A poco meno di sei chilometri dal casello autostradale di Vicenza Est, percorrendo via Basilio dalla Scola in direzione centro città, dopo una curva un alto edificio modifica all’improvviso lo skyline pianeggiante fatto di campi coltivati. È la sede della cooperativa sociale Insieme. L’aspetto esterno è quello di un centro commerciale con un parcheggio che accoglie i clienti e un cubo di legno che ospita il bar “al barco”. Ma appena varcata la soglia si viene catapultati in un mondo senza tempo. Arredi vintage, piante, sedie e tavoli tutti diversi sui quali fanno colazione studenti, uomini d’affari e signore sulla sessantina. Un tornello, alla sinistra del bancone del bar, indica l’accesso al grande spazio espositivo di vendita dove trovano posto: mobili, oggettistica, abbigliamento, elettrodomestici e attrezzature per la casa, lo sport o il tempo libero. Tutto rigorosamente materiali rigenerato. Sì, perché da oltre 40 anni, la cooperativa Insieme si impegna a dare valore a quel che la società considera rifiuto.
«Siamo sempre più convinti che mettendo le mani dentro i rifiuti è possibile generare ricchezza», spiega la presidente Marina Fornasier, «negli ultimi otto anni i numeri sembrano darci ragione. Per la fine di quest’anno, per esempio, stimiamo una proiezione del valore di produzione tra i 3,8 e i 3,9 milioni di euro. Lo scorso anno si aggirava sui 3,6 milioni di euro».
I primi anni l’attività della cooperativa ruotava intorno a un piccolo negozio di rivendita abiti usati aperto per dare lavoro a ragazzi svantaggiati di Vicenza. Poi da cosa è nata cosa e oggi Insieme oltre ai 2mila metri quadrati di spazio espositivo che gestisce alle porta di Vicenza ha, anche, tre punti di rivendita di materiali riutilizzabile. Un laboratorio di sartoria rigenerata e uno di riuso e riparazione di oggetti come biciclette ed elettrodomestici. Offre servizi di vendita, on-line e all’ingrosso, di beni usati e consulenza d’arredo a basso impatto ambientale. Dal 1997 collabora con soggetti pubblici e società municipalizzate nella gestione di servizi ambientali come centri di raccolta comunali e servizi di raccolta domiciliare rifiuti ingombranti con l’obiettivo di ridare vita al maggior numero di oggetti.
«Abbiamo iniziato a lavorare nel settore dello “scarto” quando non c’era neanche una terminologia per descriverlo», spiega la presidente, «all’inizio degli anni ‘Ottanta c’era tanta ricchezza e benessere in Italia ma il contraltare era tanto ”scarto” non solo materiale ma, anche, umano. Erano gli anni dell’eroina, dell’Aids. Già allora avevamo la consapevolezza che la situazione sarebbe peggiorata, nel senso che ci sarebbe stato un aumento dei rifiuti e della marginalità. Non avevamo torto se pensiamo che solo nel 2022, tra centri di raccolta comunali, servizi di raccolta convenzionata con gli enti pubblici, sgomberi civili e industriali, abbiamo gestito circa 14 mila tonnellate di rifiuti. Di questa cifra circa 1.000 tonnellate hanno subito differenti lavorazioni finalizzate alla valorizzazione attraverso l’attività di preparazione per il riutilizzo. Quindi destinati a ridiventare beni second-hand per la vendita nei diversi negozi fisici e virtuali o, in alternativa, per allestimenti per eventi nostri e su commissione o per collaborazioni con associazioni e aziende».
Dal 2001 Insieme è autorizzata in “ordinaria” (ex art. 208 Tua – Testo unico ambientale) dalla provincia di Vicenza al recupero di rifiuti tramite l’attività di preparazione per il riutilizzo. Per i successivi vent’anni, Insieme è rimasta l’unica impresa italiana autorizzata a trasformare i rifiuti in beni second hand, gestendoli quindi non unicamente con la finalità del riciclo ma, primariamente, del riuso.
«La preparazione per il riutilizzo è stata teorizzata già dagli anni Settanta a livello europeo ma mai normata a livello nazionale», spiega Fornasier, «solo a settembre 2023 è stata definita con il Dm 119/23 che autorizza in forma “semplificata”, non ordinaria. Si permettono, quindi, le lavorazioni ridotte in termini quantitativi e qualitativi rispetto a quelle che può effettuare Insieme ma comunque si apre la strada a poter replicare il nostro lavoro sul territorio nazionale. L’esperienza di Insieme è stata pioniera nella preparazione per il riutilizzo, nella massima applicazione della cosiddetta “gerarchia europea dei rifiuti” e nell’evoluzione normativa nazionale correlata. In questa fase, come cooperativa, abbiamo dovuto distaccarci dal mondo dell’associazionismo per diventare impresa del terzo settore perché abbiamo scelto di non cercare a tutti i costi il supporto economico esterno. Ci siamo strutturati come un’azienda non dimenticando i valori alla base di una cooperativa tra i quali: il rispetto per il lavoratore, l’inclusione sociale e la formazione costante. Siamo sempre più convinti che per fare questo lavoro serva offrire professionalità. Negli anni, infatti, le norme hanno iniziato a definire chi può lavorare nel settore rifiuti e chi no. In questo passaggio, come cooperativa, abbiamo portato la nostra esperienza sui tavoli istituzionali sottolineando come in questo mondo non si può essere semplicemente volontari».
