Capo scout d'Italia

Fabrizio Coccetti: «Educare è una passione»

di Antonietta Nembri

Fisico ricercatore nel campo dei raggi cosmici da ottobre è a capo degli scout dell'Agesci. Qui racconta i suoi prossimi quattro anni che lo vedranno con la capo guida d'Italia, Donatella Mela puntare sull'educazione. Con un nota bene: «Non siamo i condottieri dell'associazione, piuttosto degli attenti ascoltatori»

All’Agesci dal primo ottobre c’è un nuovo capo scout nazionale, succede a Ferri Cormio e si affianca alla capo guida d’Italia Donatella Mela.
45 anni, una moglie, tre figli (Sara, Marco e Anna) e un lavoro che lo porta spesso a viaggiare. Lui è Fabrizio Coccetti, di mestiere fa il fisico ricercatore e dopo aver lavorato al Cern di Ginevra ora è strutturato al Centro Enrico Fermi di via Panisperna a Roma dove il suo campo principale di studio sono i raggi cosmici. «Sono un pendolare su lunga distanza: parto da Udine dove vivo, il lunedì e torno a casa il venerdì sera» osserva senza tralasciare il fatto che con il suo lavoro «giro il mondo». Una vita nell’Agesci in cui è entrato da bambino e dove ha percorso tutte le tappe del cammino scout fino a divenire educatore in vari gruppi del Friuli Venezia Giulia e del Lazio. Non manca una puntata all’estero nel gruppo Manchester 392 «un solo anno, ma l’esperienza scout britannica è stata utilissima per il mio servizio successivo» osserva.

La moglie Stefania, conosciuta agli scout, è una capogruppo locale e in Agesci c’è anche la figlia maggiore che è una lupetta in Branco. «Nonostante il livello nazionale del mio incarico, l’occhio è sempre sulla vita reale dei gruppi per meglio essere al servizio dei ragazzi». Prima di essere capo scout d’Italia Coccetti è stato Akela d’Italia (responsabile nazionale della branca Lupetti e Coccinelle) tra il 2003 e il 2008 «È stata un’esperienza molto forte e impegnativa, piena di passione educativa», ricorda.

Una vita tra la fisica e l’Agesci dunque quella di Fabrizio Coccetti e non si può fare a meno di chiedergli cosa c’entrino i raggi cosmici con gli scout. Ride divertito e la risposta esce di getto: «Sono entrambe questioni affascinanti e complesse».

Ma cosa fanno esattamente il capo scout e la capo guida d’Italia? quale è il loro ruolo?
Presiedono congiuntamente l’Agesci e ne garantiscono e rappresentano l’unità in Italia e all’estero. Il compito principale è quello di promuovere l’attuazione dei principi contenuti nel Patto associativo e nello Statuto. Nominano i capi dell’associazione e dirimono, in ultima istanza, le controversie non risolte negli altri livelli associativi. Diciamo che è un ruolo discretamente impegnativo

Siamo chiamati a fare del nostro meglio per diffondere una cultura controcorrente rispetto a quella più comunemente diffusa, nella quale diventi chiaro che il vero potere è il servizio

Quale è il suo auspicio per il futuro dell’Agesci? Quale la direzione?
Nutro molte speranze, e sono certo che l’Agesci possa fare molto per la società in cui viviamo. Siamo chiamati a fare del nostro meglio per diffondere una cultura controcorrente rispetto a quella più comunemente diffusa, nella quale diventi chiaro che il vero potere è il servizio, come afferma Papa Francesco quando ci dice “Per il cristiano andare avanti, progredire, significa abbassarsi”. La direzione vincente è quella di fare educazione nei territori, col nostro impegno a livello locale e nelle parrocchie dobbiamo contribuire a costruire un’Italia migliore e una Chiesa migliore.

Nella sua funzione di capo scout d’Italia quale indirizzo darà all’associazione nei prossimi quattro anni?

Sono convinto che non siano capo guida e capo scout a dare un indirizzo all’associazione, ma che sia il Consiglio Generale (il parlamento dell’Agesci – ndr.) in rappresentanza di tutti i soci ad esprimere l’indirizzo politico dell’associazione. Da parte mia, insieme a Donatella Mela, voglio cercare di promuovere il dibattito autentico a tutti livelli. Desidero promuovere il confronto, spingere a trovare il coraggio di litigare se ci trova discordi per approfondire i contenuti a cui crediamo. Capo guida e capo scout non sono dei condottieri dell’associazione, sono piuttosto degli attenti ascoltatori che non dettano una linea politica, bensì cercano di interpretare le piste che nascono dal vissuto dei capi e dei ragazzi e si fanno garanti che l’associazione lavori su questi sentieri.

Lei ha detto di puntare al “fare educazione nei territori”, da anni si parla di emergenza educativa nel nostro Paese, in un’associazione come l’Agesci come si traduce tutto questo?

Credo nel profondo valore educativo di strada, gioco, avventura, servizio e nella capacità di compiere con coraggio scelte responsabili. Credo che dobbiamo ripartire dalla passione per l’educazione, e dalla ricchezza d’animo delle ragazze e dei ragazzi a cui abbiamo l’onore di prestare servizio.

Quali sono le parole con cui descriverebbe questo suo “prestare servizio”?

Semplicità e gioia. E questo perché credo fortemente nello scautismo come via semplice e gioiosa per arrivare al Signore, come ci insegna don Andrea Ghetti-Baden (il sacerdote scomparso nel 1980 è considerato padre dello scautismo lombardo, e del roverismo cattolico italiano del dopo guerra – ndr.).

L’intervista finisce qui, non resta che augurare al nuovo capo scout d’Italia “buona strada”.

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