Sport paralimpici

Gioacchino, il bocconiano che ha seguito la lezione di Zanardi

di Andrea Marino Marsilia

Gioacchino Fittipaldi sei anni fa è uno studente della Bocconi. Un incidente di motorino lo rende paraplegico e lui sceglie di continuare a praticare sport con la handbike. Come il suo campione, dopo pochi anni di attività, subisce un nuovo incidente mentre si allena. Ma torna di nuovo in strada e con Obiettivo 3, il progetto voluto proprio da Zanardi

Restart, ricominciare. Il nome del suo team, ASD Restart Sport Academy, vuole sottolineare un aspetto molto importante per giovani come lui: avere un’altra possibilità, riprendersi la propria vita e tornare a combattere, per se stessi e per gli altri. Gioacchino Fittipaldi, trentenne di origini lucane ma milanese da undici anni, atleta di handbike, sa bene quanto sia importante lottare, non darsi mai per vinti. Il coraggio e la tenacia non gli mancano come il sorriso, quello di chi c’è l’ha fatta perché voleva farcela. «Lo sport è il filo conduttore della mia vita» racconta con orgoglio Gioacchino, che ha iniziato a praticare sport fin da ragazzino nella natia Lagonegro (Potenza), in Basilicata. Ma lo sport, per lui, è diventato molto di più da quando la vita gli ha giocato un brutto scherzo, ormai sei anni fa.

«Nel settembre del 2017 ho subito un incidente in motorino qui a Milano, in seguito al quale sono rimasto paraplegico», racconta l’atleta. «Ho subito una lesione alla colonna vertebrale, che quindi non mi permette di usare gli arti inferiori». Ma all’Ospedale Niguarda di Milano, dove era stato ricoverato, Gioacchino capì subito che tra vari interventi chirurgici e la prospettiva della carrozzina c’era anche la speranza di qualcosa in più. «C’è un team che ti segue per rieducarti e per reintegrarti nella società». «Quando ti succede una cosa del genere ti mancano le certezze, però poi lì ti sostengono e ti aiutano a riprendere in mano la tua vita». Ciò avviene nel reparto Unità Spinale del Niguarda attraverso una delle tante attività di riabilitazione proposte, denominata “sport terapia”. «Quando ero ricoverato ho provato mille sport, – continua – le braccia sono l’ultima cosa che ti rimane. I medici danno molta importanza al rafforzamento della muscolatura superiore perché ti rende autonomo al cento per cento».

Lo sport come riabilitazione

Ma lo sport è anche condivisione di gioie e di dolori, di idee e prospettive, e anche questo aspetto ha contato molto nel suo percorso di riabilitazione. «Conosci persone che hanno i tuoi stessi problemi, che hanno avuto le tue stesse esperienze. Hai scambi di idee, condividi quello che stai vivendo. Vedi che lo vivono anche gli altri, non pensi di essere l’unico. E quindi ti aiuta, ti aiuta anche a rientrare nella società. È stato fondamentale». Recuperare la propria autonomia e tornare a vivere come prima è stato fin da subito il suo obiettivo. Gioacchino Fittipaldi, al tempo, stava completando il suo percorso di studi in Economia all’Università Bocconi. «Quando mi sono fatto male ero ancora in stage, stavo facendo la specialistica, mi mancavano alcuni esami. Ho dato gli ultimi esami in ospedale e poco dopo mi sono laureato». Dopo aver fatto quello stage, presso Mediobanca, Gioacchino è stato assunto dall’azienda, dove ancora oggi lavora occupandosi di finanza e conciliando questo con l’agonismo.

Proprio il bisogno di ricominciare a lavorare e a fare sport, la voglia di riappropriarsi della sua quotidianità, gli hanno impedito di guardarsi indietro, permettendogli un rapido recupero fisico e psicologico. «La prima cosa che ho detto quando mi sono fatto male è stata: devo tornare a fare quello che facevo prima, a lavorare e a fare sport, nel più breve tempo possibile. E infatti in quattro/cinque mesi sono stato dimesso». «È stato impegnativo, – continua – ci sono stati tanti momenti difficili, però bisogna sempre andare avanti. Quando succedono certe cose è inutile rimuginarci sopra. Bisogna pensare subito a quello che si può fare e andare avanti. Ho fatto sempre così e farò sempre così». Ci tiene però a precisare che prima dello sport e prima del lavoro, ciò che ha contato davvero sono stati l’affetto e la vicinanza degli amici e il «fondamentale» supporto della famiglia «che ti sostiene, che ti aiuta, perché altrimenti da solo non vai da nessuna parte».

Vivere è cominciare sempre

«Vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante» scriveva Cesare Pavese. In queste parole, che gli citiamo, Gioacchino Fittipaldi sembra ritrovarsi. «Non sai mai quello che ti riserva vivere la vita. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo dove uno impara». «È facile lasciarsi andare – aggiunge -, è molto facile, ma secondo me non è giusto, né per se stessi, né per le persone che ti sono vicine. Bisogna fare del proprio meglio per ricominciare a vivere e a stare bene, con se stessi e con gli altri». E lui ha ricominciato. Nel 2019 inizia a praticare paraciclismo a livello agonistico, ma nel 2020, con la pandemia, è costretto a fermarsi di nuovo.

