Dei video e delle tendenze di Tik Tok, social network cinese sempre più utilizzato, soprattutto dai giovanissimi, si parla spesso per sottolinearne le ricadute negative.
Negli ultimi tempi, tuttavia, stanno conquistando sempre più spazio influencer che intendono cambiarne il paradigma e parlare agli utenti di importanti temi d’attualità, di self advocacy e di diritti. Un account di successo, in questo senso, è sicuramente quello di Valentina Pano, in arte “@Melaidi”, studentessa universitaria in filosofia da 72 mila follower, che parla ai ragazzi del mondo in cui vivono e dei problemi, piccoli e grandi, che devono affrontare ogni giorno. VITA l’ha intervistata.
Innanzitutto, come mai ha creato il suo account?
Ho iniziato poco più di un anno fa, per un motivo ben preciso: ogni volta che accedevo ai social network mi sembrava di buttare via il mio tempo: puoi rimanere connesso per ore, ma resti la stessa persona di prima, senza crescere in alcun modo. Pensavo servisse un po’ più di contenuto; mi chiedevo perché nessuno raccontasse qualcosa di più della vita vera, la bacheca è semplicemente una vetrina che riflette immagini irrealistiche, che fanno sentire solo chi la scorre, lo fanno credere di essere l’unico ad avere una quotidianità triste. Ho deciso di contribuire a cambiare le cose postando le mie riflessioni. Mi piace parlare di attualità e di tematiche sociali, stimolare il dibattito e vedere diversi punti di vista su una questione.
Gli aspetti negativi dei social sono tanti, quindi.
Direi di sì. Uno degli impatti più negativi è legato, secondo me, alla velocità di fruizione; scorriamo tutto velocemente e basiamo il nostro giudizio sui primi tre secondi. Questo si ripercuote in tantissimi aspetti delle nostre vite. Formuliamo pensieri poco argomentati e ci basiamo più sull’apparenza che sul contenuto, anche per quanto riguarda il modo in cui condividiamo le emozioni: ogni cosa è spettacolarizzata, c’è una grande banalizzazione dell’interiorità.
Ma i temi di cui parla lei, invece, non sono affatto banali.
Mi piace esplorare temi legati all’attualità, ma anche alla vita dei giovani. Per esempio, parlo tanto di istruzione: penso che la cultura debba incendiare le menti e la scuola è il contesto in cui questo deve avvenire, mentre mi dispiace molto che sia un ambiente che spesso è legato alla paura di non essere abbastanza e di non farcela. Poi affronto la questione del dolore. Ritengo che ogni emozione sia importante e non vada nascosta o sottovalutata. Esiste la felicità, ma anche la rabbia e la tristezza. Ci permettono di avere un equilibrio, non vanno demonizzate.
Quando non è connessa, come passa le sue giornate?
Dedico molto tempo allo studio, perché mi piace imparare nuove cose. Poi leggo davvero tanto, ma soprattutto scrivo.
Qual è il suo libro preferito?
Domanda difficile. Non penso di avere un libro preferito, in realtà. Mi piace Jean Paul Sartre: ho sostenuto lo scorso anno un esame che lo riguardava e me ne sono innamorata. Trovo molto interessante il fatto che lui dica che l’uomo è condannato alla libertà.
Nei suoi video parla anche di arte a tutto tondo. Ha un artista preferito?
Apprezzo molto le storie di vita degli artisti e ne parlo spesso: li trovo terribilmente umani. Se dovessi citarne due tra i tanti direi Vincent Van Gogh e Frida Kahlo.
Tornando a Tik Tok, riceve dei feedback riguardo a quello che posta?
Sì e penso sia un elemento fondamentale. Quando ti esponi il riscontro da parte delle persone è importantissimo. Non si riduce tutto al like: magari può nascere una conversazione che mette in luce punti di vista diversi su una questione.
Lei fa anche parte di un progetto che si chiama Uninfluencer.
Sì. Siamo un gruppo di giovani che intendono contribuire al dibattito pubblico con pensieri personali e stimolare la riflessione. Non siamo attivi solo sui social: andiamo anche nelle scuole a parlare con gli studenti e partecipiamo a eventi. Ogni domenica facciamo una diretta su una piattaforma che si chiama Twich in cui affrontiamo diverse tematiche in base alle nostre conoscenze. È una dimostrazione del fatto che la cultura, in qualche modo, riesce sempre a incontrarsi.
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