«L’agenda per l’Europa della nuova presidente della Commissione, che include un piano di investimento per un’Europa sostenibile, un green deal, uguaglianza di genere e diritti fondamentali, è vicina alle priorità del Cese». Così Luca Jahier, presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese).
Composto da 350 membri provenienti dai 28 Stati membri dell’Unione Europea, il Comitato economico e sociale europeo, istituto con il Trattato di Roma del 1957, è un organo consultivo dell’Ue che rappresenta la società civile organizzata. Formula pareri su questioni riguardanti l’Ue per la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo, fungendo così da ponte tra le istituzioni decisionali dell’Ue e la società civile.
In seguito alla presentazione dei portafogli ai commissari europei da parte di Ursula von der Leyen, presidente eletta dell’organo esecutivo dell’Unione, Luca Jahier ha parlato a Vita della nuova Commissione e della sua composizione.
Quali sono le novità più importanti della nuova Commissione europea? Può commentare la composizione della nuova Commissione?
Oltre a volere al suo fianco una squadra che rispetta il principio dell'uguaglianza di genere ed equilibrata da un punto di vista geografico e politico, la Presidente eletta Von der Leyen ha voluto imprimere un cambiamento significativo nel ridisegnare molti dei portafogli dei futuri commissari, per meglio rispecchiare le preoccupazioni più sentite dai cittadini europei. La nuova Commissione dovrà quindi affrontare con coraggio, ambizione e pragmatismo le grandi questioni del nostro tempo, orientando al meglio il futuro della nostra società, dell'economia e del pianeta. I cambiamenti climatici, le trasformazioni sociali ed economiche legate alla digitalizzazione, lo sviluppo di un’economia sociale di mercato improntata all’inclusione e all’uguaglianza, così come la riforma del trattato di Dublino, occuperanno un posto importante tra gli obiettivi della nuova Commissione. Essi sono i temi fondamentali del Cese e coincidono inoltre con le priorità del mio mandato da presidente. Una novità interessante riguarda l'attuazione dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e il posto centrale occupato dal Green Deal europeo, che diverrà, secondo von der Leyen, "l'elemento distintivo dell'Europa". Ciascun commissario avrà il compito di assicurare la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nel proprio settore di competenza, mentre il collegio nel suo insieme sarà responsabile dell'attuazione generale degli obiettivi e ogni Commissario ha nel suo mandato un esplicito riferimento ai SDG. Il nuovo collegio avrà otto Vicepresidenti, responsabili delle principali priorità enunciate negli orientamenti politici. I tre vice presidenti esecutivi, il popolare Valdis Dombrovskis, la liberale Margrethe Vestager e il socialista Frans Timmermans saranno responsabili rispettivamente dell’economia al servizio delle persone, del digitale e della concorrenza, e del Green Deal europeo. Puntare su queste tematiche è essenziale. Ma anche sui valori comuni e lo Stato di diritto, cosa che ha sottolineato la nuova presidente. Mentre Juncker ha voluto che la sua fosse una Commissione politica, von der Leyen alza il tiro con la Commissione geopolitica, determinata a difendere i nostri valori e le nostre norme a livello mondiale. Ha parlato di una squadra assertiva con la Cina e affidabile con l'Africa, e di un nuovo partenariato con gli Stati Uniti. Un altro aspetto positivo è la decisione di imprimere un nuovo slancio alla democrazia europea, con un collegio che ascolti le richieste dei cittadini europei, raggiungendo non solo le capitali, ma in modo ancor più importante le regioni più remote d'Europa. Al CESE abbiamo anche preso atto della volontà di von der Leyen di lanciare una conferenza sul futuro dell'Europa. Tale conferenza deve essere organizzata con il pieno coinvolgimento del CESE, la sede della società civile e quindi l'istituzione dell'UE più vicina ai cittadini e la piena espressione della democrazia partecipativa. Siamo quindi contenti di continuare l'eccellente cooperazione tra la Commissione e il Cese.
Che importanza assume la delega al clima al vicepresidente Frans Timmermans in questo contesto di emergenza climatica?
