Luoghi

Il giardino che custodisce la memoria dei giusti

di Gilda Sciortino

In un angolo del centro storico di Palermo sorge un luogo in cui coloro che non hanno guardato alla conseguenze per la loro vita si sono sacrificati per salvare chi non aveva scampo. E’ il “Giardino dei Giusti", dove targhe e alberi ci ricordano cosa è stata la Shoah, ma anche quante persone, compresi donne e bambini, sono stati uccisi in paesi come lo Sri Lanka per altri conflitti che non avrebbero mai dovuto avere inizio

Tutto ha avuto inizio con un albero di carrubbo, simbolo di pace, che ha trasformato uno spazio del centro storico di Palermo, recuperato per farne qualcosa di più di un semplice giardinetto, peraltro neanche eletto dagli stessi residenti per trascorrervi qualche ora della giornata, in un luogo della memoria contro ogni forma di razzismo. Dal Giardino dell’Alloro, chiamato così per il nome della via in cui sorge, appunto via dell’Alloro, è  così diventato “Giardino dei Giusti“, oggi luogo della memoria nel quale e grazie al quale onorare i “giusti” non solo siciliani attraverso l’apposizione di lapidi in marmo a cui solitamente seguono e aleggiano per tanto tempo nell’etere  momenti di riflessione che riconnettono con le nostre radici storiche, collocando il capoluogo siciliano tra le comunità che riconoscono ai propri “giusti” la necessità di un ricordo collettivo.

In questo giardino la memoria è viva e ci ricorda chi ha pensato che salvare anche solo una vita valesse le pena sacrificare la propria

– Pino Apprendi, presidente associazione “Conca D’Oro”

«Per noi è diventata quasi una missione coltivare la memoria in questo luogo ».– afferma Pino Apprendi, presidente dell’associazione  “Conca D’Oro” che si cura di questo giardino -. «Stiamo infatti molto attenti a raccogliere documenti, rassegne stampa dell’epoca, libri, testimonianze prima di dedicare un pezzetto di questo luogo a un possibile “giusto tra i giusti”.  Una responsabilità per fare in modo che chi ha salvato delle vite non piombi nell’oblio sol perché meno noto».

La targa all’ingresso del “Giardino dei Giusti” (foto dell’autrice dell’articolo)

Tanti i nomi che riportano alla memoria persone passate alla storia anche senza quel  particolare risalto mediatico dato da sceneggiature televisive, come quella che narra le gesta di Giorgio Perlasca, il commerciante italiano che, durante  la seconda guerra mondiale, salvò la vita di oltre 5mila ebrei ungheresi.

È stata definita la donna del dialogo Evelyne Aouate, nata in Algeria e scomparsa a 81 anni, il 30 marzo 2022, a Palermo dove, quando si trasferì, ad appena 18 anni, credeva di essere l’unica ebrea della città. Fu una delle più importanti rappresentanti della comunità ebraica del capoluogo siciliano e presidente dell’Istituto siciliano di studi ebraici da lei stessa fondato negli anni ’90. Come a lei, una targa è stata specificamente dedicata alle donne vittime della Shoah.

Un albero e un cespuglio di rose si aggiungono alle targhe che ricordano Olga Renata Castelli, nata a Palermo il 15 marzo del 1919 e deportata insieme al padre, Enrico, il 16 maggio 44, ad Auschwitz, al cui campo di sterminio non sopravvissero entrambi.

Determinante il ruolo delle donne durante la Resistenza e le deportazioni.

