Anna ha un maglioncino rosso, corre lungo un sentiero di montagna tra l’alta Val Susa e la Val Chisone, il vento sulla faccia. Sta realizzando un sogno cullato da anni, almeno dai tempi del lockdown, quando prendeva lo smartphone di sua mamma e si autoregistrava dicendo parole a caso. È quello che non si vede nella prima scena di Fuochi d’Artificio, la serie in tre serate in onda su RaiUno per celebrare l’80º anniversario della Liberazione: la protagonista è Marta, sta accompagnando il fratello maggiore in quota e sa che non lo vedrà per molto tempo perché lui si unirà alla Resistenza.
Fuochi d’Artificio è una grande avventura partigiana e una storia d’amore e di amicizia raccontata dal punto di vista di una dodicenne. Nel ruolo di Marta Bertin, c’è Anna Losano: oggi ha 14 anni, vive a Pinerolo in provincia di Torino e frequenta il liceo linguistico. Quella giornata a 2.500 metri di altitudine risale all’estate di due anni fa: tre mesi di riprese tra Bardonecchia, Cesana, Exilles, Pragelato e Usseaux. Il giorno dopo il debutto in tv ha detto alla mamma: «Abbiamo vinto! Non ho capito bene cosa ma abbiamo vinto, mi pare una questione di click». Ha ragione: la prima delle tre serate è stata un successo di share, al 17% riportano gli ascolti, quasi 3 milioni di spettatori. Non era scontato per una proposta che mette al centro la memoria e con l’intento dichiarato di rivolgersi ai più giovani. Qui un video di backstage.

Un libro avvincente, un racconto rivolto alle famiglie
«Il progetto», si legge nelle note della regista Susanna Nicchiarelli, «è nato da un innamoramento per il libro di Andrea Bouchard, un libro che i ragazzi di tutte le età adorano perché appassionante, avvincente, buffo e a tratti commovente. Finora non esistevano prodotti televisivi o cinematografici con vocazione popolare, per famiglie, che parlassero della Resistenza in termini così semplici e al tempo stesso profondi: prodotti che potessero essere visti e apprezzati da genitori, nonni e ragazzi insieme». Grazie all’incontro tra la regista e la produzione, firmata Fandango – Matrioska, la serie (in collaborazione con Rai Fiction) oggi è realtà: l’ultima puntata andrà in onda proprio il 25 Aprile alle 21,30 su RaiUno, le prime quattro sono già disponibili su RaiPlay.
I quattro protagonisti sono tutti diversi, «tipi singolari di adolescenti incredibilmente vicini agli adolescenti di oggi». Ancora dalle note di regia: «La protagonista Marta, piccolina per la sua età e con una gran voglia di crescere, con la sua passione per il canto e la musica e la sua capacità di inventare storie conquisterebbe chiunque; anche perché combina un sacco di guai e pasticci ed è tutt’altro che perfetta».
A casa di Anna
Sui siti di gossip è partito il tam tam (“Chi è la protagonista di Fuochi d’artificio: età, carriera e vita privata”), ma a casa di Anna è tutto molto tranquillo. «Sei stata brava, dai», le dice il fratello maggiore, per nulla turbato dall’idea di un’intervista in salotto. «Se non dà fastidio, io dovrei suonare».

La musica è uno dei tanti motivi per cui Anna e Marta si somigliano. Anna suona il violino da sempre, Marta il pianoforte e la fisarmonica. «Siamo simili al 90%. Entrambe parliamo il tedesco, io l’ho studiato alle medie, lei lo ha imparato dalla mamma svizzera, tutte e due abbiamo un fratello maggiore a cui teniamo». E il restante 10%? «È perché siamo nate in due epoche diverse. Lei ha vissuto emozioni a me sconosciute, come il rischio di perdere un caro, il terrore della morte, la paura dei nazisti. È stata la parte più difficile del percorso: una scena in particolare l’abbiamo dovuta stoppare e ripetere più volte, non riuscivo a immedesimarmi. Io non ho mai provato angoscia all’idea di essere scoperta. Per fortuna».
Marta ha vissuto emozioni a me sconosciute, come il rischio di perdere un caro, il terrore della morte, la paura dei nazisti. È stata la parte più difficile: una scena in particolare l’abbiamo dovuta ripetere più volte, non riuscivo a immedesimarmi. Io non ho mai provato angoscia all’idea di essere scoperta. Per fortuna
Anna Losano
Della recitazione Anna ama il fatto di poter essere chiunque, «mi ha sempre affascinato». Ma prima è stato necessario convincere mamma e papà. Cosa è successo? «È stato per caso, un’amica di famiglia che fa l’attrice di professione ci ha detto che era partito un casting. Cercavano una ragazza piemontese sui 12 anni, con i capelli biondi e lunghi. Si ricordava di me che da piccola dicevo sempre che sarei voluta diventare un’attrice. Ho convinto i miei a mandare soltanto il video di presentazione: lo abbiamo fatto con dietro il telone per giocare alle ombre cinesi, avevo una maglietta con i brillantini». Lo staff di Fuochi d’Artificio le ha assegnato il ruolo di Marta. «C’è stato subito feeling con la regista e gli altri ragazzi protagonisti (Luca Charles Brucini, Carlotta Dosi e Lorenzo Enrico, nda)».
Storie nella storia di una fiction
Ci sono piccole storie nella storia di questa avventura cinematografica. La prima ha a che fare con il libro da cui è tratta la serie. «Per puro caso lo avevamo in casa. Lo aveva ricevuto mio fratello, che da bambino era appassionato di racconti sulla Resistenza. Io non lo avevo letto, avrò avuto cinque anni. Quando ho saputo del casting, sono andata riprenderlo, mi sono subito accorta di quanto fosse coinvolgente. C’è il punto di vista dei ragazzi».

