Parigi 2024

Così Hadi, atleta in fuga dall’Iran, coronerà il suo sogno olimpico

di Ilaria Dioguardi

Hadi Tiranvalipour, atleta iraniano di taekwondo rifugiato in Italia, ha conquistato il suo sogno: andare alle Olimpiadi. «È un onore e una responsabilità mostrare la forza e la determinazione delle persone che hanno affrontato molte difficoltà»

Sono 36 gli atleti nominati membri della squadra olimpica dei rifugiati dal Cio-Comitato Olimpico internazionale, per i Giochi olimpici che prendono il via il 26 agosto nella Capitale francese. Provengono da 11 nazioni, sono ospitati da 15 Comitati olimpici nazionali e sono impegnati in 12 discipline sportive. Quest’anno, per la prima volta nella squadra olimpica dei rifugiati, sono presenti anche due atleti che vivono e gareggiano in Italia.

Uno di loro è Hadi Tiranvalipour, atleta iraniano di taekwondo, 26 anni, rifugiato in Italia. Membro della nazionale iraniana di taekwondo per otto anni, mentre gareggiava per l’Iran ha vinto numerose competizioni nazionali e internazionali. Tiranvalipour si allena al Centro di preparazione olimpica di Roma-Cpo, insieme alla Nazionale di taekwondo sotto la guida del direttore tecnico Claudio Nolano. Vive nella Capitale al Cpo, nelle foresterie con gli altri azzurri.

Cosa vuol dire per lei far parte della Squadra olimpica dei rifugiati?

Far parte del Refugee olympic team significa rappresentare le speranze e i sogni dei rifugiati di tutto il mondo. È un onore e una responsabilità mostrare la forza e la determinazione delle persone che hanno affrontato molte difficoltà.

Cosa pensa del fatto che, per la prima volta dalla creazione della squadra olimpica dei rifugiati, siete presenti due atleti rifugiati residenti in Italia, lei e Iman Mahdavi?

Avere per la prima volta due atleti rifugiati in Italia dimostra che l’Italia sostiene i rifugiati e crede nel loro potenziale nello sport.

Da quanto tempo è in Italia e come è arrivato?

Sono in Italia da due anni. Il mio viaggio verso l’Italia è stato difficile e rischioso. Ho lasciato il mio Paese a causa del conflitto, venivano ignorati i miei sforzi nello sport ed ero in difesa dei diritti delle donne. Il viaggio ha comportato l’ottenimento di un visto per studenti, senza informare il governo iraniano della mia intenzione di andare in Italia. Se avessero capito che volevo venire direttamente nel vostro Paese, avrebbero potuto fermarmi. Così, ho detto che volevo andare in Turchia perché gli iraniani non hanno bisogno di un visto per andare lì. Una volta arrivato in Turchia, ho preso un altro biglietto per venire in Italia.

E come sono stati questi due anni nel nostro Paese?

Quando sono arrivato in Italia, ho affrontato molte sfide, come imparare una nuova lingua e una nuova cultura. Ma con l’aiuto delle comunità locali e soprattutto del presidente Cito e della Fita (Angelo Cito, presidente della Federazione italiana taekwondo-Fita, ndr), ho iniziato a ricostruire la mia vita e a seguire la mia passione per lo sport.

Con quali emozioni si sta preparando a Parigi 2024?

Provo un mix di eccitazione, determinazione e orgoglio mentre mi preparo per Parigi 2024. Sono entusiasta della possibilità di competere al massimo livello e di rappresentare i rifugiati a livello globale. Sono determinato ad allenarmi duramente e a dare il massimo. Mi sento anche orgoglioso del mio percorso e dell’opportunità di ispirare altri che hanno affrontato difficoltà simili. Anche se ci sono momenti di ansia e pressione, nel complesso provo speranza e resilienza.

Hadi Tiranvalipour gareggerà il 7 agosto alle Olimpiadi di Parigi, nella categoria -58 kg.

Unhcr: «Un traguardo importantissimo»

«La selezione di Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour per le Olimpiadi di Parigi 2024 è senza dubbio un traguardo importantissimo non solo per i due atleti selezionati, ma per ciò che esso rappresenta per la causa dei rifugiati e per l’Italia che li ha accolti», dice Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. «Le persone in fuga sognano di poter ricostruire il proprio futuro in sicurezza e dignità. Troppo spesso la narrazione che li riguarda mette in luce solo i bisogni primari tralasciando il talento, il coraggio e la determinazione che portano con sè. Lo sport rappresenta uno dei palcoscenici più importanti per ribadire i valori della solidarietà e dell’inclusione», continua Cardoletti, «e per questo siamo grati al Coni per l’impegno dimostrato nel sostenere gli atleti rifugiati nel loro sogno olimpico».

Foto Fita, Federazione italiana taekwondo


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