Fare dell'Europa il primo continente ad impatto climatico zero sarà responsabilità di Frans Timmermans. Spetterà a lui il compito di proporre entro i primi cento giorni del suo mandato una “legge climatica europea” per raggiungere entro il 2050 gli obiettivi fissati nell'accordo di Parigi per il clima per un’economia carbon neutral. Al Cese ci auguriamo che l'eccellente collaborazione con il Vicepresidente Timmermans continui, grazie anche all'importante ruolo che il Cese ricopre nella Piattaforma europea degli Stakeholder per l’economia circolare (Ecesp), nonché nella piattaforma europea multi-stakeholder per seguire gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, presieduta dallo stesso Timmermans. L'attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite offre un'opportunità unica per realizzare il cambio di paradigma e il cambiamento sistemico che sono urgentemente necessari per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche senza precedenti che l'UE e il mondo stanno affrontando oggi. Timmermans si occuperà dell'aspetto climatico e ambientale, Dombrovskis si occuperá dell'aspetto finanziario e sarà lui a dover sviluppare una strategia per il finanziamento di investimenti per la transizione verso un'economia a tasso zero di emissioni di carbonio. L'aspetto sociale, con il Pilastro europeo dei diritti sociali, sarà nelle mani del Lussemburghese Nicolas Schmidt. Il test sarà vedere se i commissari riusciranno a esprimere questa coralità di visione e a metterla in atto con misure mirate.
Come sono state accolte le nomine dei commissari al Cese?
Stiamo ancora valutando, ma diciamo che la Presidente von der Leyen ci è sembrata molto creativa nel creare quello che lei stessa ha chiamato la Commissione geopolitica per un'Europa #EUstrivesformore ovvero letteralmente per un'Europa che lotti per di più. La sua Commissione ha il merito di aver raggiunto un equilibrio sulla parità di genere e la rappresentanza geografica e politica, adesso bisogna entrare nel merito dei dossier, ascoltare attentamente nelle audizioni come i singoli commissari intendono mettere in pratica le loro missioni e probabilmente fare qualche ulteriore e significativo aggiustamento. Comunque, la cosa certa è che si tratta di una Commissione progressista, aperta a trovare soluzioni alle sfide epocali alle quali siamo confrontati.
Quali sono le novità per quanto riguarda le nomine nel settore sociale (immigrazione, lavoro, parità di genere, salute, coesione e gioventù…)?
Siamo di fronte a grandi stravolgimenti sociali con la sfida tecnologica, climatica, le migrazioni, non solo in Europa, ma anche nel mondo. La Presidente von der Leyen davanti a queste sfide ha trovato opportuno sottolineare la protezione del nostro stile di vita, che contraddistingue l'Europa dal resto del mondo, giustamente per il suo modello sociale. Certo la creazione di un portafoglio "Proteggere il nostro stile di vita" ha lasciato molti perplessi. Ma non siamo molto lontano da quello che i cittadini realmente chiedono: sicurezza, lavoro, e un futuro per i propri figli. Lo stile di vita europeo è costruito attorno ai principi della solidarietà, prosperità, benessere e sicurezza. La nuova Commissione sarà chiamata ad affrontare e dissipare le paure e le preoccupazioni legittime sull'impatto dell'immigrazione irregolare sulla nostra economia e società, e trovare soluzioni per una immigrazione legale ben gestita, una forte attenzione all'integrazione e la garanzia che le nostre comunità siano coerenti e inclusive. Ciò richiederà di lavorare insieme per trovare soluzioni comuni basate sui nostri valori e sulle nostre responsabilità. Dobbiamo anche lavorare più da vicino insieme sulla sicurezza, in particolare sulle minacce nuove ed emergenti che attraversano i confini e le politiche. E dotare i lavoratori del futuro di competenze atte a competere in un mercato del lavoro in costante evoluzione. Il divario tra competenze digitali e di base evidenzia la necessità di dotare le persone degli strumenti e delle conoscenze di cui hanno bisogno. Una nota dolente però rimane il fatto che sembra sparita la delega esplicita dell'economia sociale che è stata una delle grandi priorità degli ultimi 15 anni e certamente una delle leve più rilevanti per l'innovazione e l'inclusione delle politiche sociali e non solo.
Qual è il suo commento sulla nomina di Paolo Gentiloni a Commissario per gli Affari economici?
Con l'assegnazione all'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni del portafoglio sugli Affari economici l'Italia porta a casa quello che aveva richiesto – un portafoglio di peso, che nella Commissione Juncker è stato gestito dal francese Pierre Moscovici. Si tratta della seconda delega più importante fra i commissari che si occupano di economia, dopo quella affidata al vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis. Credo quindi che sia un segno di fiducia da parte della Presidente. Per l'Italia, si tratta di aver vinto una partita e di aver recuperato la sua forza di paese fondatore dell'Unione. Avere uno statista di peso come Gentiloni alla guida dell'economia europea che parli lo stesso linguaggio del nostro ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che conosce bene i meccanismi europei, sono sicuro porterà dei buoni risultati. Credo quindi che siamo in buone mani, per quel che riguarda l'Italia in Europa e in buone mani per l'Europa intera.
Foto di apertura: Commissione europea/Pixabay
Foto di Luca Jahier: ©Comitato economico e sociale europeo (Cese)
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