Persone

In trattore ho riconquistato la mia normalità

di Sara De Carli

È un maître d’hotel, ma lavorare la terra è sempre stata la sua passione. Dopo un grave incidente stradale avvenuto nel 2014 sembrava dover essere solo un ricordo. Invece Mauro, 51 anni, è di nuovo in sella. Su un trattore in Italia completamente riadattato per una persona con disabilità

«Un amico che chiama e ti chiede: “Mauro, ho bisogno di consegnare della legna, puoi darmi una mano?”. È fantastico, significa tornare ad essere utile per davvero. Io non mi sento la disabilità addosso – a volte la avverto negli occhi di chi mi guarda – ma se una persona ti chiede aiuto è perché in te vede soltanto la normalità. Ed è bellissimo».

Mauro Martino ha 51 anni e vive in provincia di Como. È maître d’hotel e a lungo ha insegnato nelle scuole alberghiere del territorio, ritagliandosi sempre il tempo per la sua grande passione: la campagna. Con la stessa cura dei dettagli. L’orto, la fienagione, le pecore e le mucche… lavori duri, non esattamente vezzi. Per questo sotto casa – accanto alla moto – Mauro ha sempre avuto parcheggiato il trattore.

Il 10 luglio 2014 segna un punto di svolta nella vita di Mauro. Sta andando al lavoro in moto, gli tagliano la strada, c'è l'impatto. La diagnosi è quella di una lesione midollare molto alta ed è subito chiaro che Mauro non potrà più camminare. «Ma mi ritengo molto fortunato. Per i soccorsi tempestivi, per essere capitato nelle mani giuste fin dai primi interventi, per il fatto di riuscire a muovere braccia e mani, per i sette mesi trascorsi all’Unitò Spinale del Niguarda, dove mi hanno insegnato a riscostruire la mia quotidianità. Le cose che sembrano scontate, lavarsi, vestirsi, andare a bere un caffé, scendere in giardino a piantare le zucchine, accompagnare mio figlio Giulio a nuoto… è tanta roba», racconta Mauro. «Soprattutto subito ho avuto la forza di chiedere un supporto psicologico per accettare la mia “nuova modalità”. La mia paura più grande, diversamente, era quella di poter far esplodere la mia rabbia sulle persone sbagliate, sulla mia famiglia. Rimandare non serve a nulla, il macigno resta. Così ho imparare ad accettare la situazione e a lavorarci sopra, grazie anche alla mia famiglia. L’obiettivo era quello di riorganizzare la nostra vita, partendo dalle priorità – le autonome personali, la famiglia, il lavoro, la casa – per arrivare poi alle passioni e agli hobby. In un certo senso, oggi, dopo sei anni, è un cerchio che si chiude. C’è voluto tempo. Ma a dire la verità il percorso l’ho avuto in testa fin dall’inizio, basti dire che a luglio 2015 ero già nell’orto di casa, mille mq attrezzati oggi con tappeti in gomma con una lamina di acciaio all’interno recuperati da un vecchio cementificio della zona, per poter girare in carrozzina».

Ho subito avuto la forza di chiedere un supporto psicologico per accettare la mia “nuova modalità”. La mia paura più grande, diversamente, era quella di poter far esplodere la mia rabbia sulle persone sbagliate, sulla mia famiglia. Rimandare non serve a nulla, il macigno resta. Così ho imparare ad accettare la situazione e a lavorarci sopra. L’obiettivo era quello di riorganizzare la nostra vita, partendo dalle priorità – le autonome personali, la famiglia, il lavoro – per arrivare poi alle passioni e agli hobby. In un certo senso, oggi, dopo sei anni, si chiude un cerchio.

Mauro Martino

Il cerchio che si chiude, la normalità riconquistata, per Mauro è un trattore rosso fiammante. Il nuovo McCornick di Mauro è il primo trattore in Italia adattato per essere guidato da una persona con disabilità. «Al Niguarda mi avevano suggerito di fare riferimento a Mario Piatti, Veniano, per adattare la mia automobile. Glielo chiesi quasi subito, “A casa ho un trattore, si può adattare anche quello?”. Mario non lo aveva mai fatto, ma mi rispose “Perché no?”».

Ad una prima analisi, Mauro con il suo metro e 92 è troppo alto per tornare a infilarsi nel suo vecchio 50 cavalli, così i due iniziano a cercare il mezzo adatto e contemporaneamente una soluzione per il primo ostacolo: arrivare sù in cabina. Due gli incontri importanti: quello con i fratelli Andrea e Marco Tolfo della Agrimec, concessionaria italiana della McCormick, e quello con un’associazione americana di veterani di guerra scovata su internet, il cui sollevatore esterno pare fatto apposta per Mauro.

