La comunità cinese in Italia è una realtà composta da quasi 300mila persone. Donne e uomini che vivono accanto a noi da molto tempo. I primi viaggiatori provenienti dal lontano oriente arrivarono nel nostro territorio negli anni Venti del secolo scorso, a Milano. Allora come oggi si trattava di una migrazione caratterizzata dal forte legame con le proprie radici, dettata inizialmente dall’estrema povertà, ma presto trasformata nella realizzazione di un modello imprenditoriale composto da imprese a carattere familiare, tanti piccoli e grandi lavoratori autonomi ben inseriti nel tessuto sociale e commerciale italiano.
La Chinatown di Milano
I cinesi che abitano nel nostro Paese sono, nel complesso, il gruppo più grande dell’Unione Europea, con oltre la metà delle persone che vivono al nord, in particolare in Lombardia, dove la città di Milano ospita quella che è una vera chinatown composta da 40mila persone. Li incontriamo ogni giorno, al bar, dal parrucchiere, andando a prendere i figli a scuola, ma che cosa sappiamo davvero di loro, al di là dei soliti pregiudizi e stereotipi? Proviamo a conoscerli più da vicino partendo dall’inizio, dai ricordi, dalle fiabe preferite dai più piccoli rappresentanti della comunità cinese: i bambini. In un mondo globalizzato come il nostro, potremo forse scoprire che le distanze sono più apparenti che reali.
Il valore della famiglia
Da sempre la famiglia è un valore fondante della cultura cinese, base da cui ogni individuo può partire per svilupparsi all’interno della società. Tradizioni millenarie conservano i loro tratti nel tempo e nello spazio, anche tra i nuclei migrati che hanno attraversato i cambiamenti portati dallo sviluppo economico e tecnologico. Al tempo stesso, però, il contatto con il mondo occidentale ha un po’ “rimescolato le carte”, facendo penetrare nuove correnti e pensieri, talvolta creando legami inaspettati.
Stupisce, per esempio, scoprire che nelle famiglie cinesi le fiabe narrate ai bambini dai loro genitori sono talvolta le stesse ascoltate dai loro coetanei europei. «Diversi racconti che leggevo a mia figlia Yushi quando era piccola sono tratti dalle favole dei fratelli Grimm oppure da quelle di Andersen, autori molto popolari in Cina», racconta la signora Zeng, mamma di una studentessa del liceo scientifico Donatelli di Milano. Qualche esempio? «Cappuccetto rosso, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia». Le storie europee convivono con i racconti tradizionali. «Le fiabe antiche sono molto amate in Cina, sono titoli conosciutissimi dai nostri bambini, come Il vecchio e il mare o Il pennello magico».
Adoravo ascoltare storie come I tre porcellini, oppure La lepre e la tartaruga, favola che in Europa è un “evergreen” ma che è anche un racconto tradizionale cinese
Lei Dong
Papà e mamme cinesi raccontano favole ai loro piccoli nei momenti di intimità, proprio come accade nelle famiglie italiane. Quelle più antiche sono tramandate oralmente di generazione in generazione e rappresentano una vera e propria forma di letteratura popolare, uno strumento per trasmettere i principali valori della cultura orientale. E talvolta le immagini valgono più delle parole. «In Cina, come in Italia, i bambini più piccoli adorano scorrere i libri dove una storia viene raccontata esclusivamente tramite le illustrazioni», precisa la signora Zeng.
Le contaminazioni
Nei nuclei familiari cinesi, la “contaminazione” con l’Occidente è avvenuta anche tramite gli onnipresenti cartoni animati della Disney. Ecco che, allora, le fiabe europee più classiche sono penetrate nell’immaginario dei bambini orientali attraverso i canali cinematografici e televisivi. Assai diffuse sono le avventure di principesse come Biancaneve e Cenerentola; ogni racconto, qualsiasi sia la sua provenienza, deve però offrire anche un insegnamento.
«Cenerentola fa comprendere l’importanza della bontà e della resilienza» afferma Lei Dong, ragazza di Shanghai che da noi studia all’Università. «Ed è vero che i bambini cinesi amano sentire e leggere storie molto conosciute anche in Europa, storie che possono trasmettere un valore importante». E infatti alcune fiabe conosciutissime da tutti i piccoli occidentali sono veri classici anche tra i loro coetanei cinesi. «Adoravo ascoltare storie come I tre porcellini, oppure La lepre e la tartaruga, favola che in Europa è un “evergreen” ma che è anche un racconto tradizionale cinese: narra la competizione tra una tartaruga laboriosa una lepre arrogante e fa emergere valori come la perseveranza e l’umiltà», spiega la studentessa.