Non si tratta di una storia vera, ma verosimile. È ambientata in Val Pellice, dove l’autore trascorreva le vacanze in estate dai nonni: «Le riprese però le abbiamo fatte in Val Susa perché lì i mezzi della troupe si sarebbero potuti spingere più in alto. Anche lassù i giovani sono saliti in montagna: è stato molto bello incontrare persone del posto che ci raccontavano episodi di quegli anni, ci indicavano i luoghi in cui i partigiani si nascondevano davvero».
«Quello che ho imparato sulla Resistenza»
Che cosa sapeva Anna sulla Resistenza prima di essere Marta? «È qualcosa che mi è sempre stato tramandato. Per chi è nato e cresciuto da queste parti è normale, siamo in un territorio di grande impegno per la Resistenza, ce l’abbiamo nelle radici. Un nostro vicino di casa era un partigiano. Ero piccola, purtroppo non ricordo molto bene quello che mi diceva, però mi è rimasto impresso il modo con cui lo diceva: si sentiva che voleva trasmetterci quanto fosse stato importante per lui fare una cosa così giusta e così grande».
Vivere per tre mesi negli anni ’40 mi ha fatto riflettere molto sul fatto che i partigiani hanno lottato per un’Italia libera e mi ha fatta sentire grata. L’avevo sempre data un po’ per scontata questa libertà
E dopo aver interpretato Marta? Che cosa hai capito in più sul 25 Aprile? «Ho avuto la possibilità di trascorrere tre mesi negli anni ’40. Mi sono resa conto di cosa significasse vivere a quell’epoca e soprattutto avere 12 anni in quella situazione. Mi ha fatto riflettere molto sul fatto che i partigiani hanno lottato per un’Italia libera e mi ha fatta sentire grata. Non vedendola con i miei occhi, l’avevo sempre data un po’ per scontata questa libertà». Credi che il messaggio arrivi allo stesso modo ai tuoi coetanei? «Questo progetto è nato proprio per fare aprire gli occhi a noi ragazzi. Con Fuochi d’artificio, non io in persona perché i protagonisti sono stati tutti quanti anche le montagne, abbiamo smosso qualcosa. Il 25 Aprile adesso è più vicino».
Una dedica preziosa
All’anteprima nazionale, Anna ha indossato un abito rosso, «è uno dei colori di Marta». Il 4 aprile, invece, in una proiezione di fronte a studenti da tutta Italia collegati in contemporanea da 30 sale cinematografiche, Anna è intervenuta insieme alla regista, all’autore del libro e alla partigiana romana Luciana Romoli. «I ragazzi ci facevano delle domande, erano tutti molto interessati, ma le parole che più mi sono rimaste impresse sono quelle di Luciana Romoli: mi sono commossa a sentire le cose orribili che ha vissuto quando era poco più che una bambina. Ha detto che un mondo senza memoria è un mondo senza futuro». Sul tavolo della cucina di casa, ora è appoggiato il suo libro, Luce – Storia di una partigiana. Dentro c’è una dedica: «Ad Anna, perché tu sia erede e beneficiaria della nostra lotta per la libertà».
Nell’immagine in apertura, Anna Losano è la prima da destra. Le fotografie sono di Emanuela Scarpa (fornite da Ufficio Stampa Film Commission Torino Piemonte)
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