Jakutsk è una città nel cuore della Siberia, capoluogo della regione della Jacuzia. Forse è per quella comunanza di iniziali che Agostino Iacurci, uno dei maggiori street artist di oggi, quando ha ricevuto la proposta di un lavoro in quell’angolo così lontano della terra, non ha esitato a dire di sì.
«Ero già stato in Russia, ma solo a Mosca, dove ho dipinto . "Densers" sul monte Goncharnaya. Ho sempre desiderato approfondire la conoscenza di questo Paese e vederne altre sfaccettature. Così ho immediatamente accettato quando mi è stata offerta la possibilità di andare a Yakutsk», ha spiegato.
Iacurci è personaggio che i lettori di Vita hanno avuto modo di conoscere, in quanto ha firmato la copertina del numero di giugno: infatti, da un po’ di tempo in qua, grazie all’intuizione dell’art director di Repubblica Angelo Rinaldi, affianca all’attività di muralista quella di illustratore, con grande fantasia e successo.
Ma Iacurci cerca sempre le sfide dei grandi muri, da vestire con quelle immagini che trasmettono, ingigantita, la sua propensione ad una gentilezza espressiva.
Viene da Foggia, vive a Berlino e sta lavorando ad un altro progetto a Colonia. Il suo lavoro è caratterizzato da forme colorate, semplici e linee chiare. Non solo dipinge le pareti degli edifici ma espone anche in gallerie con dipinti in scala piuttosto ridotta. Il suo portafoglio vanta esperienza di collaborazione con grandi marchi come Adidas e Urban Outfitters, oltre a pareti e mostre personali in molte città europee: Roma, Parigi, Milano e Berlino su tutte.
La street art di Iacurci è una street art amica, capace di diffondere simpatia nell’aria, scaldando anche quella gelida e un po’ ostile di questa città siberiana. Iacurci è artista colto, a cui piace non imporre le proprie visioni, ma far emergere quelle che sono le visioni collettive dei contesti in cui si trova ad operare. Così a Jakutsk ha scelto come soggetto il Choron, tradizionale coppa per bere. Ne ha mantenuto anche i colori tipici.
«Non avevo diritto di cambiare il colore di un oggetto che nel vissuto della gente ha qualcosa di sacro», ha spiegato a un giornale locale.
Ma poi ci ha messo del suo. E ha trasfigurato il Choron quasi in un’anfora greca. Qualcosa di grande e di bellissimo, in cui riconoscersi e in cui vedere dentro anche il cielo stellato.
Iacurci e la coppa siberiana
Testi a cura di Giuseppe Frangi e Lorenzo Maria Alvaro
Foto gentilmente concesse da Agostino Iacurci e ysia.ru
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