La sua è una vita in cui il mondo scout è particolarmente presente e non solo perché nell’ultimo Consiglio generale dell’Agesci è stata eletta presidente del Comitato nazionale, ma anche perché per Roberta Vincini, 53 anni di Nonantola (Mo) lo scautismo è un po’ il fil rouge di gran parte della sua vita anche familiare. Il marito Leo, con cui è sposata da 29 anni, ha fatto esperienza nel gruppo Nonantola 1, pure i due figli Lorenzo e Samuele stanno facendo servizio in Agesci rispettivamente come Capo Clan e Capo Reparto. Fuori dagli scout Roberta Vincini ha insegnato per 27 anni in diversi ordini di scuola (prima come maestra e poi come professoressa di inglese) dal 1 settembre 2019 ha iniziato un nuovo lavoro come dirigente scolastico in un liceo di Finale Emilia anche se lei preferisce definirsi «preside, un termine che mi piace di più». Questa nuova esperienza l’ha portata, confida «a rileggere i “compiti” di chi sta nella struttura in modo nuovo: il mio lavoro, infatti, ha senso solo se le energie che spendo per le procedure amministrative e per le attività organizzative della scuola sono volte a rendere più efficace e a sostenere il lavoro dei docenti e del personale scolastico affinché il percorso che offriamo ai nostri studenti e alle nostre studentesse sia significativo per la loro istruzione e soprattutto per la loro vita… Sono un’ottimista nata, credo ancora che la scuola “possa fare la differenza”».
Come è iniziato il suo percorso nell’Agesci?
L'avventura scout per me è iniziata nel 1983, in Noviziato; ad agosto 1988 ho preso la Partenza e sono entrata nella Comunità Capi del Nonantola 1 in cui sono cresciuta come Capo, sperimentandomi in tutte le branche e in cui ancora svolgo attualmente il mio servizio in aiuto alla Capo Gruppo. La fiducia riposta in me dalla mia Comunità Capi mi ha portato a rispondere “Sì”’ anche ad altre chiamate in Agesci: in Zona e in Regione come Incaricata EG (Esploratori e Guide); in Pattuglia Nazionale EG, al Jamboree 2011, come Incaricata Nazionale della Branca EG, come formatrice di CFM EG e poi di CFA.
A settembre è iniziata questa nuova avventura: anche in questo nuovo servizio, cercherò di fare “del mio meglio”.
L'esperienza scout, l’insegnamento e la famiglia. Come questi diversi aspetti della vita entrano in relazione…
Quando io e Leo ci siamo sposati, nelle nostre partecipazioni di nozze abbiamo inserito questa frase di Anthony De Mello: “Cosa dobbiamo fare, maestro, per essere felici? – Amate insieme altre cose”. Ci siamo lasciati condurre da questo pensiero nella costruzione della nostra famiglia, dedicandoci al nostro lavoro con passione e vivendolo come un servizio, condividendo il servizio in Agesci (nel nostro gruppo e, per un po’, anche sostenendo un gruppo di un paese vicino), sperimentando la vita scout insieme ai nostri figli (campi estivi, campi scuola a cui i nostri figli bambini hanno sempre partecipato). La scelta di un sì mio (o di mio marito in altre occasioni) a una chiamata al servizio anche al di fuori del nostro gruppo è sempre stata una scelta di famiglia. Nel quotidiano, questo non è sempre facile: al termine di ogni giornata, ci aiuta esserci sostenuti nelle cose difficili che abbiamo dovuto affrontare, perdonarci per ciò che non siamo riusciti a fare, condividere la bellezza di quanto si è stati in grado di portare a termine
Nella sua esperienza scout c’è un momento più bello? E il più difficile?
Il momento più bello… no doubts: l’incontro con Papa Francesco il 13 Giugno 2015, il suo sguardo che avvolge, rasserena, ispira.
Il momento più difficile….. deve ancora presentarsi: ogni esperienza vissuta ha avuto dei passaggi difficili, ma sono sempre stata supportata da fantastici compagni di viaggio che mi hanno aiutato a sapere leggere e vivere le difficoltà come opportunità
La grande scoperta di queste avventure internazionali, Eurojam e Jamboree, è che davvero lo scoutismo è grandioso, tocca tutti e insieme "we can make the difference" in questo mondo in cui regna l’indifferenza
Cosa si porta dietro dell'esperienza internazionale del Jamboree?
Sono stata fortunata perché ho avuto l'occasione di vivere un'esperienza nello staff organizzativo dell'Eurojam 2005, del Jamboree 2007 nel team di Faiths and Beliefs (e poi ancora nel Jamboree 2019) e come Capo Contingente per il jamboree 2011: diciamo che la grande scoperta di queste avventure internazionali è che davvero lo scoutismo è grandioso, tocca tutti e insieme "we can make the difference" in questo mondo in cui regna l’indifferenza.
Rendersi conto che tutto ciò è quanto sperimentano anche i ragazzi e le ragazze che vivono queste esperienze ha reso questa gioia davvero piena: aver toccato con mano l’entusiasmo dei ragazzi e delle ragazze, ha reso decisamente più facile l’affrontare l’impegno grande richiesto in un servizio di questo tipo.
Nella sua prima dichiarazione ha citato la frase di Baden Powell "Andiamo, non vai, se vuoi che una cosa sia fatta", in concreto che cosa significa?
