Disabilità

Con le ruote in spalla alla scoperta della bellezza della vita

di Gilda Sciortino

Giulia ha 31 anni ed è la dimostrazione di come un evento drammatico che ti cambia del tutto la vita può trasformarsi in un percorso di vita in grado di aiutare gli altri. Anche sulla carrozzina sta dimostrando a se stessa che si possono perseguire sempre i propri sogni, creando una pagina Facebook con la quale recensisce i siti storici e i luoghi della movida in base alla loro accessibilità per i disabili. Inutile dire che la pagella dà anche molti brutti voti

Basta guardarla negli occhi e ti accorgi di quanta vitalità, quanta effervescenza fa parte della personalità di Giulia, 31 anni, architetto e l’inclinazione alla scoperta. Un animo da esploratrice, il suo, che la porta ad andare alla ricerca degli angoli nascosti della bella terra di Sicilia. Sino a qualche tempo fa Giulia, questa sua capacità di stupirsi della bellezza che si cela ad ogni angolo del Pianeta, la metteva in pratica prendendo un aereo dopo avere puntato il dito sulla cartina geografica per decidere in quale paese trascorrere un determinato periodo dell’anno, ma dallo scorso aprile lo fa grazie alla pagina Facebook “Con le ruote in spalla”, che ha pensato e creato per segnalare quali sono i luoghi della città di Palermo e siciliani più in generale, beni culturali, pub, ristoranti e non solo, ai quali anche un disabile può avere accesso. E lo fa con cognizione di causa, in maniera attenta e critica, perché Giulia Candido il suo amore per la vita lo esprime dalla sua carrozzina.

Era il 19 febbraio del 2019 quando la vita di Giulia e quella della sua famiglia prende un altro corso.

«Tornavo in quelle ore da Malta dove andavo periodicamente perché avevo un’attività – racconta il padre, Giovanni, ex poliziotto, professione che l’ha sempre portato a combattere per ripristinare i diritti, di qualunque genere siano – e Giulia si stava preparando per uscire con il fidanzato e gli amici. Aveva appena concluso la redazione della tesi che avrebbe dato di lì a poco. Erano le 20. Tutto normale sino a quando, intorno alle 22, il mio consuocero mi chiama e mi dice che Giulia era in ospedale perché si era sentita male. Mi sembrava uno scherzo perché non aveva mai avuto neanche un’influenza sin dalla nascita. Corro in ospedale ma, quando la dottoressa mi disse che dovevo salutarla perché avrebbe avuto poche ore di vita, il mondo mi crollò addosso”.

Per la dottoressa, Giulia non ce l’avrebbe fatta perché aveva avuto un’emorragia cerebrale, ma nel momento stesso in cui Giovanni, tenendole la mano, le sussurra all’orecchio che ce l’avrebbe fatta perché era con lei, si gira, apre per un attimo gli occhi e le scendono le lacrime.

Non era, quindi, assolutamente finita e da quel momento Giovanni non si sarebbe fermato per cercare la soluzione che avrebbe ridato a Giulia la vita di una volta. L’operazione fatta da Concetto Cristaudo, neuro radio chirurgo, fu un vero miracolo.

«Alle perplessità dello stesso professore rispetto all’esito – prosegue Candido – gli dissi: «Professore, faccia quel che deve fare e si ricordi che le sue saranno mani guidate da Dio».

Quando Cristaudo usci dalla sala operatoria, si rivolse al suo team ed esordì : «l’operazione è andata bene, ma voi ora dovete andare tutti da Padre Pio perché io non ho mai fatto nulla del genere».

È grazie a questa operazione, ma anche all’amore di Giovanni e Antonella, i due genitori, che oggi Giulia è sempre sulla carrozzina ma le sue giornate si dividono tra la terapia quotidiana e la voglia di progettare il futuro. Nel frattempo s è finalmente laureata con la lode in architettura, arrivando subito dopo a pensare come potere sfruttare la sua esperienza per aiutare gli altri.

"Con le ruote in spalla” è, infatti, frutto di questo desiderio. A collaborare con le due sue amiche del cuore, Gloria e Giorgia, che non l’hanno mai lasciata da sola. E non è scontato, visto che purtroppo solitamente quando accade un evento come quello che ha travolto la vita di Giulia ad allontanarsi possono essere proprio quegli affetti che credevi dovessero restarti al fianco continuando a prometterti di essere la spalla sula quale poggiare le tue fragilità.

