Il mondo delle fondazioni ex-bancarie celebra, un po' ovunque, i 30 anni di vita. Essendo la Legge Amato del 1991, molte videro la luce l’anno successivo, il tempo per le imprese bancarie di predisporre i passi necessari. Così fu per la Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo, nata nel gennaio del 1992 e di cui abbiamo incontrato il presidente Ezio Raviola. Imprenditore di Mondovì, classe 1967, entrato in carica nel marzo scorso, dopo due mandati da vice, per le dimissioni dell’allora presidente, Giandomenico Genta.
Presidente, qual è il bilancio ideale di questi tre decenni?
Il ruolo della fondazione, in questi trent’anni, è stato importantissimo e di altissimo livello: 600 milioni di euro di contributi erogati sul territorio, oltre 35mila progetti sostenuti. Il totale dell’investimento a valore di mercato è quasi di 1,7 miliardi di euro, perché solitamente è corretto fare una valorizzazione del triplo di quello che distribuiamo. Abbiamo un fondo di stabilizzazione delle erogazioni assestato, ormai da anni, a 50 milioni di euro, cosa che ci permetterebbe in qualsiasi problematica – che speriamo non ci sia mai – di mantenere le erogazioni per almeno due anni, perché il nostro Piano programmatico pluriennale parla di 22 milioni all’anno. Sicuramente poi, negli ultimi anni, dal 2016, col presidente Genta ed io come vicepresidente, assieme al nuovo consiglio di amministrazione, abbiamo realizzato un cambio di pelle: eravamo visti come un ente meramente erogatore e oggi siamo riconosciuti come un soggetto proattivo e attivatore di energie e risorse sul territorio.
Che valore ha il Terzo settore della Granda per la Fondazione? Lei dice: abbiamo cambiato pelle. Il non profit potrà avervi sempre al fianco?
Si, sicuramente il Terzo settore è il nostro partner quotidiano e su diversi ambiti di intervento. È una risorsa essenziale per la realizzazione, al meglio, della nostra missione, che è quella di assicurare lo sviluppo della comunità. A fine 2020, abbiamo poi individuato nel nostro Piano, che “parla” per i prossimi quattro anni, tre sfide su cui noi vogliamo puntare: più sostenibilità, più comunità e più competenze.
Quali i progetti sostenuti che meglio rappresentano la vostra vocazione, in cui vedete cioè realizzato il ruolo di una fondazione come la vostra. Anche sei lei è presidente da poco, c’è stato prima un lungo lavoro come vice.
Si, sono dal 2016 vicepresidente della fondazione e, da quando ci siamo insediati abbiamo avuto un’idea molto importante: realizzare tre grandi “progetti faro”, per le allora tre aree: Cuneese, Albese e Moregalese, per ognuno dei quali il consiglio deliberò 2 milioni di euro di finanziamento. Oggi iniziamo a vederne i frutti.
Per esempio?
Nelle settimane scorse, abbiamo fatto un consiglio generale all’interno della sede del progetto Liber Mondovì, la mia città, nell’ex-Collegio delle orfane, uno stabile importantissimo per quella città, ma ormai degradato e mai usato, che oggi è diventato un polo di turismo e di cultura, al cui interno c’è un museo molto importante, dedicato a quello che è la stampa: Mondovì per tradizione, è stata la prima città del Piemonte a stampare. Un altro è stato quello di Caraglio: qui nell’area della ex-polveriera sono stati costruiti due laghi, uno a uso irriguo e uno a uso turistico, ma anche lì è stata riqualificata tutta un’area che potrà essere completamente turistica. L’altro progetto è Langa del sole, nell’area Albese, che ha collegato numerosi paesi della Langa con un sistema informatico. Ecco questi sono stati i primi tre progetti che abbiamo voluto fare nel 2016 e già oggi danno grandi risultati. Ma mi faccia aggiungere qualcosa…
Prego.
Vorrei ricordare il Bando distruzione…
Nome singolare.
In effetti ma è stata un’idea fondamentalmente nostra e che oggi anche in Acri, l’associazione delle fondazione italiane, ci viene sempre chiesto di raccontare, perché abbiamo voluto letteralmente distruggere alcune brutture per fare delle bellezze sui nostri territori. Un bando che ha dato veramente grandissime soddisfazioni, per i progetti artistici, bellissimi, realizzati in questi anni, in collaborazione con la Galleria di Arte Moderna-Gam di Torino, con il Castello di Rivoli, con il Museo egizio di Torino, con il Centro di conservazione e restaurazione di Venaria Reale. E poi abbiamo costruito un progetto di acquisto delle opere d’arte: quest’anno per i 30 anni doneremo alle attuali quattro aree…
Perché voi avete ampliato il vostro territorio, c'è un'area in più…
Sì, prima e unica fondazione in Italia, abbiamo avviato una fusione con la Fondazione di Bra e quindi quel territorio è entrato a far parte delle nostre aree di riferimento.
