Arte sociale

Il mio quadro più bello è il mio paese

di Ilaria Dioguardi

Per Giuseppe Caruso la passione per l’arte significa pittura, murales, valorizzazione della sua terra. E anche amore per gli altri, da 0 a 100 anni. Dopo aver girato, per l'Italia e per il mondo, è tornato con la moglie nel suo paese Petilia Policastro, con un progetto da portare avanti

Mentre parliamo al telefono, Giuseppe Caruso è seduto sui gradini di Petilia Policastro, il piccolo paese della provincia di Crotone in cui vive. «Non mi aspettavo che, dopo quasi quattro anni di lavoro, venisse tantissima gente, anche dall’estero, a vedere le mie creazioni, è una cosa bellissima». Quelli di Giuseppe Caruso, docente di arte, e di sua moglie Manuela Arminio, insegnante di inglese, sono pensieri tramutati in idee che prendono vita nei vicoli del paesino.

Caruso, come mai lei e sua moglie, dopo aver girato il mondo, siete tornati a vivere a Petilia Policastro?

Mi sveglio alle cinque tutte le mattine e sento il gallo: già questo mi fa essere felice. Qui nel mio paese mi alzo e creo, vado a sentimento, in questi ultimi anni mi è tornata una grande ispirazione. Sotto un murale dedicato a Petilia Policastro ho scritto una frase: “un paese non è come lo vedi, un paese è come lo vivi”. Noi lo viviamo al 100%. Tante persone che si sono traferite, in altre città o all’estero, mi scrivono dicendomi che siamo stati coraggiosi, facendomi i complimenti: sono diventato la “mascotte” di tutti i calabresi perché continuo a vivere qui. In realtà, facciamo quello che più ci piace. Prima nel nostro paese eravamo circa 20mila abitanti, ora siamo 8mila. Ho studiato Belle Arti, a Catanzaro e a Firenze. Poi io e mia moglie Manuela ci siamo spostati a Berlino, abbiamo vissuto in Inghilterra, siamo stati molto tempo a Tokyo. Siamo tornati 13 anni fa a Petilia Policastro. Quando parto per un mese, mi manca il mio paese e non vedo l’ora di tornare.

Quando ha iniziato a dipingere a Vico Leone, una stradina del suo paese?

Durante la pandemia, più di tre anni fa, mi venne in mente di disegnare una bimba, Gretel, la sorella di Hansel della famosa fiaba dei fratelli Grimm, con in mano un innaffiatoio. Questo disegno, che aveva fatto un’artista in Polonia, mi aveva ispirato: era perfetto dipinto vicino ad una pianta, che è stata regalata a mia madre tantissimi anni fa. Volevo anche lanciare il messaggio di rispettare l’ambiente. Il papà di una bambina ci disse: “In questa Gretel ci vedo te e tua moglie che vi prendete cura dei bambini del nostro paese”. Iniziò tutto così. Iniziai a dipingere sui muri delle case di Vico Leone, abbiamo acquisito alcune casette abbandonate del centro storico di Petilia Policastro per ripristinarle e crearci centri di cultura. Qua c’è tanto da fare, ci sono tante case vecchie, anzi no, antiche: c’è una grande differenza. Io insegno arte e mia moglie insegna inglese nella sua scuola di lingue che si trova nel paese, a persone dai 7 ai 99 anni.

Giuseppe Caruso e sua moglie Manuela Arminio

Hansel, il bambino sull’altalena dipinto da lei, è stato scelto tra i sei murales vibrant visuals del mondo dalla rivista americana “Street Art Utopia”. È stato emozionante?

Sì, è stato molto emozionante ritrovarmi insieme ad artisti di Londra, Barcellona. Sono contento anche per il mio paese, questa risonanza fa bene al territorio. Sono soddisfazioni, io e mia moglie abbiamo fatto tutto da soli, dietro al nostro progetto ci sono tante spese e tanto lavoro. La generosità delle persone ci dà una grande mano. È anche aperta una raccolta fondi, per chi vuole aiutarci, sulla piattaforma GoFundMe.

Caruso, lei afferma che «a Vico Leone è come vivere in una galleria d’arte a cielo aperto»

Sì, non si ha la necessità di capire gli altri come in una galleria al chiuso. Per strada le persone mi dicono cosa pensano, le loro impressioni su una creazione sono immediate, sincere, si crea un rapporto informale. Il fatto di creare all’esterno mi permette anche di sbizzarrirmi. Ad esempio, un anno fa mi hanno regalato una panchina inutilizzata. Il giorno in cui avrei dovuto iniziare a lavorarci, è morta la regina Elisabetta II e così l’ho dedicata a lei. La gioia più grande, mia e di mia moglie, è vedere i bambini che passano di qua e trascorrono un po’ di tempo felici.

La panchina dedicata alla regina Elisabetta II

Ai bambini ha dedicato anche una campana?

La campana l’ho dovuta ridipingere già più volte, per quanto viene usata. Mi ricordo un episodio bellissimo. Un giorno, una vecchina ha posato la sua borsa su un gradino di pietra e si è messa a giocare a campana, si divertiva tantissimo, per qualche minuto è tornata bambina. Bambini, anziani, tutti giocano con la mia campana.

La campana che Giuseppe Caruso ha dedicato ai bambini, ma con cui giocano anche gli adulti

L’idea della libreria libera come vi è venuta?

Mia moglie è una grande lettrice. Da anni portavamo i libri che Manuela aveva letto a Bologna, in una libreria libera. Un giorno, un’alunna disse a mia moglie che non aveva mai visto una libreria: ci siamo sciolti come neve al sole. Un anno e mezzo fa ci siamo rimboccati le maniche a abbiamo ristrutturato una casetta che ci hanno donato. La libreria è libera, chiunque può prendere i libri che desidera. Sono arrivati 3mila libri donati, da tutta Italia. Insegnare l’amore per la lettura è difficile, in questo modo speriamo di stimolare piccoli e grandi. Molte persone ce li riportano, una volta letti, ma possono anche tenerseli. Chiunque può lasciare un libro nell’apposita casetta o un’offerta nel “camino dei desideri” della casa dei libri, esprimendo un desiderio. La soddisfazione ce la danno molti bambini e i loro genitori. La più grande felicità è vedere un bambino felice perché riceve un libro. E amo le vecchiette del mio paese, con cui parlerei per ore.

La libreria libera, con libri per bambini e per adulti, dove chiunque può prendere i libri che desidera

Tante persone vengono a fotografarsi con lo sfondo delle sue famose ali?

Con questo murale sono diventato famoso, tutti si fotografano davanti alle mie ali. Questa mia opera l’ho fatta pensando ad un mio amico scomparso, Giuseppe Ierardi. L’ho dedicata a tutti i ragazzi di Petilia Policastro e a qualcuno di Mesoraca che non ci sono più.

Chiunque può lasciare un libro nell’apposita casetta o può lasciare un’offerta nel “camino dei desideri” della casa dei libri, esprimendo un desiderio

Qualcuno vi chiede “chi ve lo fa fare”?

Io a volte me lo chiedo. Ma nel nostro progetto non siamo soli, abbiamo molti amici, una comunità che ci stima e ci aiuta. E tutto questo è bellissimo. Speriamo di continuare a trasmettere bellezza, passione, amore per l’arte e la lettura.


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