«A Reggio Emilia incontro Mario Danieli, il Contry Manager Italia di Argo Tractor, compro il trattore, facciamo arrivare il sollevatore e a quel punto la collaborazione fra Mario Piatti i fratelli Tolfo è fantastica», prosegue Mauro. La squadra studia e apporta un insieme di adattamenti per permettere a Mauro di guidare il trattore. Il mezzo arriva a metà 2019, Mauro ci sale per la prima volta a gennaio 2020, appena prima del lockdown, la consegna del prodotto “chiavi in mano” avviene a maggio 2020. «Gli adattamenti sono figli di quelli per le auto, ma rivisitati perché su un trattore non erano mai stati fatti».

Li elenca con soddisfazione, Mauro, felice «come un bambino nella città dei balocchi», ammette. «Oltre al sollevatore, è stato necessario mettermi a disposizione l’acceleratore e freno sulla mano destra, con una unica monoleva che mi permette di accelerare se tiro e di frenare se spingo. Sulla medesima leva, con un dito, posso azionare la frizione. Poi c’è un joystick che, con indice e medio della mano destra, mi permette di muovere la pala, tramite un sistema elettronico che comanda una funzione idraulica. Infine tutti i comandi che di solito sono in cabina – accendere il mezzo, mettere in funzione i macchinari agganciati come la bindella per tagliare la legna o la ceppatrice che riduce le ramaglie in trucioli – sono azionabili da terra».

A fine maggio, Mauro era a fare la prima fienagione nei campi dello “zio Sergio”, «un amico fraterno che dopo l’incidente non ci ha abbandonato un istante». E dopo il fieno, ecco il taglio della legna per inverno, la cippatura delle ramaglie usate poi per la coltivazione dei mirtilli, ma anche le chiacchierate sul trattore con Giulio, il tredicenne figlio di Mauro o con Sergio, con lo sguardo che si perde sui campi falciati. «Ho provato a stare sul trattore anche per sette ore in un giorno, c’è la cabina climatizzata, la radio, il bluetooth… Sto facendo più km con il trattore che con la macchina. Per me è una gratificazione continua, una adrenalina pazzesca, in quelle ore sono come in un’altra dimensione, con il cervello così impegnato nell’attività cher ho sempre amato da non sentire nemmeno i dolori di fondo che l’incidente comunque mi ha lasciato… È come una medicina. È l’aver ripreso in mano la mia vita. Sergio ha 250 vacche, molti terreni… potergli dare una mano è gratificante, per uno che il trattore non pensava di poterlo più usare. È bello poter dire “Sergio, hai fatto tanto per noi, adesso ti aiuto io”. E torniamo all’inizio, a quando dicevo che al Niguarda mi hanno insegnato a riconquistare la quotidianità, un passo alla volta. Il trattore per me è una normalità riconquistata a 360 gradi. Adesso non so cosa altro ci inventeremo!».

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Vorrei che la mia storia servisse ad altri. Ci sono sicuramente in giro per l’Italia altri agricoltori o semplici appassionati come me, che per mille ragioni pensano che tornare sui campi è impossibile. Lo pensavo anche io, all’inizio, ma non è così

Mauro Martino

La prima cosa che Mauro ha fatto, quando è tornato alla guida del trattore, è stata raggiungere la cima della collina che c'è nei suoi terreni: «Non ci andavo da sei anni, in carrozzina o in auto è impossibile arrivarci. Eravamo io e Giulio, insieme. È stata un'emozione unica, ho rivisto i campi e capito che la vita che avevo sempre fatto era di nuovo lì, a portata di mano… È stato bellissimo».

Mauro ha realizzato il suo desiderio, ma il suo sogno non è finito. «Non voglio che il progetto sia solo mio, vorrei che la mia storia servisse ad altri. Ci sono sicuramente in giro per l’Italia altri agricoltori o appassionati come me, che per mille ragioni pensano che tornare nei campi è impossibile. Lo pensavo anche io, all’inizio, ma non è così». Per questo Mauro e suo figlio Giulio hanno creato il sito www.tractorup2020.com e stanno cercando di far conoscere la loro esprienza anche attraverso i social: «Abbiamo battezzato il progetto "Che svolta", per ricordare le svolte che fai col trattore e le svolte che ti capitano nelle vita. l messaggio più importate è non arrendersi. Anche il trattore può essere modificato, c’è la possibilità di tornare “in sella”: peraltro il livello di adattamento necessario per me è davvero estremo, in altri casi può bastare anche molto meno. Ci sono professionisti in grado di farlo. Io di mio ci metto la faccia e l'esperienza, sperando che possa essere utile a qualcuno», conclude Mauro.

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