Critica e propositiva è Giulia nella sua pagina che sviluppa un progetto, piccolo ma neanche tanto, che cerca di coinvolgere tutti nel guardare sempre il lato positivo delle cose. Sottolineando sempre che, anche i disabili, possono fare grandi cose.

Una guida fotografica all'insegna di tutti i luoghi accessibili, quella che vuole essere questa pagina, ricca di fotografie, ma anche di recensioni che collocano in una classifica ville, archivi storici, locali in cui prendere un gelato, una granita, fare un aperitivo o anche cenare di tutto punto. Criteri di valutazione: la location, i servizi e l’accessibilità.

«Non è molto difficile da capire che i disabili si dividono tra chi è in carrozzina e chi non è in carrozzina. Molto semplice. Così come sarebbe molto semplice – spiega Giulia – predisporre anche per noi gli spazi che apri al pubblico. Basta volere entrare nel nostro mondo vedendoci come persone che hanno avuto solo un piccolo intoppo nella vita. Purtroppo, la carrozzina diventa una scusa per non assumersi delle responsabilità. Tanto per fare un esempio, non solo nei locali, ma anche in beni culturali e storici, i bagni non sono ancora attrezzati per i portatori di handicap, così come l'accesso ai lidi balneari ha costi improponibili».

«Ci è capitato di andare in uno stabilimento a pochi passi da Palermo – racconta la madre di Giulia, Antonella – e dovere pagare l’ingresso, nonostante ci fosse il cartello del Comune. Dovrebbe significare che i servizi sono dedicati ai disabili, specie quelli in carrozzina, invece, per trascorrere una giornata al mare, arrivi a pagare anche oltre 20 euro a pesona. Ovviamente puoi farlo solo poche volte perché, diversamente, diventa una spesa insostenibile. Purtroppo molte famiglie non denunciano situazioni del genere perché temono di perdere l'unico spazio nel territorio comunale in cui portare i propri figli per una giornata diversa dalle altre».

Diritti negati, offerti come se fosse una gentile concessione che, però, come nel caso di Giovanni Candido, diventano una sfida.

«È una lotta quotidiana – tuona Giovanni Candido – . Ricordo che, all'aeroporto "Falcone Borsellino", il posteggio per i disabili si trovava a distanza inverosimile per chi, come Giulia, è in carrozzina. Teoricamente, avrei dovuto lasciarla all’ingresso, andare a prendere l'auto e tornare, dopo avere fatto un giro incredibile. Ho semplicemente battuto i pugni sul tavolo e ho risolto il problema. Oggi il parcheggio è all’uscita dall'aeroporto, ha anche più posti di prima e non dobbiamo più preoccuparci se i nostri figli rimangono da soli ad attendere in balia di tutto e tutti. Battaglie che faccio per Giulia e per tutti gli altri ragazzi come lei. Ma è solo un esempio. Potrei farne tanti per fare capire come e quanto i portatori di handicap vivono in una continua emarginazione sociale rispetto ai loro diritti».

«Vorrei che la pagina diventasse la voce inascoltata dei portatori di handicap come me – .conclude Giulia che, nel frattempo, si prepara a fare l'architetto d'interni come ha sempre desiderato – affinché la città diventi un luogo in cui non devi fare la gimcana tra le radici degli alberi che invadono marciapiedi che fanno schifo. Una città dove, se vuoi andare andare ovunque senza vedere lo sguardo pieno di pietà del personale di un qualunque luogo, peraltro pubblico, che alza le spalle e ti dice che l’accesso non è consentito o che, se riuscirai a entrare, troverai i bagni non a norma. “Con le ruote in spalla" deve essere un pungolo anche per i nostri amministratori affinché capiscano che una città, una regione come la Sicilia, deve essere a misura di tutti: bambini, donne, disabili, soggetti più fragili. Diversamente, saremo sempre all'ultimo posto della classifica delle città europee accessibili. A maggior ragione, essendo la nostra terra meta di tanti turisti, tra i quali ci sono anche i portatori di handicap».

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