Trascorrere anche solo qualche ora in questo spazio vuol dire vivere un’esperienza che ritempra lo spirito, facendo sentire chi vi entra appartenente a una realtà che ha fatto della testimonianza un esercizio di memoria viva.
In questo momento, poi, l’attività che si svolge all’interno della Biblioteca “Giancarlo Siani” di Lamezia Terme è tesa anche a riordinare e riorganizzare gli scaffali, in attesa di accogliere i titoli del prossimo “Festival dei libri sulle mafie” che la “Fondazione Trame” organizza ogni anno e che dal 21 al 25 giugno celebrerà la sua dodicesima edizione.
Nata nel 2017 dall’intento condiviso della “Fondazione Trame” e del Sistema Bibliotecario Lametino di costituire un fondo librario tematico che avesse come riferimento il Festival, la biblioteca ha sede in uno spazio significativo per la città di Lamezia. “Civico Trame” è un luogo simbolo della rinascita sociale e culturale della comunità perché avrebbe dovuto ospitare un centro per anziani mai entrato in funzione, anzi vandalizzato, ma grazie alla Fondazione ha avuto una nuova vita che mette al centro i libri, la cultura, l’aggregazione e la condivisione.
Una biblioteca, peraltro intitolata a un giornalista ucciso dalla mafia, dà il segno della volontà di offrire un’occasione di riscatto al territorio.
«Durante tutte le edizioni del Festival abbiamo ricordato vittime della criminalità organizzata – racconta Nuccio Iovene, presidente della “Fondazione Trame” – ma particolarmente emozionante fu l’occasione che, nel 2015, ci vide ricordare Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra nel 1985 per le sue inchieste sui rapporti tra la camorra e la politica. Ospitammo Luigi Lo Cascio che lesse alcuni brani dedicati a Giancarlo e a Peppino Impastato. Arrivò insieme al giornalista Gaetano Savatteri a bordo della “Méhari” del cronista campano che rimase esposta in città per tutta la durata del festival. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la “Federazione nazionale della stampa”, in seguito alla quale sono nati corsi e seminari per giovani che avevano voglia d’intraprendere la carriera di giornalisti di inchiesta. La sintonia con la storia di Giancarlo Siani è sempre stata molto forte tra i giovani che vi hanno perso parte».
Ricco il patrimonio di questa biblioteca perché possiede il frutto di 12 anni di festival. Anche per questo è ormai diventata punto di riferimento non solo per il territorio e la Regione Calabria, ma anche per tutta l’Italia dal momento che, possedendo libri, opere e saggi specifici su tutte le mafie, ha costituito un fondo che le ha consentito di diventare uno dei poli del Sistema bibliotecario lametino.
«Per questo – prosegue Iovene – ci è sembrato giusto che portasse il nome di Siani. Un riconoscimento attestato da più parti, infatti le donazioni che ci giungono di anno in anno ci dimostrano che è grande la comunità che crede in noi. Ospitiamo presentazioni di libri anche al di fuori del festival, consentendo a chi vi partecipa di fare la conoscenza di numerosi autori, così come proponiamo percorsi per gli studenti delle scuole medie e secondarie superiori con i quali nascono sempre belle sinergie. La Biblioteca “Giancarlo Siani” oggi è un luogo nel quale vengono a studiare i ragazzi del quartiere, così come gli universitari e chi ha magari bisogno di fare ricerche su specifici argomenti. Seguiti sono anche i seminari e i corsi sulla criminalità organizzata che integrano e amplificano il percorso costituito da “Trame Festival”».
Una biblioteca destinata a crescere con continui aggiornamenti, trasmettendo energia, attraverso i libri, non solo a coloro che l’hanno desiderata e realizzata.
«Abbiamo anche un patrimonio costituito dalla ricca documentazione cartacea su tutte le sentenze sui processi che riguardano la ‘ndrangheta di Lamezia Terme e non solo. Ci auguriamo – dice ancora il presidente della “Fondazione Trame” – di poterla sistemare digitalizzandola, per renderla fruibile a tutti».
Chiamarla, quindi, “biblioteca di quartiere” sarebbe impossibile, ma soprattutto ingiustamente riduttivo.
«È in rete con il Sistema bibliotecario lametino – sottolinea la direttrice della Biblioteca, Cristina Porcelli – anche perché ha sin da subito creato condivisione grazie all’esperienza che si respira al suo interno. Il suo patrimonio è costituto in larga parte da tutti i testi che abbiamo incrociato nel corso dei 12 anni del Festival. Basti pensare che, in ogni edizione, abbiamo proposto dai 30 ai 40 libri. A questi, nel tempo, si sono aggiunti quelli che abbiamo presentato durante l’anno e che ci hanno consentito di avere oggi una biblioteca più tagliata sul tema. Ad aggiungersi anche i testi per ragazzi, sezione che speriamo di veder crescere sempre di più».
A inorgoglire coloro che hanno sempre creduto nel progetto anche il fatto che, grazie a questa biblioteca e al lavoro portato avanti nel territorio, Lamezia Terme si è confermata “città che legge” anche nel 2022 e 2023.
«Ci ha fatti estremamente felici – prosegue la Porcelli – perché, grazie a questo riconoscimento, sono stati implementati altri punti e biblioteche. La nostra esperienza si è propagata anche a livello istituzionale e nei servizi cittadini, innescando un circuito virtuoso. Abbiamo dimostrato che le biblioteche non sono più solo il luogo in cui entri, prendi un libro e ti siedi a studiare, ma si stanno trasformando in una piazza, uno spazio di esperienze aperto alla partecipazione civica, culturale e sociale».
Una visione sempre più moderna di biblioteca che vuole rafforzare il suo essere “di nicchia” per aprirsi al mondo.
«Vorremmo fare in modo che il sistema bibliotecario lametino con il quale siamo in rete – conclude la direttrice – trasferisca da noi tutti i libri che hanno a che fare con la saggistica e con il nostro taglio. Sappiamo che non possiamo competere con la biblioteca centrale o con il sistema bibliotecario centralizzato. Proprio per questo rivendichiamo la nostra piccola grande forza, data dall’essere “di settore”, tornando utili ad alimentare dibattito e confronto sui temi legati al contrasto delle mafie».
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