Nel 1999 uscì Novecinquanta, il secondo album del produttore Fritz Da Cat. Un disco che ha fatto la storia dell’hip hop italiano raccogliendo mostri sacri come Fabri Fibra, Joe Cassano, Inoki, Dj Lugi, Neffa e Kaos. All’interno di quell’album c’era una traccia, che si chiamava Street Opera il cui ritornello recitava «Lord Been, questa è una per i veri kings, l'opera di strada per chi merita i suoi crediti, per chi, non rispetta, per chi, non l'accetta, per chi, non ne sa e si crede in vetta è vendetta!».
Una delle poche tracce dell’album a non essere stata registrata a Varese negli studi di Vez e DJ Vigor, membri degli Otierre, ma a Milano nello studio Fortezza delle Scienze di Bassi Maestro. Un pezzo di Lord Bean che in quegli anni oltre ad essere un eroe del rap tricolore era anche uno degli esponenti più rappresentativi della scena del writing milanese.
Dai treni e dalle firme sui muri di venti anni fa Luca Barcellona è diventato uno dei maggiori esponenti al mondo della Calligraphy e Lettering Art. Un punto di riferimento che ha contribuito a rilanciare un’arte che era ormai quasi perduta, la calligrafia.
A Barcellona, che non ha mai abbandonato il suo nome di battaglia perché «il rap è rimasto uno dei miei hobby», però non piace, «che mi si definisca artista. Sono un artigiano, lavoro con la materia e il mio studio è un vero e proprio laboratorio. Forse di artistico c’è solo il messaggio», sottolinea.
E la materia è anche al centro del progetto “Vita” che lo ha visto lavorare insieme a Rilegno, il consorzio nazionale per il riciclo del legno in Italia. Un’eccellenza riconosciuta in tutta Europa che vanta una filiera con un volume d’affari di 2,8 miliardi di euro occupando circa 30mila addetti e che nel 2017 ha avviato a riciclo quasi 1.800.000 tonnellate di legno.
«Mi hanno contattato con il mandato di utilizzare il mio lavoro per veicolare il concetto di sostenibilità, in linea con i valori del consorzio», spiega Barcellona. Perché scegliere un ex writer oggi calligrafo? «Probabilmente perché avevano l’esigenza di intercettare un pubblico più giovane. Sono tanti anni, venti, che sensibilizzano su questi temi. Già da quando i temi del riciclo e della sostenibilità ancora non erano di moda e al centro dell’attenzione. Ma con le nuove generazioni c’è bisogno di una comunicazione diversa, più immediata e immediatamente riconoscibile».
Così nasce il progetto. Che, come cantava venti anni fa sotto le insegne di Lord Bean, è una vera e propria street opera. Barcellona va a Cesenatico, dove Rilegno è nata 21 anni fa e dove il tessuto cittadino è punteggiato da tantissime strutture in disuso, lasciate all’usura e all’abbandono. «Abbiamo concentrato l’attenzione su l’ex Hotel Bologna, da anni ormai in stato di abbandono. Un edificio che era circondato da assi di legno usate come staccionata», spiega. Quelle tavole sono diventate la tela su cui Barcellona si è sbizzarrito. «30 metri di lunghezza, per 2,3 di altezza, di pannelli di legno riciclato tramutati completamente a opera d’arte».
Un lavoro che è stato inaugurato lo scorso 15 luglio alla presenza del Sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, all'Assessore al Turismo Gaia Morara, al Presidente di Rilegno Nicola Semeraro, e a Monica Rossi, Presidente dell'Associazione Carducci Live. Per l’occasione, davanti al suggestivo palcoscenico del murales d’autore, si sono esibiti gli street dancer di The Week, il più importante Summer Street Dance Festival in Italia così da poter dare, ancora una volta, un contributo artistico alla città.
«Il lavoro che ho fatto voleva concentrate l’attenzione su alcune parole chiave dell’impegno di Rilegno, riciclo e sostenibilità in particolare. L’idea è stata di dimostrare come il legno sia natura e vita: è proprio la natura infatti che ci insegna che tutto può avere una vita infinita», racconta l’artigiano.
La circolarità però non è solo un messaggio nell’opera. «Essendo una proposta privata e non un intervento voluto dalle istituzioni era necessariamente a tempo. Così l’installazione è stata smantellata, suddivisa in pannelli e verrà venduta all’asta. Il ricavato sarà devoluto alle associazioni non profit del territorio. Una circolarità ambientale e sociale. Questo perché la sostenibilità, per essere vera, dev’essere non solo rivolta all’ambiente e all’economia dei territori, ma anche all’uomo».
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