Quando ero piccola adoravo ascoltare la storia di Pangu e la creazione del mondo. Aiuta i bambini a conoscere gli antichi miti e le leggende sull’origine del mondo
Li Ming
Le narrazioni della pura tradizione cinese servono anche a rinsaldare il legame con la terra di origine. Può succedere che abbiano come protagonisti animali con cui in Occidente non abbiamo grande familiarità. «Le Scimmie e la luna è una fiaba che racconta di un gruppo di scimmie che vedono il riflesso della luna nell’acqua, pensano che sia caduta e così cercano di raccoglierla», prosegue Lei Dong. «È una storia che insegna ai più piccoli a distinguere la realtà dall’illusione».
Perseveranza e risolutezza sono invece al centro del racconto L’uomo stupido che rimosse le montagne. «Questa antica storia cinese narra di Yu Gong, un uomo che con grande determinazione cercava di spostare le montagne con l’aiuto della sua famiglia. Alla fine, gli dei si commossero e lo aiutarono». Molto popolare è anche I girini cercano la mamma, favola cinese che narra di un gruppo di girini che cercano la loro madre mentre crescono. «Si tratta di un racconto che parla di crescita, esplorazione e legami familiari». Dice molto di uno dei valori fondanti della società cinese che mette al primo posto l’adempimento reciproco del dovere, attraverso, però, la costruzione di legami. Secondo l’etica cinese la singola persona non può avere un valore superiore a quello del gruppo, perché quello che conta davvero è l’interesse complessivo della comunità.
Iris, studentessa milanese che frequenta la Nuova Accademia di Belle Arti, da bambina prediligeva le novelle tradizionali: «Tra le fiabe che ho amato di più ci sono Nezha conquista il mare – che tratta di un ragazzo dai superpoteri che si ritrova a combattere contro il malvagio Demone Blu del mare orientale -, La leggenda del serpente bianco – storia di una donna affascinante che racchiude in sé lo spirito di un serpente – e Gli amanti farfalla, leggenda di due innamorati».
Ci sono poi i grandi classici. «Molto caro ai piccoli lettori cinesi è pure Il Viaggio in Occidente, un racconto che fa parte da sempre della nostra cultura». Parliamo infatti di una delle opere più lette e amate in Cina, pubblicata verso la fine del XVI secolo e attribuita all’erudito Wù Chéngen. Descrive il viaggio di un monaco buddista, rappresenta un percorso di purificazione, animato da personaggi che si avviano sulla strada dell’illuminazione.
Pangu e Nuwa le divinità creatrici
Temi “forti”, eppure sovente favoriti dai bambini cinesi. «Quando ero piccola adoravo ascoltare la storia di Pangu e la creazione del mondo», dice Li Ming, ragazza ventenne che ha studiato al Politecnico di Milano. «Aiuta i bambini a conoscere gli antichi miti e le leggende sull’origine del mondo». Nella mitologia cinese Pangu è il primo essere dell’Universo. Egli separò il cielo dalla terra e diede vita a tutto quello che oggi esiste, con l’eccezione degli esseri umani. Per questi ultimi, in Cina c’è un mito a parte che vede protagonista una divinità femminile, dal corpo umano e la coda di drago.
«Quella di Nuwa è una leggenda bellissima», spiega Li Ming. «Dopo la separazione tra cielo e terra attuata da Pango, Nuwa si sentì sola e volle creare un essere speciale. Un giorno, scivolando lungo le sponde del Fiume Giallo, vide la propria immagine riflessa nell’acqua e le piacque molto. Decise quindi di modellare delle figurine con l’argilla che le assomigliassero, ma con le gambe al posto della coda. Poi soffiò sopra di esse e vi infuse la vita. Così le figurine iniziarono a muoversi, diventarono intelligenti e capaci».
Nella tradizione cinese tramandata da fiabe e racconti, la vita inizia dunque con un soffio. Scorrendo le pagine del libro più letto in Occidente, la Bibbia, leggiamo che anche da noi la tradizione fa iniziare il percorso dell’uomo sulla Terra in modo analogo. Nel secondo capitolo della Genesi troviamo infatti scritto che «Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente».
Soffi vitali danno origine alla nostra esistenza, a ogni latitudine. E per fortuna fiabe, miti e racconti ce lo ricordano ogni giorno.
In apertura photo by Hanson Lu on Unsplash
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