«La musicoterapia non è una pratica miracolosa, ma per molte persone con disabilità che scoprono di avere il “quid” musicale, quella diventa la spinta che cambia la loro vita. La musica diventa la loro ragione di vita. Qui al Centro “Bignamini” di Falconara della Fondazione Don Gnocchi, abbiamo diverse persone che si identificano come musicisti o cantanti: la musica ha dato loro un posto nel mondo, un ruolo, che non è più quello del “disabile”». Carlo Celsi conduce da più di vent’anni il laboratorio di musicoterapia del Centro Bignamini di Falconara Marittima, un Centro della Fondazione Don Gnocchi impegnato in particolare nella cura e riabilitazione delle patologie dell’età evolutiva. A Falconara venerdì 20 ottobre arriveranno più di mille persone, richiamate dal Festival della Musica Impossibile.
Il Festival è alla sua XI edizione (qui il programma) e Celsi ne è da sempre il direttore artistico. L’appuntamento (al Palabadiali di Falconara Marittima, dalle 10 alle 16) è l’attesa occasione di incontro tra musicisti professionisti e musicisti con “diverse abilità”: ben 400 sono gli ospiti legati a progetti di musicoterapia in vari centri d’Italia che parteciperanno da protagonisti all’evento. Una giornata di musica, danza e arte che dimostra, sonoramente, come ogni corpo contiene la sua musica, calibrata sul ritmo vitale e imprevedibile dell'emozione e del buon umore, più che sui rigidi accademici quattro quarti.
Diverse persone oggi si identificano come musicisti o cantanti: la musica ha dato loro un posto nel mondo, un ruolo, che non è più quello del “disabile”
Carlo Celsi
«Il “Festival della Musica Impossibile” è nato 11 anni fa all'interno del Centro “E. Bignamini” di Falconara della Fondazione Don Gnocchi dove da almeno vent’anni è attivo un laboratorio di musicoterapia. A un certo punto è nata l’esigenza di dare un palco ai talenti artistici che maturavano in quel laboratorio e far diventare la terapia arte e spettacolo», ricorda Celsi. «La premesse dell’operazione evidentemente è la qualità elevata della musica che riusciamo a realizzare nel laboratorio. Lavoriamo con l’età evolutiva e la disabilità plurima, con situazioni di disabilità abbastanza grave, ma traslando su piano dello spettacolo il percorso terapeutico si crea una normalità. L’intuizione è che la musica possa essere un piano di comunicazione dentro cui le differenze sono attutite o annullate, attraverso cui persone che non possono parlare sono poste sullo stesso piano comunicativo degli altri. Chiaramente in un contesto del genere il linguaggio improvvisativo e della libera espressività è il linguaggio privilegiato: si parte dall’utilizzo spontaneo di strumenti facilitati che però poi portano a suonare o cantare in maniera normale, con abilitò normali. È il luogo in cui persone considerate disabili nella quotidianità, esprimono nella musica scintille di autentica genialità».
L’intuizione è che la musica possa essere un piano di comunicazione dentro cui le differenze sono attutite o annullate, attraverso cui persone che non possono parlare sono poste sullo stesso piano comunicativo degli altri.
Carlo Celsi
Il Festival è cresciuto negli anni, affermandosi come occasione di incontro e confronto a livello nazionale per progetti e gruppi che sperimentano linguaggi musicali innovativi. Molti dei progetti proposti rappresentano infatti esempi di integrazione tra musicisti disabili e musicisti professionisti, che dialogano con pari dignità. Per gli operatori poi il Festival rappresenta una occasione di confronto sulle diverse metodologie didattiche e musicoterapiche che hanno portato allo sviluppo delle performance musicali ed è stato anche spesso il luogo per presentare innovativi strumenti musicali.
«C’è da dire che per quanto questa manifestazione cresca c’è stato negli anni un calo della qualità dei progetti di musicoterapia che vi si affacciano, perché i famosi tagli delle risorse hanno colpito prima le cose ritenute non indispensabili. Le persone con disabilitò cosa hanno perso? Quello che dicevo all’inizio, il fatto che la musicoterapia per chi scopre di avere il quid musicale diventa una spinta che cambia la vita, diventa la ragione di vita. Oggi rispetto ad alcuni anni fa meno persone possono avere questa opportunità».
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