Emma e Teresa partiranno sabato. Emma è fisioterapista e psicomotricista, ha 27 anni e andrà in Cambogia. Teresa ne ha 34, è laureata in lingue e andrà in Myanmar. Il 2020 della Ong della Fondazione Don Carlo Gnocchi si apre con l’avvio di due nuovi progetti, in questi due Paesi. Salgono così a otto i Paesi in cui la Fondazione – voluta dal beato don Carlo per la riabilitazione e l’accoglienza dei mutilatini italiani nel secondo dopoguerra – porta la stessa competenza e compassione per i più fragili che animava don Carlo, attualizzata ai giorni nostri e centrata sulla riabilitazione integrale della persona: Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Rwanda, Burundi, Ecuador, Bolivia, Myanmar e Cambogia. Nel 2018, tredici esperti sono stati inviati in missione, con 885 ore di formazione, 424 operatori formati, più di 3.100 pazienti assistiti e quasi 8.300 destinatari delle attività di sensibilizzazione.
«Nella percezione comune – ha detto il direttore della Ong, Roberto Rambaldi – c’è un progressivo appiattimento della cooperazione internazionale sulle attività emergenziali, di gestione dei flussi migratori e di accoglienza ai migranti. Alcune campagne mediatiche hanno anche contribuito alla diminuzione della fiducia nell’opinione pubblica e al calo dei finanziamenti pubblici e delle donazioni private. In questo contesto, la Fondazione rimane una delle poche Ong italiane che operano nell’ambito della disabilità in Paesi dove questa è contemporaneamente causa ed effetto della povertà».
«Proprio i bambini con disabilità venivano indirizzati alla strada, per suscitare compassione. In qualche caso – quando ce l’hanno raccontato ci hanno fatto rabbrividire – la disabilità non era congenita ma provocata».
Francesco Rosati
In Camboglia, Fondazione Don Carlo Gocchi lavorerà con la ong "Damnok Toek", che significa “goccia d'acqua” in lingua khmer: una ong con vent’anni di storia, dedita alla tutela dell’infanzia. «È una realtà nata facendo con progetti contro il traffico minori, che nel corso del tempo ha sviluppato anche progetti legati alla disabilità perché tanti bambini trafficati erano bambini con disabilità», dice Francesco Rosati, desk officer per la Cambogia. «Proprio i bambini con disabilità venivano indirizzati alla strada, per suscitare compassione e in qualche caso – quando ce l’hanno raccontato ci hanno fatto rabbrividire – la disabilità non era congenita ma provocata». I ragazzini di vent’anni fa oggi sono giovani adulti, senza famiglia – perché orfani o perché abbandonati – e "Damnok Toek" due anni fa ha costruito per loro una struttura nuova, una sorta di fattoria sociale sul mare, a Kep, nella provincia di Kampot: «A livello di infrastruttura è un posto bellissimo, nuovo, con tante potenzialità… una parte del progetto si rivolgerà a questi giovani adulti, nell’ottica della continuità fra riabilitazione fisica, terapia occupazione, sviluppo lavorativo… per avviare delle attività generatrici di reddito», afferma Francesco. L’altro polo di lavoro sarà Neal Loeung, 100km a sud della capitale, sul fiume Mekong, dove "Damnok Toek" ha un centro per minori disabili.
Emma Durì, che sarà la referente in Cambogia della Fondazione Don Gnocchi, alle spalle ha due anni di lavoro in Sud Sudan, a Juba, con OVCI. «Dovevo restare un anno, sono rimasta due per i bambini che ho incontrato», racconta. Porto con me i loro sorrisi e i loro sguardi: la Cambogia per Fondazione Don Gnocchi è una realtà nuova, non sappiamo tutti i dettagli di cosa aspettarci… spero di poter trasmettere il concetto che è il bambino ad essere importante, come persona, indipendentemente dalla sua patologia. Vorrei che nel lavoro quotidiano si riesca a dare importanza a ogni singolo bambino e si cerchi di fare anche un passo in più, per entrare in relazione con loro e far sentire speciale ciascuno di questi bambini, che di solito sono gli ultimi nella considerazione».
