Il Centro sportivo italiano – Csi nel 2024 compie 80 anni, fatti di passione per lo sport ma anche di cura per i giovani e per le fasce più deboli della popolazione. Un impegno sempre rinnovato, fin dagli albori dell’associazione, che si fonda sul lavoro prezioso di allenatori e allenatrici che ogni giorno si mettono in gioco per portare avanti i valori che animano il percorso del Csi. Una di questi è Monica Misul, istruttrice di nuoto che allena bambini e ragazzi con disabilità fisiche e cognitive alla piscina Crocera di Genova. La squadra nel tempo ha raccolto importanti successi e partecipa ai campionati nazionali del Csi a Lignano Sabbiadoro, assieme a tutti gli altri nuotatori provenienti dai diversi comitati territoriali.
Misul, ci racconta un po’ del suo impegno?
Facciamo attività agonistica con atleti con disabilità intellettiva e relazionale, di solito persone autistiche e con sindrome di Down. Abbiamo iniziato con un a decina di ragazzi, che facevano dei corsi di nuoto. Poi, piano piano, siamo diventati una squadra più grande rispetto alle altre a Genova – siamo una ventina – e quindi abbiamo iniziato a partecipare ai campionati italiani Fisdir (la Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali, ndr), con buonissimi risultati. I ragazzi hanno iniziato ad allenarsi in modo serio e, dal 2017, abbiamo cominciato ad andare ai campionati del Csi a Lignano Sabbiadoro. La prima volta ci siamo andati in maniera un po’ inconsapevole, per fare una gara in più. Poi ci siamo trovati molto bene, perché per i nostri atleti era una grande motivazione poter nuotare e gareggiare con ragazzi senza disabilità, in un ambiente molto accogliente e coinvolgente. Tutti venivano incoraggiati, anche gli atleti meno forti che magari facevano più fatica rispetto ad altri; Coloro che gareggiano e assistono alla gara si avvicinano e battono le mani anche all’ultimo arrivato. È stato molto emozionante: per questo motivo continuiamo ad andare a Lignano, anche se i costi e il viaggio sono impegnativi.
Allenate anche persone con disabilità fisiche?
Si, abbiamo anche una ragazzina molto forte, che ha fatto le World series del nuoto paralimpico, il campionato del mondo, sempre a Lignano Sabbiadoro, che si è concluso la settimana scorsa. Ci sono persone amputate, o nate senza un arto, che si allenano assieme alla squadra, con tempi diversi e attività personalizzate. Certo, lavoriamo molto: a ogni allenamento facciamo circa 3.500 metri.
Lei com’è diventata allenatrice all’interno del Csi?
Io sono una nuotatrice, facevo nuoto sincronizzato da giovane e l’ho amato moltissimo. Ho allenato un po’ in questo sport, poi sono entrata nelle scuole medie come docente di educazione fisica – sono laureata in Scienze motorie – e sono entrata di ruolo come insegnante di sostegno. Ho anche lavorato per parecchi anni all’Anffas, dove facevamo attività motoria nei centri diurni. Da una ventina d’anni faccio corsi di psicomotricità e sono specializzata proprio sull’autismo e sui disturbi specifici dell’apprendimento. Così, da allenatrice di nuoto sincronizzato, sono passata all’impegno sulla disabilità fisica e mentale, allenando bambini e ragazzi. È così che è nata la squadra, ma continuo anche con una decina di bimbi dai cinque ai 12 anni che stanno prendendo la strada del pre-agonismo. La piscina Crocera è molto all’avanguardia su questo aspetto: ci sono un centinaio di bambini con disabilità intellettiva che frequentano i corsi e fanno lezioni individuali.
Cosa le dà il suo impegno da allenatrice?
Sicuramente moltissima emozione. Ci sono bambini che hanno anche problemi gravi, alcuni sono molto positivi, altri più agitati, altri ancora che non ti guardano. È bello vederli crescere, imparare a galleggiare, a nuotare, a stare insieme agli altri, a rispettare i turni e le regole, che sono molto ferree. Io sono molto perentoria e severa nei loro confronti, ma gli sono anche molto attaccata; mi affeziono tanto a loro, sono percorsi che vanno avanti da anni, è una bellissima esperienza, sia per me che per i bambini e le famiglie, anche se è un impegno emotivo, economico e professionale molto elevato.
Cosa aggiunge a questo il fatto che l’attività si svolga all’interno del Csi?
Sicuramente il percorso che ci ha portati verso il campionato italiano è importante. Mi piacerebbe che ci fosse qualcosa di questo tipo anche a livello regionale. A Lignano Sabbiadoro nessuno si permette di prendere in giro la mia squadra o di fare dei commenti; penso ci sia un valore morale ed emotivo molto grande in questo, di rispetto dell’altro, come persona e come atleta.
Questa intervista fa parte di una serie di ritratti di allenatori e allenatrici del Csi in occasione degli 80 anni dell’associazione
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