La gioia dell'incontro e della condivisione della "passione educativa" con tutti coloro con i quali il buon Dio mi ha dato grazia di camminare, le loro storie, le loro scelte, i loro dolori, le loro speranze è tutto ciò sta ancora al centro del mio servizio dopo più di 30 anni dalla Partenza. Se "ogni incontro è sfumatura di Dio, è una delicatezza diversa che Dio dona attraverso l'amico presente” (Ernesto Olivero), allora davvero nostro Signore mi ha regalato infinite sfumature, infinite delicatezze, che mi hanno fatto diventare chi sono oggi, poiché attraverso i “Tu” si può costruire il nostro "io" e la nostra felicità.
Credo che su questo “punto forte” ancora oggi io stia giocando il mio essere Capo ed è con il desiderio del cuore che la nostra associazione ponga questa passione per le persone al centro del suo servizio, che mi sono incamminata anche in questa nuova avventura.
Quali ricadute sul suo operato?
Fare insieme (nessuno si salva da solo) è l’unico modo che conosco per portare avanti un incarico: come presidente del Comitato Nazionale, insieme al presidente e all’AE Generale, le mie energie saranno dunque indirizzate a far sì che ciascuno possa giocarsi al meglio nel ruolo in cui è chiamato a vivere il proprio servizio, sia come membro di Comitato, che come membro di Consiglio Nazionale. La bellezza di condividere, anche e soprattutto nella differenza di opinioni, una visione comune per la crescita dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze e la capacità di lavorare con gli altri, valorizzando ciascuno affinchè si giochi al meglio nel proprio posto d’azione in ogni grande Impresa che intraprendiamo, è quanto credo di poter mettere a disposizione anche in questo servizio.
Il metodo scout offre un percorso che parte dai piedi, dall’esperienza vissuta insieme, tocca il cuore – le emozioni, i sentimenti, per far poi riflettere la testa che ragiona su quanto vissuto e quindi mettere in moto azioni per gli altri, sporcandosi le mani.
Si parla di ripartenza, di ritorno alla normalità: come la state vivendo all'interno dell’Agesci? Che cosa è cambiato?
Come ha detto la Capo Reparto del mio gruppo alla verifica di fine anno a maggio 2021, “abbiamo imparato, in questo anno, a fare nuove le cose che già facevamo”. Il contesto infatti è cambiato, ma i bisogni e i desideri dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze rimangono i medesimi: crescere e diventare persone di successo, vale a dire persone che scoprono che la propria felicità si realizza nel fare felici gli altri. Lo abbiamo visto nelle azioni messe in campo da tanti giovani nei nostri gruppi, che si sono spesi, in tempo di pandemia, per mettersi al servizio di chi sta loro accanto (guadagnandosi anche il riconoscimento di Alfiere della Repubblica), ovvero impegnandosi per formarsi e mettere in campo azioni concrete per la realizzazione di un mondo migliore (costituendo ad esempio gruppi di lavoro sull’Agenda 2030).
Il contesto ci chiede di impegnarci a fare meglio quello che sempre abbiamo fatto: stare con i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, aiutarli a cresce nelle relazioni positive, fare esperienze che possano aiutarli a crescere come buoni cittadini e buoni cristiani
Educazione e sostenibilità: come portare a terra questi due filoni?
In occasione dell’ultimo Consiglio Generale l’Agesci ha deliberato in merito a 2 documenti programmatici essenziali per i prossimi anni. Il primo sono le Strategie Nazionali di Intervento in cui l’associazione ha deciso di impegnarsi, per i prossimi 4 anni, prioritariamente per Ambiente e Creato: “…. impegnandoci in un cammino di tutela dell’ambiente che superi le disuguaglianze, attraverso la promozione di uno sviluppo sostenibile”; Cittadinanza attiva: “La nostra azione educativa deve esprimere la forte volontà di scegliere sempre e comunque per il bene comune”; Relazioni: “….Attraverso la nostra azione educativa…. essere sempre di più generatori e custodi di relazioni autentiche capaci di mettere al centro il bene e la cura del prossimo”. Il secondo il documento “La sfida di educare, oggi: crescere in un mondo sostenibile, giusto, solidale, aperto alla speranza”.
Questi documenti, frutto di una scrittura collettiva impegnativa e coinvolgente, sono la bussola che ci guiderà nel nostro fare scoutismo nel quotidiano, con i nostri bambini e le nostre bambine, i nostri ragazzi e le nostre ragazze: lo faremo nello spirito della Legge e della Promessa Scout che sono lo stile che ci caratterizza nell’educare al futuro, proponendo esperienze vere e che si fondino sul gioco, la vita all’aria aperta, la dimensione comunitaria.
Mi piace pensare al nostro metodo con un’immagine che ci ha regalato Padre Fabrizio Valletti s.j. (che ha ricevuto la benemerenza di capo Scout e Capo Guida proprio durante questo Consiglio generale), Piedi-Cuore-Testa-Mani: il metodo scout offre un percorso che parte dai piedi, dall’esperienza vissuta insieme, tocca il cuore – le emozioni, i sentimenti, per far poi riflettere la testa che ragiona su quanto vissuto e quindi mettere in moto azioni per gli altri, sporcandosi le mani.
Immagini fornite da Ufficio stampa Agesci
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