Cardenia Casillo

Io e la mia famiglia, filantropi per far crescere i territori

di Emiliano Moccia

Dal numero di VITA appena uscito e dedicato alle fondazioni di impresa, anticipiamo l’intervista a Cardenia Casillo, presidente della Fondazione Vincenzo Casillo legata all’omonimo gruppo imprenditoriale che, attraverso i progetti sostenuti, punta a favorire l’inclusione sociale e lo sviluppo dei territori

Dal numero di VITA aprile, dedicato alla filantropia corporate, col titolo “Fondazioni Spa” (acquistabile qui), continuiamo ad anticipare le interviste ai filantropi. Dopo Diana Bracco, presidente e ceo del gruppo farmaceutico e Vincenzo Manes, presidente di Kme Group, tocca a Cardenia Casillo, presidente della Fondazione Vincenzo Casillo

Cardenia Casillo da metà novembre è stata nominata presidente della Fondazione Vincenzo Casillo, che svolge in modo particolare la propria attività filantropica sul territorio pugliese, anche se sono sempre più i progetti che la vedono coinvolta su scala nazionale. L’azione della Fondazione, punta a sostenere ambiti legati a cultura, istruzione, formazione, borse di studio, enti del terzo settore, inserimento lavorativo e assistenza sanitaria. La fondazione, infatti, è nata in onore di Vincenzo Casillo, fondatore dell’omonimo gruppo imprenditoriale che ha fatto della sua visione del lavoro e dell’impresa strumenti per favorire l’espressione della persona, l’inclusione sociale e lo sviluppo del territorio.

Presidente, quali sono le relazioni della fondazione con l’azienda madre? Qual è il grado di autonomia con cui la vostra realtà opera?

Il consiglio d’amministrazione della Fondazione Vincenzo Casillo è composto dai quattro figli e dalla moglie di Vincenzo Casillo. È una fondazione di famiglia intitolata al fondatore del gruppo Casillo, sostenuta anche dalle aziende del gruppo. La fondazione opera in assoluta autonomia, pur allineandosi di tanto in tanto con il gruppo rispetto a finalità comuni attinenti alla responsabilità sociale.

Può succedere, che le legittime esigenze di marketing e di comunicazione dell’azienda madre, possono riverberarsi nell’azione della fondazione corporate. È un tema che sentite come reale? O è una percezione alterata di un mondo, quello del non profit, talvolta ipersensibile al riguardo? Come vi regolate?

Questo non è un tema che sentiamo reale per noi, pur consapevoli dell’uso distorto che spesso avviene del sostegno a iniziative benefiche, soprattutto in aziende che operano in settori maggiormente compromessi rispetto ad alcune tematiche (vedi aziende particolarmente inquinanti). La fondazione opera prevalentemente sul territorio pugliese e nel Sud Italia, il gruppo Casillo è invece attivo in tutta Italia e all’estero; per cui, pur auspicando un riverbero positivo dell’impegno della fondazione sulla reputazione del gruppo Casillo, non è certamente la sua attività che può eventualmente alterare la percezione della buona reputazione dell’azienda. D’altra parte, il gruppo Casillo porta avanti percorsi di responsabilità sociale che possono certamente avere un peso ed una estensione maggiore rispetto a quanto opera la fondazione, i cui scopi hanno delle finalità differenti di impatto sociale e restituzione al territorio in continuità con i valori di Vincenzo Casillo.

La scelta delle persone è un momento importante nella nascita e nello sviluppo di una fondazione. Sempre più spesso si registra la ricerca di profili con un marcato background socio-ambientale o filantropico. Qual è la vostra esperienza?

La scelta delle persone è l’elemento più importante di una strategia filantropica. Coloro che collaborano con la nostra fondazione devono avere una forte sensibilità alle tematiche sociali, ma nel contempo avere competenze e acquisirne sempre di nuove, poiché in un mondo che cambia sempre più velocemente non si può prescindere da questo se si vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati.

Qual è il vostro modello di fondazione? Come è stato scelto?

La Fondazione Vincenzo Casillo si fonda al momento su un modello ibrido che opera sia sostenendo enti e progetti esterni, sia sviluppandone di nuovi che spesso tengono conto di esperienze virtuose mutuate da altri partner filantropici ma personalizzati sui territori a cui sono destinati. Questo modello è frutto di un’analisi sia dei bisogni dei territori sia delle buone prassi già presenti in Italia.

Con quale criterio decidete le aree di intervento? Come è stato definito il posizionamento? È un’idea che nasce dentro la fondazione? Si avvale di un comitato scientifico?

Il posizionamento e le aree d’intervento sono state individuate partendo dai valori che Vincenzo Casillo ha vissuto nel corso della sua vita e definendo gli obiettivi da perseguire per mantenerli vivi e testimoniarli attraverso i progetti sostenuti. Ad oggi la fondazione non si avvale di un comitato scientifico, ma lo statuto prevede la possibilità che sia istituito, così come prevede anche un organo consultivo di cui facciano parte giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

Per la programmazione dei progetti da sostenere, prevedete il coinvolgimento del Terzo settore o operate direttamente? E, nel primo caso, come individuate gli enti non profit da coinvolgere?

Prevediamo il coinvolgimento di altri enti del Terzo Settore che individuiamo attraverso una mappatura del territorio costante. Abbiamo inoltre implementato una rete di enti non profit attraverso il progetto Buon Campo, che si pone l’obiettivo di creare collaborazione e cooperazione attraverso un sistema premiante che incentiva la formazione continua e il raggiungimento di obiettivi comuni in un territorio dove troppo spesso le buone prassi sono frammentate e non valorizzate.

Valutazione degli esiti dei progetti sostenuti: la applicate e come? Chiedete alle realtà partner di farlo? Come operate a questo riguardo? E come vi regolate per le vostre attività interne?

La valutazione degli esiti è un tema importantissimo sia per valutare i progetti sia per fare un’analisi del nostro operato in termini di efficacia ed efficienza (rapporto tra risorse impiegate ed effetti generati). È richiesto sempre più ai partner di fornire reportistica, non solo per valutare gli esiti di un progetto sostenuto ma anche in termini di impatto generato. Stiamo lavorando alla realizzazione di un piano per la valutazione d’impatto della fondazione all’interno del quadro logico della Teoria del Cambiamento in modo da analizzare le cause dei bisogni, razionalizzare le scelte d’intervento e verificare gli effetti attesi dalle azioni messe in campo.

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