Volendo schematizzare al massimo possiamo dire che quando non abbiamo più bisogno di un oggetto possiamo decidere o di affidarlo a un punto di raccolta (come quello che Insieme gestisce in via dalla Scola) dove c’è chi può rivenderlo usato – in questo caso l’oggetto non perde il suo status di bene vendibile – oppure portarlo in un centro smaltimento dove diventa rifiuto e non è più bene rivendibile. La cooperativa Insieme ha intuito per prima che parte di questi rifiuti dei centri di smaltimento (a oggi ne gestisce sei sul territorio) potevano tornare a essere beni rivendibili ma le norme, almeno fino al 2001, non permettevano alla cooperativa di rimetterli in circolo sul mercato. Per questo, negli anni, i suoi soci si sono impegnati affinché si avviassero dei cambiamenti normativi.
«Il nostro progetto punta al cambiamento della coscienza sociale dei cittadini», racconta la presidente, «quando una persona porta i suoi oggetti qui in via dalla Scola nel nostro punto di raccolta trova sempre qualcuno disposto ad ascoltare, rispondere alle domande e dare informazioni. È per noi un modo per trasmettere i valori in cui crediamo».
Sull’asfalto all’ingresso della sede grossi cerchi gialli indicano alle auto la direzione per raggiungere il punto di raccolta dove un gruppo di cinque o sei ragazzi prende in carico gli oggetti donati, separa i materiali da mandare in uno degli eco-centri gestiti da Insieme, da quelli che possono avere una possibilità di vendita. Questi ultimi vengono portati all’interno della sede nei laboratori per i tessuti, per le biciclette o per l’elettronica per essere rimessi a nuovo.
«Perché un’oggetto, donato o che torna a essere bene dopo essere stato rifiuto, finisca in negozio è essenziale una filiera di persone formate e capaci di selezionarlo. Per questo la nostra attività si sposa benissimo con l’essere una realtà del sociale. Per noi è importante ogni singolo contributo umano», spiega il vicepresidente Adriano Verneau, «nell’impianto di lavorazione per il riutilizzo che abbiamo a Grisignano di Zocco arrivano ogni settimana quintali di oggetti che provengono dai centri di raccolta rifiuti che gestiamo e che possono avere una seconda possibilità. È così che da rifiuti tornano a essere beni stoccati per essere inviati a un canale di vendita. Ogni fase di questa attività, dalla presa in carico dell’oggetto alla vendita, ha bisogno di paziente lavoro manuale che richiede gesti ripetute nel tempo, precisione e tempi lenti. Tutte caratteristiche compatibili con l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate».
A oggi, tra soci lavoratori e persone fragili, la cooperativa offre lavoro stabile a circa 100 persone alle quali si aggiungono gli inserimenti lavorativi con strumenti come progetti di tirocinio dedicati a soggetti fragili, di lavoro di pubblica utilità, di messa alla prova e di volontariato.
«Possiamo dire che realisticamente in totale sono circa duecento le persone che lavorano in cooperativa», conclude la presidente Fornasier, «in molti ci chiedono di lavorare con noi. Solo quest’anno abbiamo ricevuto circa quattrocento curricula vitae tra i quali, anche, quelli di giovani laureati in materie scientifiche e non. Quando parliamo con questi ragazzi ci dicono che scelgono di contattarci perché non sono solo alla ricerca di un luogo di lavoro ma, anche, di un ambiente inclusivo, sereno e stabile».
Fra questi giovani c’è Francesca che ha studiato all’accademia di belle arti di Venezia e spiega: «Il mio primo lavoro è stato grafico pubblicitario, l’ho svolto per 10 anni e sono diventata leader professionista e poi ho deciso di cambiare vita e di lavorare per il sociale e sulla mia strada ho incrociato la cooperativa Insieme che mi ha chiesto di diventare barista per un tempo determinato. Oggi qui sono coordinatrice delle vendite, dei punti vendita e quindi dei negozi dell’usato. Il lavoro in cooperativa garantisce legalità, rispetto per le persone e del loro percorso di vita. Per me è anche una continua crescita personale perché mi permette di essere a contatto con storie diverse dalla mia. Ognuna a modo suo unica e particolare».
La foto di apertura mostra l’interno dello spazio espositivo e di vendita. Foto cooperativa Insieme ©Andrea Rosset
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