Poi, l’anno successivo, a maggio, un nuovo incidente ferma ancora una volta la sua corsa. «Mentre ero in allenamento vicino casa, nei pressi di Rozzano (Mi), sono stato investito in una rotonda. Mi hanno dovuto ricostruire la gamba perché era stata danneggiata. Ho subito parecchi interventi chirurgici, poi dopo tre mesi sono uscito». La ripresa, anche in questo caso, è stata lunga e faticosa. «Ho avuto fissazioni esterne per il femore fino a gennaio, sono stato fermo altri sei mesi a causa di questa seconda interruzione». Ma la voglia di ricominciare è stata più forte. Così, piano piano, nel 2022 Gioacchino ha ripreso prima ad allenarsi e poi a gareggiare, prendendosi anche una grande soddisfazione. Nell’agosto del 2022, poco più di un anno dopo il secondo incidente, ha disputato i Campionati Italiani Assoluti ad Avezzano (Aq): «Nella gara a cronometro sono arrivato quarto, mentre in linea sono arrivato secondo, quindi è stata una bella soddisfazione, è stato molto commovente».

Un 2023 da protagonista

Il 2023 lo ha già visto protagonista in numerose competizioni. «Quest’anno ho ricominciato a gareggiare da subito, da marzo, per riprendere dimestichezza con le gare, con l’agonismo. Ho fatto il Giro d’Italia di handbike, che consta di un percorso a tappe in giro per l’Italia, grosso modo a cadenza mensile, e per ora mi sono classificato quarto. Al momento ho la “maglia bianca” come miglior giovane nella mia categoria e sto lottando per la maglia rosa». Lo scorso 2 giugno 2023, invece, è arrivato primo in autodromo ai Campionati Italiani di Società, a Monza (Mb). Ma è di tre settimane fa l’ultima disputa, che in verità gli ha lasciato un po’ d’amaro in bocca. «Il 24 e il 25 giugno ci sono stati i Campionati Italiani Assoluti 2023, a Codogno (Lo). Nella cronometro sono arrivato di nuovo quarto. Purtroppo non sono riuscito a replicare l’exploit dell’anno scorso: nella gara in linea, in volata, sono arrivato quinto». Ma ciò che gli dà maggior soddisfazione è la consapevolezza di essere sulla strada giusta, di essere capace e di vederlo riconosciuto anche dalle sue classificazioni sempre attorno ai primi posti. «Adesso vedo che la gente si accorge finalmente di me. Ascoltare persone che ti dicono “bravo” oppure “quello là è forte” ti dà soddisfazione, sono felice anche per quello».

E la sua bravura, la sua esperienza, i consigli ricevuti, Gioacchino Fittipaldi li mette oggi a disposizione di altri ragazzi nell’ambito del progetto Obiettivo 3, la società sportiva fondata dall’ex campione automobilistico e paraciclista Alex Zanardi nel 2016. «Obiettivo 3 è un progetto che aveva fatto Alex in preparazione delle Olimpiadi di Tokyo per dare una mano ai ragazzi come me che vogliono rimettersi in gioco», racconta Fittipaldi. «I mezzi che usiamo sono costosi, molto performanti e personalizzati e chiaramente non tutti possono permetterseli. Alex ha realizzato questo progetto appunto per dare ai ragazzi la possibilità di usare i mezzi, di fare gruppo, di scambiarsi idee e punti di vista». «Io ci sono dentro dal 2020. Sono stato un ragazzo che riceveva consigli e ora sono dall’altra parte. Quando ci sono ragazzi nuovi che entrano nel gruppo il nostro ruolo è quello di aiutarli e di sostenerli».

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E il suo impegno con Obiettivo 3 prosegue ancora con Obiettivo Tricolore, la grande staffetta – giunta alla sua quarta edizione – che quest’anno supera i confini nazionali, con partenza il 9 settembre da Cortina D’Ampezzo (Bl) e arrivo fissato a Parigi il 1 ottobre. «Io farò la tappa da Milano a Lecco – rivela -, il 20 settembre, anche se per motivi logistici, dovuti al traffico, si partirà da Monza». Un’ulteriore prova per l’infaticabile Gioacchino, felice di prendere parte a una iniziativa fortemente voluta da Zanardi – anch’egli reduce da un incidente in handbike nel 2020, da cui si sta riprendendo. «Andare avanti, continuare, non mollare mai» è stato ciò che il campione gli ha detto quando si sono conosciuti, forse ritrovando in quel ragazzo un po’ della sua grinta.

Obiettivo: la nazionale

E Gioacchino Fittipaldi non molla, anzi, guarda al futuro con fiducia e tenacia. «L’ MH3 è una categoria in cui, a differenza di altre, siamo in molti, almeno in trenta. La competizione è piuttosto elevata. Il mio obiettivo è quello di essere competitivo, di continuare ad andare bene e di convincere il commissario tecnico della nazionale a chiamare anche me». Ma ha voluto anche dare un suggerimento ai giovani che voglio cimentarsi con lo sport a livello agonistico: «Innanzitutto, bisogna divertirsi. Io pratico sport perché mi diverto. Oltre ad allenarmi ogni settimana lavoro, sono tanti i sacrifici. Ma se quello che fai ti piace il sacrificio non lo senti neanche. L’importante è trovare un equilibrio interiore e godere di quello che si fa. Quindi il mio suggerimento per un ragazzo che vuole fare sport a livello agonistico è trovare qualcosa che lo faccia stare bene e divertire, dopodiché bisogna lavorare tanto e impegnarsi. Serietà e impegno sono la base».


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