dalle sterpaglie e dall’erba alta. Nonostante tutto, resta il fascino di un luogo nel quale sentirsi ancora in mezzo alla magia del cinema, passeggiando tra il materiale di scena servito per le riprese della fiction: finte fontane, quadri, drappi sui muri, finte scale, intere stanze ricostruite. Un luogo che respira ancora dei sogni che aleggiavano ai tempi. Un viaggio che facciamo grazie ai reportage del fotografo Alessandro Montemagno, insieme al quale stiamo scoprendo siti di valenza storica e culturale immersi nelle campagne e in borghi siciliani nascosti all'occhio umano.
Se poi si sale al secondo piano dell’edificio, si può passeggiare nell’ala una volta adibita a scuola sulle cui pareti sono ancora appesi, sempre più sbiaditi dal tempo, l’orario dei professori ed alcuni disegni fatti dai bambini che sembrano aspettare il suono della campanella per tornare a vedere il gesso che passa sula lavagna e i registri sulle cui pagine passava il dito dell'insegnante di turno chiamando l’appello. Un mondo di ricordi del quale si è impadronito il tempo; attimi di silenzio che seguono il ciak battuto dal regista innamorato di questo luogo incantato.
Le fotografie sono di Alessandro Montemagno
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