Prova del coraggio delle donne, soprattutto quelle appartenenti all’aristocrazia, arriva da Giulia Florio Alfan De Rivera Costaguti, l’ultima erede dei Florio, la storica famiglia gli imprenditori siciliani, appartenenti all’impero dei Leoni di Sicilia. Sua madre era l’amatissima Donna Franca Florio. si era mostrata sempre contraria alla persecuzione degli ebrei italiani. Giulia sposò Achille Afan de Rivera Costaguti, un gerarca fascista, ma la sua adesione al fascismo sembra sia avvenuta per ragioni di convenienza. La famiglia Afan de Rivera Costaguti – Florio si stabilì a Roma nello storico palazzo Costaguti che, caso vuole, si trovava a ridosso del ghetto ebraico della città, dove vivevano al tempo oltre 8mila persone. Fu dall’ingresso principale all’esterno del quartiere ebraico su cu si affacciava il palazzo e da uno degli ingressi di servizio che fecero ingresso e vennero accolti quanti riuscirono a fare in tempo: in tutto 16 famiglie di oltre 40 persone, salvate da morte certa. Nel 2002 Giulia Florio e Achille Afan de Rivera sono stati dichiarati dallo Yad Vashem “Giusti tra le Nazioni” e i loro nomi sono incisi nel “Giardino dei Giusti” di Gerusalemme e in quello del capoluogo siciliano.

Nel Giardino dei Giusti di Palermo una targa è dedicata ai fratelli Sophie e Hans Sholle e ai Ragazzi della Rosa Bianca, un gruppo di resistenza tedesco contro la dittatura del nazionalsocialismo formato da studenti. La loro storia è raccontata nel film “La Rosa Bianca – Sophie Scholl” di Marc Rothemund.

Vittima delle persecuzioni naziste la famiglia Segre che, in questo giardino, può anch’essa rinnovare la memoria di chi ha perso la vita a causa di uno dei momenti più bui della storia dell’umanità.

Antonio Vaccarella al “Giardino dei Giusti” (foto gentilmente concessa dall’associazione “Conca D’Oro”)

Nel suo reparto ha accolto e nascosto 89 perseguitati, tra i quali 40 ebrei, con nomi falsi, facendoli passare per malati e aiutandoli a sottrarsi alla deportazione del 16 ottobre 1943 e ai successivi rastrellamenti. Giuseppe Caronia fu primario ospedaliero di Palermo nel 1911 e, per il suo coraggio, è stato riconosciuto come Giusto tra le nazioni dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme. Onorificenza consegnata ai suoi familiari il 25 giugno 1998, alla presenza di Eugenio Sonnino, che ha testimoniato il ricordo e la riconoscenza verso il professore che, durante la sua professione, ha ottenuto importanti risultati nelle ricerche sui vaccini.

Giusto tra le nazioni anche Jan Kozielewski, più conosciuto come Jan Karski, militare polacco che fece parte dell’Armia Krajowa, il principale gruppo polacco di resistenza al nazismo. A salvare la vita a ebrei e anti-fascisti, permettendo loro di sfuggire alle persecuzioni rilasciando centinaia di documenti di identità falsi, fu Calogero Marrone, originario di Favara, in provincia di Agrigento. Scoperto a causa di una segnalazione anonima venne imprigionato e morì nel campo di concentramento di Dachau.

Ha superato i cento anni Antonio Vaccarella, nato a Collesano, sulle Madonie. Fu durante la sua permanenza a Roma, a casa di alcuni zii, che salvò una famiglia di ebrei, i Di Castro, composta da padre, madre e due figli minori, non rivelando dove abitassero alla polizia fascista. Il suo coraggio viene ricordato ogni anno e lui stesso partecipa a ogni iniziativa e manifestazione.

Corale il ricordo di quanti sono caduti non solo a causa della Shoah.  Era il 18 maggio del 2022 quando nel Giardino dei Giusti di Palermo viene piantato un albero in ricordo del genocidio perpetrato dai governi dello Sri Lanka contro la nazione Eelam Tamil. Un conflitto durato 25 anni, che ha causato la morte circa 100mila persone.

Un luogo della memoria, non ci sono dubbi, il Giardino dei Giusti di Palermo, ma di quella viva che non si ferma a una semplice targa. Memoria che vive e respira anche attraverso performance artistiche che, in questo luogo pieno di energia e di magia, narrano di diritti, migrazioni e approdi nei porti di una terra che, come la storia neanche tanto lontana, non sempre riesce a essere giusta.

In apertura il viaggio nella memoria nel Giardino dei Giusti (foto dell’autore dell’articolo)


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive