L'impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, assicura ai 355 progetti in corso – che coinvolgono 6.600 organizzazioni e oltre 480.000 minori – la possibilità di attivare sistemi di apprendimento a distanza nelle scuole che ne sono sprovviste.
Fondazione Exodus di don Mazzi, da oltre dieci anni è impegnata a contrastare la povertà educativa su tutto il territorio nazionale. Negli ultimi due anni con il progettoDon Milani 2: Ragazzi Fuoriserie, sostenuto dall'impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – bando adolescenza, ha intensificato le sue attività.
Per i giovani che si trovano in una condizione di povertà educativa tutto diventa ancora più complesso. «Per tutti appare difficile adeguarsi ad una disciplina imposta, ma lo è molto di più all’interno di contesti familiari che non hanno mai avuto regole», spiega Franco Taverna, segretario generale della Fondazione e coordinatore a livello nazionale del progetto.
Siamo in un momento drammatico. E il coronavirus segna uno spartiacque tra prima e dopo. Ma quali sono le conseguenze che questa emergenza sta avendo e avrà sui giovani che vivono in una condizione di povertà educativa?
In questo momento si possono fare solo alcune prime considerazioni, è presto per giudizi compiuti. Una cosa che ci aspettavamo e che constatiamo è il maggiore disorientamento delle persone più fragili dentro a questa emergenza sanitaria. Sia adulti che ragazzi. Per tutti per esempio appare difficile adeguarsi ad una disciplina imposta, ma lo è molto di più all’interno di contesti familiari che non hanno mai avuto regole. Ma la povertà educativa è anche questo. Da questo punto di vista però per esempio, in una visione ottimistica, potrebbe anche accadere che a partire dalla sperimentazione quotidiana di semplici regole che valgono per tutti adulti compresi e non solo a scuola, ne possa derivare una accettazione maggiore di norme condivise anche in altri ambiti collettivi.
I ragazzi, per cui la didattica classica è già complessa vista la difficoltà nel mantenere l'attenzione, come gestiranno la didattica online?
Si fa un gran parlare in questi giorni di didattica online, che prima di essere un problema dei ragazzi è un problema per gli adulti che sono meno predisposti all’uso di strumenti digitali. Certo il tema dell’attenzione è cruciale, non meno però dell’attenzione da tenere in classe a patto di riuscire ad interpretare in modo creativo il binomio lontananza/vicinanza. L’attenzione si ottiene nel momento in cui l’insegnate/educatore riesce ad essere “vicino” allo studente. La distanza tra le persone, obbligata da questa crisi, ci apre alla possibilità di comprendere che la vicinanza più importante non è quella fisica.
Che succede per quei ragazzi che non hanno gli strumenti per portare avanti la didattica online?
Mi pare che qui non siano in questione gli strumenti ordinari per la comprensione, l’intelligenza, la memoria, l’esercitazione costante, la capacità di sintesi… piuttosto invece gli strumenti concreti, terra terra. Non si riesce a condurre decentemente una didattica online per esempio se non si possiede un device adeguato, come minimo un cellulare che funziona (sembra, ma non è così scontato che tutti ne abbiano uno funzionante, per non parlare poi del portatile!). Molti ragazzi e ragazze non hanno a casa una linea internet e in breve tempo di questi giorni hanno consumato i giga a disposizione. Come proponi qui la didattica on line? Chiaro che la scuola non si pone questi problemi e allora tocca a noi.
Come in questo contesto devono comportarsi insegnanti ed educatori ora che il loro ruolo è ancora più importante
Devono alzare il livello di sensibilità della vista e dell’udito. Mentre in classe è più semplice il compito dell’osservazione, vedere lo svogliato, intercettare lo sguardo furbo, cogliere da uno sbuffo la stanchezza, dare sfumature e significati diversi ai silenzi, percepire un problema dentro agli occhi sbarrati, ecco, questo è molto più difficile da osservare stando dietro ad un piccolo schermo. Ma è fondamentale, l’educatore non ne può fare a meno.
I ragazzi che vivono in un contesto di povertà educativa molto spesso non hanno un contesto familiare sereno. Il passare tanto tempo a casa che conseguenze porterà?
Difficile fare una casistica. Il mio timore è che nella maggioranza dei casi il clima familiare non migliorerà se non con il supporto di figure esterne con buone capacità educative e relazionali. Anzi il fatto che il papà sia forzatamente a casa dal lavoro potrà peggiorare la qualità delle relazioni interne. Le relazioni non sono un fatto meccanico, sono un processo che va educato.
Ma cosa succede al Paese quando viene fisicamente a mancare l'istituzione scuola?
Credo che sia un’ipotesi che non si può prendere in considerazione. La nostra società non può fare a meno dell’istituzione scuola. Il fatto che ora si esprima prevalentemente all’interno di edifici esclusivamente dedicati è una circostanza storica non necessaria. E la precarietà dei tentativi che si cerca da più parti di mettere in atto in questi tempi di coronavirus lo sta molto timidamente per ora a dimostrare. La scuola non è l’edificio, così come non sono gli insegnanti della scuola, scuola è lo studente che cresce e apprende e tutto ciò che è a questo dedicato. Infatti se si vuole immaginare e costruire una scuola nuova si deve partire di nuovo da qui.
Non è che questa emergenza ha sottolineato quanto è importante la scuola come istituzione?
Già. In questi giorni mi sono ritrovato a pensare a quanto diamo per scontata la funzione “banale” dell’istituzione scolastica. E quanto alcune ovvietà contenute nel “meccanismo” della scuola siano adesso tanto utili quanto indispensabili, per poter far funzionare bene la didattica on line. Trovarsi alla stessa ora riuniti in un medesimo posto. Constatare velocemente ed efficacemente presenze e motivi di assenza. Condividere semplici espedienti di “galateo” per prendere la parola o interagire con gli altri. Avere a disposizione ampie possibilità per esercitare collaborazioni o gruppi di lavoro.
Gli educatori cosa devono e possono fare per questi ragazzi?
Gli educatori costituiscono la seconda gamba del processo di crescita dell’alunno/studente. La prima è fatta di conoscenze e competenze ed è propria dell’insegnante e dell’esperto, la seconda è fatta del tessuto di relazioni della persona-studente ed è propria dell’educatore. Senza le due gambe non si cammina.
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