«Ho perso la gamba destra in seguito alle complicazioni di un grave infortunio lavorativo. Mentre assistevo allo spostamento di un carico con l’escavatore sono finito sotto i cingoli. Una folla corsa in ospedale, un caso di malasanità ad Aosta e il tentativo di salvare la gamba da parte di una delle migliori équipe chirurgiche di Lione (Francia), così la mia vita è cambiata in men che non si dica. Dopo 18 interventi il primario mi mise davanti ad un bivio: tentare di salvare la gamba o cercare di salvarmi la vita. Ovviamente scelsi la vita. Lo feci un venerdì 17». Così Francis Desandré racconta quando tutto è iniziato.
«La ripresa non è stata facile, avevo 21 anni, un matrimonio celebrato da pochi mesi e il primogenito in arrivo. Grazie al supporto della famiglia e del lavoro in seguito mi sono letteralmente rimesso in piedi. Poco dopo ho iniziato a praticare dello sport ed è quello che mi ha permesso di completare la mia ripresa. Ho praticato l’atletica leggera – lancio del disco, del giavellotto e del peso – con discreti risultati agonistici ma non mi bastava, così ho iniziato a fare un po’ di tutto, passando dallo sci nautico per arrivare allo sci alpino. Poi la famiglia è cresciuta, sono padre di tre figli e nonno felice di 2 nipotini, il tempo è diminuito ed ho rallentato l’attività sportiva per qualche anno».
Ma nel 2014 ha conosciuto il trekking ed il trail running che è diventato il suo pensiero fisso e poi un sogno.
«Quando il mio vicino di casa Claudio decise di iscriversi al Tor des Géants iniziai a seguire un po’ la sua attività sportiva, spinto da tanta curiosità per questo genere di competizioni», racconta. Il Tor des Géants è un endurance trail di 330 chilometri sviluppato interamente sulle Alte Vie della Valle d’Aosta, con le sue 150 ore di tempo massimo e i 24.000 metri di dislivello positivo, «ben tre Himalaya messi insieme», sottolinea Francis, «è di sicuro il trail più duro e selettivo del mondo».
L’idea è semplice: partecipare a questa gara. Ma perché correre una simile sfida? «Durante l’edizione del 2013 Claudio conclude il suo Tor piazzandosi all’ottantanovesimo posto assoluto, un risultato indubbiamente positivo. L’ho seguito in diverse occasioni ed in alcuni brevissimi tratti di gara, ho visto in lui uno sguardo, quello sguardo di chi sta compiendo un’impresa da giganti. Forse è stato proprio in quell’istante che è scaturita in me una passione per la montagna, una montagna diversa da come l’ho vissuta in precedenza. Voglio partecipare ad un trail, voglio camminare con i giganti, camminare sulle mie montagne, voglio partecipare al Tor des Géants».
Forse più che un sogno è una vera e propria impresa. Francis ha 46 anni, una gamba in meno e su quella rimasta ha avuto una ricostruzione dei legamenti. A complicare il quadro un po’ di ipertensione e 123 chilogrammi da mettere in movimento. «Ecco, forse la vera impresa per me non è partecipare al Tor des Géants ma piuttosto affrontare tutti questi problemi con serenità, realizzando un’impresa importante per un disabile e cercando di far capire che la disabilità nei maggiori dei casi diventa un luogo comune da demonizzare nella mente della gente. Non possiamo privarci di vivere un vita come tutti gli altri, no?», ride.
Ed è da questa folle ambizione che nasce nel 2015 il progetto “Gambe in Spalla”. Il primo approccio di Francis a questa disciplina ha subìto una battuta d’arresto in fase embrionale, proprio in una riunione con l’organizzazione del Tor des Géants emerse un problema all’epoca insormontabile: non esisteva una normativa che annoverasse il trail running nelle discipline praticabili da parte di atleti diversamente abili. In seguito a quell’incontro è stata organizzata una petizione indirizzata al Ministro delle Politiche sociali, chiedendo l’accesso a tale disciplina. La petizione, pubblicata sulla piattaforma Change.org è stata sottoscritta da oltre 47.000 cittadini ed è stata consegnata in mano al Sottosegretario alle Politiche sociale, On. Luigi Bobba. I tempi burocratici sono ovviamente molto lunghi, tuttavia la copertura mediatica su diversi media nazionali ha permesso di sensibilizzare le organizzazioni sportive spingendole ad accettare, sotto la propria responsabilità, la partecipazione di atleti diversamente abili a diverse gare.
Francis ha avuto modo di partecipare al 4K Alpine Endurance VdA, al Vertical Cervino X-Trail, alla prima edizione del TotDret (fratello minore del blasonato Tor des Géants®) ed altre gare minori.
La partecipazione al TotDret è stata uno dei punti cardini del progetto Gamba in spalla, che ha portato Francis a partecipare a diverse gare di diverse difficoltà e lunghezza, per riuscire a calibrare la percorrenza media di un atleta diversamente abile sulle asperità dei sentieri di montagna.
«Grazie a queste esperienze si potrà definire uno standard di categoria con dati oggettivi utili per sottoporre alle diverse federazioni sportive la richiesta di inserimento della specialità sportiva tra le attività praticabili da atleti diversamente abili», spiega Francis, «la percorrenza di un atleta amputato è decisamente diversa rispetto quella di atleti normodotati ed è per questo che si è pensato alla percorrenza a staffetta al TotDret 2018 in collaborazione con altri atleti diversamente abili».
Una staffetta che accomuna la storia di un gruppo di atleti diversamente abili che diventa esempio per tantissime persone, un'ispirazione per chiunque senta il bisogno di liberarsi dal pregiudizio. Una staffetta e una storia da raccontare.
Ed è questa l’ultima intuizione di Francis che ha deciso di produrre un docuementario, “in spalla – Storie di di(ver)sabilità”. «Il racconto della vita quotidiana di 5 persone diversamente abili e di come vivono lo sport», spiega.
È la storia di Francis, Moreno, Fabienne, Lino e Massimo. Un viaggio dalla Valle d'Aosta alla Sardegna, passando dalla Lombardia, dal Veneto e dalla regione francese del Rhône-Alpes. Il viaggio si conclude con la staffetta sull'Alta Via n°1.
«Abbiamo deciso di mettere in campo tutte le forze a disposizione e di rivolgerci direttamente al pubblico per realizzare questo documentario con una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso», spiega Francisa, «Con il vostro contributo potremo coprire le spese di produzione necessarie per avviare il documentario (spese vive, costi di viaggio in Italia e Francia, noleggio attrezzature), sostenere le spese di post-produzione (montaggio audio e video, grafiche, traduzioni, sottotitoli), fare promozione e divulgazione del documentario e iscrivere il documentario a festival nazionali e internazionali», conclude.
Francis, di corsa con una gamba sola
Testi a cura di Lorenzo Maria Alvaro
Foto gentilemente concesse da Romuald Desandré
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.