Per le banche locali che, nel 2019, hanno dato vita al gruppo Cassa Centrale – Credito cooperativo italiano, il sociale di Esg è familiare: per storia, riferimenti, operatività. E anche all’amministratore delegato, Sandro Bolognesi, non è sfuggito il ritardo delle “esse” dell’ormai celebre acronimo,
Bolognesi, secondo lei a che cosa si deve?
Se guardiamo l’ordine cronologico impresso dalla produzione normativa e regolamentare italiana ed europea, la “esse” segue la “E” relativa all’impatto ambientale. Credo che ciò non dipenda tanto da una minor importanza, piuttosto dall’urgenza di intervenire nel contrasto ai cambiamenti climatici, che hanno portato ad una regolamentazione crescente a livello comunitario. Peraltro non è mai mancata, nel dibattito che anima questa stagione di nuove regole, l’attenzione ai riflessi “sociali” della transizione ecologica. Quindi credo sia solo una questione di tempo, all’interno di un cambiamento strutturale che sta interessando l’intero impianto normativo.
Spesso, da parte di chi si occupa di impatto sociale o di Csr nelle aziende, si obietta che la debolezza degli investimenti sociale è correlata una difficolta di fondo, connessa in parte anche alla misurazione. Come si regola Cassa Centrale?
Il tema sociale, proprio perché impatta su molti aspetti intangibili ed emozionali, è sempre stato molto complesso da misurare, e da stimare. Nella nostra esperienza di gruppo bancario cooperativo abbiamo colto l’obbligo di redazione della Dichiarazione consolidata di carattere Non Finanziario (Dnf), per rivedere la struttura della rilevazione ampliandola ai prodotti e servizi con finalità sociale e includendo anche l’offerta – ampia e molto articolata – delle banche affiliate.Per portare une esempio, nell’ultima Dnf sono stati rilevati i dati relativi ai finanziamenti a valere sul Fondo centrale di garanzia, che ha visto fortemente impegnate le banche nella crisi pandemica, i plafond specifici per famiglie colpite da calamità naturali, e i finanziamenti a carattere agevolato per giovani compresi i mutui dedicati per l’acquisto della prima casa.
Voi di Cassa Centrale avete, notoriamente, un’attenzione particolare alle comunità locali. Nel tempo, con la leva filantropica, ha dato sostegno al tessuto associativo e di espressione dei corpi intermedi. È solo Dna o c’è dell’altro?
L’operato del gruppo Cassa Centrale, in quanto gruppo bancario cooperativo fondato sui principi della cooperazione mutualistica di credito, ha una finalità che è sociale per natura. Attraverso l’erogazione di credito e la gestione del risparmio di famiglie, imprese (prevalentemente medio piccole) ed enti del Terzo settore, il gruppo risponde nel quotidiano ai bisogni anche sociali dei territori e delle comunità in cui opera. Il nuovo approccio alla sostenibilità che si sta affermando non introduce un filone nuovo per la nostra esperienza, ma ci dà l’occasione per aggiornare le metriche di misurazione e di rilevazione, rispetto ad un’attività che da sempre ci contraddistingue. Da questo punto di vista un esercizio interessante è rappresentato dal primo Piano di sostenibilità del Gruppo: per come è stato pensato e strutturato, evidenzia come il nostro approccio alla sostenibilità segua un percorso coerente con i valori cooperativi e ci ha anche permesso di verificare come molte iniziative che già mettevamo in pratica sono sostenibili anche secondo le nuove metriche.
E che come possiamo tradurre questo impegno in termini economici? Per far capire i lettore, riusciamo a dare qualche dato?
I numeri di un gruppo bancario cooperativo vanno interpretati anche alla luce delle differenze che lo contraddistinguono rispetto ai gruppi bancari di matrice industriale.
Ossia?
Aifferenza delle società per azioni, le cooperative bancarie a mutualità prevalente destinano almeno il 70% degli utili a riserva legale. Nel nostro gruppo la percentuale di utili destinati complessivamente a riserve nel 2021 ha raggiunto l’88,6%. A questa differenza in termini di missione, si aggiungono alcuni parametri, come la prevalenza delle esposizioni verso i soci e la soglia minima del 95% degli impieghi nell’area di competenza, con il concreto reinvestimento del risparmio verso gli stessi soci e negli stessi territori nei quali è raccolto. Farei un altro esempio…
Prego.
Un altro esempio riguarda l’approccio nell’offerta di prodotti e servizi in grado di rispondere alle esigenze della clientela, sempre però in un’ottica mutualistica: a fine primavera 2022 il gruppo ha siglato una partnership con Assimoco – compagnia assicurativa anch’essa espressione della cooperazione – per mettere a disposizione di tutti, soci e clienti, una gamma completa di prodotti vita e danni che abbia come scopo primario la prevenzione dei rischi e la protezione. Nel risparmio gestito, è molto forte il nostro inserimento nelle linee di investimento sostenibile, con 1,8 miliardi nei comparti "Ethical" del Fondo Nef e la recente rivisitazione Esg delle linee delle gestioni patrimoniali, nelle quali rappresentiamo il terzo operatore in Italia con 9,5 miliardi di masse gestite. Esprimiamo inoltre la nostra “vocazione sociale” anche sostenendo i territori in cui siamo presenti, con erogazioni liberali e sponsorizzazioni: si tratta di una parte fondamentale della nostra attività. Lo scorso anno abbiamo erogato quasi 25 milioni di euro in oltre 15 mila progetti in tutto il territorio nazionale.
Come seleziona Cassa Centrale i progetti da sostenere?
La numerosità e la capillarità degli interventi rendono bene l’idea dell’approccio inclusivo che ci caratterizza.
Vale a dire?
Gli ambiti delle iniziative che sosteniamo sono i più variegati: dare input allo sviluppo di una comunità significa sì erogare credito, ma anche favorire le attività culturali e intellettuali, le attività sportive, le attività umanitarie, la solidarietà e il volontariato. Molte delle iniziative si attivano proprio grazie al fondamentale sostegno delle Banche affiliate. Intendiamo procedere in questo percorso di crescita e sviluppo, nostro e delle nostre comunità insieme a noi, dando sempre più rilievo alla sostenibilità, una caratteristica che sempre più sta entrando nei criteri di selezione dei progetti da sostenere.
Bolognesi, facciamo un esempio di una iniziativa che rappresenta bene la vostra sensibilità in materia?
Nel primo triennio di attività del gruppo merita una citazione la partnership con Caritas Italiana, e attraverso di essa con le Caritas diocesane, che ha completato le tantissime collaborazioni esistenti sul territorio nazionale. È una collaborazione partita nel 2020, con una donazione d 1 milione di euro a sostegno delle nuove situazioni di difficoltà causate dalla pandemia, distribuito in 10 interventi a favore delle Caritas diocesane; nel 2021 abbiamo rinnovato la collaborazione, con un sostegno finalizzato ai giovani e ai giovanissimi, attraverso percorsi di formazione, sostegno, crescita, accompagnamento e supporto anche contro l’abbandono scolastico.
Mi pare di ricordare, con Caritas, anche un impegno per i rifugiati…
Sì, nel 2022 abbiamo sostenuto Caritas con 500mila euro nel sostegno ai profughi ucraini, tramite la partecipazione ad un’iniziativa di categoria. Alla nostra donazione si sono aggiunti i contributi delle banche affiliate e delle società controllate per un totale di circa un milione di euro.
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