Milano Expo 2015

Expo-volontari: se hai un problema scendiamo in campo noi

di Antonietta Nembri

Sono 520 i volunteers che hanno gestito la prima fase dell'evento, quella più delicata. Abbiamo passato una giornata con loro. Dall'ostello al briefing, ecco perché sono fondamentali

Silvano Ferro, classe 1958, ex dipendente di Seat Pagine Gialle e oggi webmaster è uno dei 520 Expo Volunteers (in totale saranno 7500) selezionati dai centri di servizio per il volontariato che hanno preso servizio il primo maggio. Per un giorno abbiamo deciso di seguirlo passo dopo passo per scoprire cosa fanno esattamente i volontari. L’appuntamento è in via Ponzio a Milano dove si trova uno degli ostelli che ospitano gli stranieri e i volontari italiani che arrivano da fuori Lombardia. Mancano pochi minuti alle 8 del mattino: escono i giovani e meno giovani con la felpa d’ordinanza bianca dal cappuccio azzurro.

Silvano Ferro non è un novellino dei grandi eventi: «Ho iniziato come volontario alle Olimpiadi di Torino 2006. E ci ho preso gusto, mi piace perché in questo modo entro in contatto con persone di ogni parte del mondo. E appena finito qui a Milano torno a Torino e riprendo il mio volontariato con “Torino and You” in piazza Castello…». Saliamo in metropolitana, direzione Molino Dorino. Ferro continua a raccontare: «Le Olimpiadi di Torino sono state la prima occasione anche per mettere a disposizione le tre lingue che conosco (francese, inglese e spagnolo) così appena è uscito il bando per l’Expo ho fatto domanda. E sto già pensando ad Astana 2017 (in Kazakhstan) e vorrei riuscire a partecipare a Dubay 2020».

Usciamo dalla metropolitana poco prima delle 9. Prima di entrare in servizio (turno dalle 9,30 alle 15) c’è il briefing con i colleghi. La sua zona è l’Area 5, ovvero lo spazio del Decumano che da piazza Italia arriva fino ai padiglioni di Polonia e Regno Unito, ma con l’invasione delle scuole che si è registrata nel corso della prima settimana alcune decine di volontari sono state dirottate ai tornelli, almeno nei momenti di punta: «diamo una mano: i controlli sono molto minuziosi e cerchiamo di evitare che si creino ingorghi o intoppi. Ci hanno anche chiesto di presidiare gli ascensori per i disabili che devono essere usati solo da chi ne ha veramente bisogno», continua. Nel corso del briefing si ricorda di indicare alle insegnanti dei bambini più piccoli l’ubicazione del Children Park.

Dopo un paio d’ore ai tornelli Silvano riprende la sua postazione lungo il Decumano. «Dove trovo la navetta?» chiede un’anziana, mentre all’incrocio con il Cardo una volontaria è circondata da visitatori in cerca di una cartina in italiano. Silvano intanto è alle prese con una turista giapponese. Ma quali sono le domande più gettonate? «Al di là di quella scontata sui bagni, chiedono se sappiamo chi regala gadget, ma anche dove poter comprare le nostre magliette. Sembra che piacciano molto».

Poco prima delle 13 c’è tempo per il pranzo, i volontari hanno un buono. A chi viene da fuori regione viene riconosciuto anche un rimborso per il viaggio e per tutti gli spostamenti. Al termine delle due settimane di servizio per ogni volontario c'è anche un tablet donato dallo sponsor. Nel frattempo appena fuori dal self-service incontriamo Leonardo e Fabio, universitari, ventenni, volontari. Ci salutano. Per Silvano c’è ancora un po’ più di un’ora di servizio. Il caldo inizia a farsi sentire.

Poco dopo le 14,30 torniamo verso l’area dell’Open Air Theatre, per il briefing del turno del pomeriggio. Davide Lignani, uno dei team leader, spiega che è in arrivo la delegazione israeliana accompagnata dal presidente della regione Maroni. Il padiglione di Gerusalemme e Tel Aviv sarà molto affollato, occorre verificare di avere abbastanza mappe da distribuire. Chiude ricordando di essere «sempre cordiali e gentili con tutti e di segnalare la Cascina Triulza (il padiglione della Società Civile- ndr.)».

Siamo al passaggio di consegne con i colleghi del pomeriggio. Va a cambiarsi e in abiti civili si appresta a visitare gli stand. «Oggi vorrei visitare quello degli Emirati Arabi. Dopo quasi due settimane di lavoro e la stanchezza si fa sentire… ma è un’esperienza che vale le pena fare, anzi di rifare» dice rivelando che lui è uno di quelli che ha chiesto di poter fare altre due settimana da Expo volunteeer.

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