La campagna di Oxfam “Al giusto prezzo” ha coinvolto oltre 20mila consumatori che hanno chiesto agli attori più influenti della grande distribuzione organizzata di tutelare diritti e contrastare gli abusi nelle filiere agroalimentari. A distanza di un anno, Oxfam ha stilato un report che vede Coop Italia al primo posto. In particolare, rispetto all’anno precedente per i diritti dei lavoratori Coop ha ottenuto un punteggio del 54% (+12%).
«La parola equità riguarda certamente l'applicazione dei giusti salari ai lavoratori. Ma riguarda anche la necessità di dare una giusta remunerazione al produttore, quindi il riconoscimento che viene fatto dai produttori. Questo determina il bisogno di definire il prezzo giusto. Il prezzo giusto lo si fa definendolo dal basso non dall'alto», spiega Giovanni Minnini, segretario nazionale Fiai Cgil.
«La parola legalità significa la necessità di intervenire spezzando la catena dello sfruttamento», chiarisce il segretario, «Perché la legalità garantisce i soggetti più deboli che sono i lavoratori e tra i lavoratori quelli maggiormente sfruttati».
«In un ambiente di lavoro nel quale vengono tutelati i diritti delle persone, e vengono soprattutto messi a disposizione strumenti a partire dalla formazione, e i dipendenti possano avere tutti i diritti previsti da leggi e contratti è chiaro che il lavoratore darà il meglio di sé. Questo è il senso della sicurezza», aggiunge Minnini.
La trasparenza «è un aspetto che deve riguardare tutta la filiera agroalimentare», conclude il segretario, «perché laddove c'è poca trasparenza c'è l'infiltrazione di sfruttamento, caporalato e organizzazione mafiose. Questo perché è un comparto che rappresenta un importante business le mafie sono sempre più specializzati non solo nell'infiltrazione nella produzione ma anche diventandone protagonisti. Non c'è più solo da parte delle agro mafie un'attività parassitaria ma un vero e proprio ruolo imprenditoriale».
Leggi anche:
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.