Anna Fasano

Fisco e credito ad impatto per uscire dalla crisi

di Redazione

A un anno dal suo insediamento intervista a tutto campo con la presidente di Banca Etica pronta a presentare all'assemblea dei soci il miglior bilancio di sempre: "Prevedere sgravi fiscali per chi investe nella sostenibilità e aumentare le tasse alla finanza speculativa. Per mettersi fuori dall'emergenza serve il coraggio di cambiare. I nostri numeri record lo dimostrano"

I numeri innanzitutto. Banca Etica chiude il bilancio 2019 che il 16 maggio sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei soci in conference call con i migliori risultati della sua storia: gli utili dell’esercizio ammontano a 6,268 milioni per il bilancio individuale e a 10,095 milioni e 95 mila euro per il bilancio consolidato. Crescono sia il margine di interesse sia le commissioni nette (rispettivamente +11% e +13%). A livello consolidato le commissioni della controllata Etica Sgr sul collocamento dei propri fondi aumentano del 22%. Positivo il contributo della gestione del portafoglio titoli in termini di utili da cessione (2,7 milioni euro) e da valutazione (2 milioni euro). Entro le previsioni di budget le rettifiche sui crediti, appena superiori le spese del personale e le altre spese amministrative (queste ultime per effetto soprattutto di maggiori contributi ai fondi per interventi sistema bancario, che in totale nel 2019 ammontano a quasi 1,6 milioni di euro). Numeri mai visti prima.

Anche quest’anno il Consiglio di Banca Etica (che non ha mai distribuito dividendi) proporrà però all'assemblea di portare a riserva l'intero utile di bilancio, al fine di rafforzare i ratios patrimoniali, con il doppio fine di sostenere la crescita futura degli impieghi e di fronteggiare adeguatamente le incertezze del ciclo economico che seguirà la crisi del Covid 19. Quale sarà il ruolo di Banca Etica nel sostegno ai soggetti dell’economia civile in un momento così drammatico? Abbiamo girato la domanda ad Anna Fasano, che esattamente un anno fa prendeva in mano le redini di banca Etica e che ha appena presentato il primo report di impatto dell'istituto con sede a Padova (fra i risultati: 9.800 posti di lavoro creati, inserimento professionale di 4mila persone fragili, accoglienza a 8.300 migranti).

Partiamo dai dati record del 2019. Come vanno letti?
Questi risultati vanno combinati con altri numeri: gli impieghi hanno continuato a crescere e hanno superato il miliardo, con un +8% sul 2018 rispetto a una media del sistema bancario del -0,4%. La raccolta che per noi è un elemento di sicurezza, la nostra banca è sempre stata molto liquida, ha continuato a crescere a due cifre (+10% la raccolta diretta, +18% la raccolta indiretta), mantenendo una marginalità buona per una banca di medie-piccole dimensioni e soprattutto tenendo molto basso il tasso delle sofferenze medie nette (0,64% a fronte di una media di sistema dell’1,69%).

Cosa dimostrano queste cifre?
La solidità dei nostri percorsi di erogazione del credito e delle realtà a cui noi ci rivolgiamo e che valutiamo con un’istruttoria economico-finanziaria, ma anche con un’istruttoria socio-ambientale.

Sta dicendo che per una banca conviene investire in imprese sostenibili?
La nostra esperienza dice che lavorare con questo tipologia di imprese contiene il rischio creditizio.

In percentuale qual è il peso del Terzo settore nel vostro business?
In termini di impieghi potremmo quantificarlo in circa il 30%. Il resto si divide fra persone fisiche (30%) e profit puro (40%). Questo vuol dire che non solo il non profit è un soggetto affidabile, ma anche che le imprese profit che agiscono suo mercati tenendo conto del proprio impatto sociale sono soggetti più credibili e più bancabili e meritano la fiducia dei risparmiatori oltre che delle banche.

Come si spiega l’exploit dell’ultimo bilancio?
Io traccerei una linea di continuità sottolineando però una ripresa degli impieghi anche in settori come l’agricoltura biologica o l’ambito del working buyout che non sono i classici di riferimento di banca Etica come il socio-sanitario o la cultura.

A livello finanziario il sostegno ai workes buyout generalmente non è visto di buon occhio…
La nostra esperienza dimostra che se il processo è ben gestito, l’investimento funziona anche dal punto di vista del credito. All’inizio i margini era sottili, ma oggi avendo messo a regime un modello, insieme ad altri fondi di sistema del mondo cooperativo come Cfi, Coopfond e Fondo Sviluppo, può diventare un comparto trainante anche per altri settori della cooperazione. Ma il risultato di questo anno è stato raggiunto anche grazie all’ottimo andamento della controllata, Etica sgr. Poi c’è un altro aspetto che mi preme sottolineare.

Il nostro target è il sostegno a un certo modello economico, incluso il Terzo settore, che – ben inteso – non va finanziato per definizione

Anna Fasano

Quale?
Noi sempre di più stiamo sostenendo percorso di cambiamento. Noi non produciamo cambiamento diretto, ma attraverso i nostri finanziamenti e i nostri investimenti generiamo impatto.

Questo significa che oggi lavorate con aziende non perfettamente in linea con le vostre policy per spingerle ad una maggiore sostenibilità?
Noi abbiamo una lista di settori che escludiamo dal nostro raggio d’azione, per esempio armi, azzardo piuttosto che l’evidente impatto ambientale negativo, l’energia nucleare e altri. Su tutti gli altri comparti che potremmo definire “neutri” facciamo una valutazione di impatto considerando anche governance, rispetto diritti dei lavoratori, pari opportunità, gestione dei progetti. Il nostro target è il sostegno a un certo modello economico, incluso il Terzo settore (che ben inteso non va finanziato per definizione). Non ci fermiamo qui. Uno dei nostri obiettivi è anche quello di accompagnare la transizione ecologica e sociale per cui diventano un partner quelle realtà che voglio compiere una traiettoria di questo tipo. Fra l’altro un target molto sfidante.

Siamo entrati nella fase 2 del Coronavirus e proprio il cambiamento verso un mondo nuovo anche dal punto di vista della finanza è diventato un argomento mainstreaming. C’è da fidarsi?
In linea di principio se la finanza etica allarga il suo perimetro non può che essere una buona notizia. Poi però bisogna distinguere, e soprattutto bisogna farlo in questo momento, fra chi investe in modo davvero sostenibile e chi lo fa finto green, magari con azioni ad hoc all’interno però di strutture fortemente speculative. Lancerei poi una sfida a queste banche: se sul green qualcosa si è mosso, la parte governance e la parte sociale sono ancora molto indietro, oltre ad essere molto più complesse. E una sfida al legislatore: favorisca davvero investimenti e finanziamenti sostenibili attraverso la leva fiscale e la leva monetaria. Farlo in questo momento darebbe un segnale importantissimo e un futuro alle imprese classiche oltre a fornire un nuovo ruolo a Terzo settore e imprese sociali perché non rincorrerebbero sempre i pezzi mancanti dello Stato, ma diventerebbero attori di quel cambiamento di cui tutti parliamo ma facciamo fatica a mettere in atto. Servono rapidità e coraggio.

In concreto?
Prevedere sgravi fiscali per chi investe nella sostenibilità e fare in modo che questi impieghi pesino meno sul patrimonio delle banche. Il fatto che tu agisca per il bene comune deve assorbirmi meno capitale, deve essere meno rischioso per me banca. Poi non nascondiamolo: una micro tassa sulla finanza speculativa sbloccherebbe tante, ma tante risorse per il bene comune che eviterebbe di indebitarci ulteriormente.

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