L’avvio del progetto di Fondazione Don Gnocchi in Cambogia è imperniato sulla formazione degli operatori che a diverso titolo hanno a che fare con persone con disabilità, nelle due strutture. «Anche le realtà più attente alla disabilità e più strutturate hanno operatori che non hanno una qualifica professionale formale», spiega Rosati. Formazione frontale e on the job quindi, per lavorare a 350 gradi sulla riabilitazione. «In più la Fondazione sarà parte attiva, come ente formatore, all’interno di un progetto biennale per operatori locali che lavorano con la disabilità, insieme all’organizzazione svizzera Second Chance», prosegue Rosati. Il programma biennale, riconosciuto dal ministero competente, il MOSVY, che invierà suoi rappresentanti, è articolato in vari moduli, cui parteciperanno operatori di una decina di organizzazioni locali, con uno o due partecipanti. «È un progetto pilota perché la proposta è diversa dalle formazioni mirate e brevi nel tempo che altre ong fanno come pure dal far venire un operatore in Occidente a formarsi», dice Rosati. «Spesso accade che questi operatori, dopo aver acquisito maggiori competenze, lascino l’ l’organizzazione in cerca di uno stipendio migliore o vadano all’estero… a noi interessa che la competenza resti sul terreno». L’approccio è quello che caratterizza la Fondazione: «una visione allargata per cui riabilitazione non è solo l’ora di fisioterapia fatta in palestra ma riguarda concretezza di tutta la vita quotidiana, in questo caso attività di agronomia e cura dei campi e del giardino», conclude.
Nel lavoro quotidiano vorrei dare importanza a ogni singolo bambino, far sentire speciale ciascuno di questi bambini, che di solito sono gli ultimi nella considerazione
Emma Durì
Stessa data di Francesco e Emma, ma meta diversa per Antonella e Teresa. La loro destinazione è il Myanmar, l’ex Birmania. «Arriviamo lì dopo alcuni anni di contatti, la prima missione esplorativa l’abbiamo fatta nel novembre 2018, quando incontrammo diverse organizzazioni locali attive a livello sociale e sanitario a Yangon e Taunggyi», dice Antonella Battiato, responsabile del servizio solidarietà internazionale della Ong di Fondazione Don Gnocchi. Stretto un accordo con New Humanity Myanmar, che ha una sede in Italia e in loco è registrata e attiva dal 2002, già a luglio 2019 la Fondazione Don Gnocchi ha realizzato un workshop formativo guidato dalla professoressa Anna Mazzucchi, con una tappa a Yangon e una a Taunggyi. «È stata un po’ la prima pietra del progetto, che diventa operativo adesso con l’arrivo di Teresa, che sarà la nostra coordinatrice in loco, che si focalizzerà su queste due località», spiega Battiato.
Teresa Sasso ha fatto il servizio civile internazionale nel 2014 in Thailandia e poi è stata in Nepal, per la ricostruzione post terremoto: è felicissima di tornare in Asia e di «riallacciare il filo. Farò base a Yangon e mi sposterò periodicamente per seguire quanto verrà implementato a Taunggyi, avrò modo di coordinare le risorse che verranno in missioni più o meno brevi, è una bella occasione per avere un focus specifico sulla disabilità», dice.
A Yangon la Fondazione sarà presente in una una struttura di accoglienza statele per minori con disabilità abbandonati, con l’idea di creare una rete con altre strutture in città, pubbliche e private e soprattutto con le scuole speciali. A Taunggyi si partirà dall’Holy Infant Jesus Seminary, un centro privato gestito da suore ma riconosciuto dal ministero che accoglie minori, adulti e anziani con disabilità senza famiglia. «Una fisioterapista locale, selezionata in luglio e operativa dal primo settembre è già al lavoro, anche sulla riabilitazione su base comunitaria. Questi sono un po’ i “pilastri” su cui Teresa dai prossimi giorni costruirà una progettualità più specifica, ma che abbia sempre il focus sulla formazione, anche da parte di professionisti della Fondazione con missioni brevi, di tutte le professionalità che andremo man mano a individuare. Il nostro approccio è sempre quello del nostro fondatore, un approccio olistico alle persone con disabilità ma non solo».
Foto di Fondazione Don Carlo Gnocchi. Foto di copertina © Damnok Toek NGO
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