Cibo inclusivo

Il ristorante stellato oggi è un’osteria sociale

di Rossana Certini

A Poggio Torriana (Rn), il "Povero diavolo" diventa "Aldéia" che, in portoghese, significa villaggio. A gestirlo un'impresa sociale, secondo il sogno di alcuni amici: fare comunità con il cibo. «Questo nome rappresenta bene quello che vogliamo creare: il villaggio è una grande famiglia, fatta di relazioni non scelte, ma capitate», spiega il presidente Samuele Ramberti

Diventa realtà il sogno di Samuele, Davide, Claire, Alessandro e Gabriele di aprire un ristorante per offrire opportunità di lavoro a ragazzi e ragazze migranti o a persone, che per vari motivi, sono escluse dal mondo. Lo scorso 4 ottobre, infatti, l’osteria sociale Povero diavolo è stata inaugurata a Poggio Torriana, nel Riminese, con una grande festa che ha coinvolto tutta la comunità del piccolo borgo nell’entroterra riminese.

«Volevano costruire un luogo capace di offrire ai ragazzi l’opportunità di avere non soltanto uno stipendio ma, anche, una famiglia dove crescere, sentirsi valorizzati e integrarsi più facilmente nel territorio romagnolo», racconta Samuele Ramberti, presidente dell’impresa sociale Aldéia che insieme ai soci Alessandro Cerami, Claire Bini, Davide Papa e Gabriele Mancuso ha dato vita all’osteria.

Aldéia: villaggio in portoghese

Un nome evocativo quello che questi giovani ragazzi hanno scelto per la loro impresa sociale, infatti, spiega Ramberti: «Aldéia, in portoghese, significa villaggio, paesino, borgo. Questo nome rappresenta bene quello che vogliamo creare con la nostra osteria. Il villaggio è autosufficiente e l’economia che lo guida non è il capitalismo sfrenato, nel quale non ci riconosciamo, ma una sussidiarietà circolare dove chi ha bisogno riceve sostegno e quando può aiuta. Inoltre il villaggio è una grande famiglia, fatta di relazioni non scelte, ma capitate».

Dunque l’idea di cosa realizzare era chiara fin da subito nella mente dei cinque soci di Aldéi, la maggior parte dei quali ha un passato professionale nel Terzo settore. C’è chi si è occupato di Servizio civile, chi di case per accoglienza di migranti minori non accompagnati e chi di centri del Sistema di accoglienza e integrazione – Sai. Quello che mancava per realizzare il sogno era il luogo giusto dove aprire l’osteria.

Samuele Ramberti con alcuni ragazzi che lavorano al Povero diavolo (Foto Aldéia)

«È stato tutto molto casuale», racconta Ramberti, «eravamo a cena tutti insieme, avevamo visto tanti posti ma nessuno faceva al caso nostro. Mentre cercavamo di capire come andare avanti nel nostro progetto un amico, che era a cena con noi, ci raccontò che il ristorante stellato Povero diavolo chiudeva. Da quel momento tutto si è fatto concreto». Certo un’ eredità non da poco quella presa da questi ragazzi. Il Povero diavolo di Poggio Torriana, fondato nel 1990 dall’ex sindacalista Fausto Fratti e da sua moglie Stefania Arlotti, in quasi trent’anni ha fatto la storia della gastronomia romagnola con una cucina che ha saputo valorizzare materie prime e produttori insieme a giovani chef che hanno fatto guadagnare al ristorante la stella Michelin.

Da ristorante stellato a osteria dove si sta insieme mangiando

«Quando abbiamo fatto il primo sopralluogo, all’inizio di quest’anno, abbiamo subito capito che era il posto giusto per noi», racconta il presidente di Aldéia, «non solo dispone di locali per la ristorazione ma, anche, di spazi esterni e di una piccola foresteria che ci permetterà di ospitare chi verrà da lontano a mangiare da noi», e prosegue, «all’inizio in paese ci guardavano con un po’ di curiosità. Torriana è un comune molto piccolo, tutti si conoscono e noi arrivavamo dalla città a fare non si sa bene cosa. Ma è bastato poco tempo e abbiamo sentito intorno a noi il calore di tutti i residenti. Ognuno, a suo modo, ci ha aiutato ad arrivare all’inaugurazione di venerdì. Un momento che avevamo pensato all’aperto ma la pioggia ha cambiato i nostri piani. Non ha, però, fermato le 400 persone che sono venute a trovarci. Come conviene a una festa di paese c’era anche la banda itinerante dei Musicanti di San Crispino».

Osteria sociale Povero diavolo (Foto Aldéia)

La nuova osteria, nelle idee dei soci di Aldéia, dovrebbe diventare l’occasione per ripopolare il borgo di giovani ragazzi che sono costretti a lasciarlo per trovare lavoro in città. Spiega Ramberti: «il cibo non è l’unico fine della nostra attività, ma lo strumento per fare integrazione e cultura. Attraverso un menu stagionale e ciclicamente aggiornato potremo raccontare ai nostri ospiti che c’è un progetto più ampio dietro, ovvero un necessario intreccio tra culture e la valorizzazione di un posto in decrescita demografica e ampio spopolamento. Inoltre stiamo studiando un calendario di eventi culturali di diverso tipo: dal concerto alle esposizioni artistiche, gli spettacoli teatrali e le presentazioni di libri e poesie».

Dunque l’integrazione che passa attraverso la valorizzazione dei luoghi, delle storie delle persone che lavoreranno in osteria e delle diverse culture.

«Non vogliamo inventare cose nuove, ma provare a dare un senso diverso a ciò che già conosciamo», prosegue il presidente, «fare ristorazione è accogliere con il sorriso, proporre cibo di ottima qualità e, nel nostro caso, anche un modo che i cittadini avranno di sostenere nel proprio piccolo il nostro progetto non profit di impresa sociale. Vogliamo che il cibo sia lo strumento, mentre lo “stare insieme” il fine. In altre parole: l’offerta gastronomica diventa il tramite attraverso il quale gli ospiti avranno l’opportunità di incontrarsi».

Spazio esterno dell’Osteria sociale Povero diavolo (Foto Aldéia)

Un progetto ambizioso quello di questi ragazzi che ha già visto i suoi primi frutti in termini di coinvolgimento della comunità. Infatti per l’avvio dell’attività era stata attivata una raccolta fondi che racconta Ramberti: «doveva servire a raccogliere i primi 5mila euro per i lavori iniziali. Invece in poco tempo abbiamo raccolto 20mila euro che ci consentiranno di investire, anche, in formazione per i nostri ragazzi. Vogliamo creare comunità, anche, sostenendo imprenditori agricoli e produttori della zona che lavorano nel rispetto della natura e del luogo che quotidianamente abitano. In un contesto sempre più internazionale crediamo sia necessario sviluppare un luogo di comunità dove stare insieme, conoscersi, creare socialità e combattere il muro della non conoscenza o della solitudine».

Nella foto di apertura un momento dell’inaugurazione dell’osteria sociale Povero diavolo (Foto Aldéia)

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