Si diceva delle donazioni.
Sì, quest’anno doneremo in ognuna delle quattro aree, altrettante grandi opere d’arte di artisti contemporanei, di livello internazionale potranno, facendo si che il nostro territorio possa continuare a crescere e far crescere anche il turismo. Ma poi vorrei ricordare la nostra Fondazione Donare, partita da un’idea di comprare una vigna all’interno del castello di Grinzane, La vigna di Cavour. L’appezzamento era utilizzato in comodato d’uso alla Scuola enologica ma la banca proprietaria non era più interessata a mantenerlo nel patrimonio, per cui la vigna l’abbiamo acquistata noi e lasciata in gestione agli studenti della Scuola. In più, abbiamo chiamato Donato Lanati, l’enologo forse più conosciuto al mondo, a seguirli.
L’enologo-scienziato. E che è successo?
Abbiamo prodotto 15 barriques di Barolo di altissimo livello – perché la vigna è bellissima – con alcuni grappoli selezionati, con una tipologia di vinificazione particolarissima. Poi lo scorso anno abbiamo fatto il primo anno di Barolo en primeur, lo abbiamo messo all’asta, raccogliendo 660 mila euro, che sono stati dati tutti immediatamente in beneficenza a enti di Terzo settore. E, sempre in tema agricolo, abbiamo realizzato Agro-alimentare 4.0 e creato, anche qua, Filiera Futura, progetto a cui hanno aderito all’inizio 24 fondazioni in tutta Italia e anche atenei come quello Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cn) che è tra i fondatori. E confido che arrivi anche il Politecnico di Torino e gli altri atenei. Son tutti passaggi che, nei sei anni di gestione passata, possono farci vedere il futuro con grande gioia e grande futuro.
Raviola, lei ha ancora due anni di mandato davanti. Cosa programma di fare per Cuneo e il suo territorio?
Sicuramente, come ho detto nel discorso di insediamento, vorrei dare continuità a quelli che sono stati questi sei anni che ho vissuto da vicepresidente. Abbiamo un Piano programmatico già fatto fino al 2024 e quindi saranno quelle le linee guide sulle quali noi lavoreremo. Sicuramente uno dei sogni del presidente Genta, e uno anche dei nostri sogni quotidiani, è quello di riuscire ad arrivare a un’unica fondazione bancaria sulla provincia.
Già perché oggi ci sono anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, quella di Saluzzo. Oltre a voi e Bra…
Acri e il ministero Economia e Finanze – Mef ce lo chiedono da tempo. Ci sono problematiche sicuramente di territorio e noi vogliamo assolutamente preservare l’identità di ogni fondazione e si potrebbero studiare metodologie per fare sì che ciò avvenga. Ho un mappamondo davanti alla scrivania…
E che cosa ci vede?
Vedo che e già l’Italia è piccola, il Piemonte triboliamo a vederlo, la provincia di Cuneo non si trova proprio. Ecco, dividiamola per quattro e tutto diventa difficile. Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, che ha già il nome, potrebbe continuare, anche perché la banca oggi non esiste più (fusa per incorporazione in Intesa Sanpaolo, ndr). Ho avuto un’apertura dalle altre fondazioni e ci stiamo parlando per fare quello che abbiamo appena fatto con Bra. D’altra parte l’attenzione deve essere alle nuove generazioni…
In che senso, presidente?
L’ho detto altro giorno, all’incontro con Andrea Bocelli, con la cui fondazione stiamo realizzando un progetto internazionale. E cioè che dobbiamo sì guardare indietro ai 30 anni, perché la Fondazione ha fatto tanto, ma se vogliamo pensare al futuro del nostro territorio, dobbiamo guardare ai giovani e al loro talento.
E proprio per i giovani e con i giovani è l’evento che promuovete il prossimo 4 giugno: Spazzamondo. In occasione del weekend della Giornata Mondiale dell’Ambiente, 184 Comuni si mobiliteranno e con loro tanti cittadini.
Davvero tanti i comuni del nostro territorio che parteciperanno, questo è un record e li ringrazio. Vuol dire una marea di persone, di cittadini che, vestiti in arancione, armate di sacchetto e pinze, andranno a dare una mano a rendere più pulito il nostro territorio. L’educazione civica è importante. “Tenere pulita la propria casa, vuol dire tenere pulito il mondo”, diceva Madre Teresa di Calcutta. E faccio un appello, tramite VITA, a tutti i giovani a partecipare, anche perché, tra tutti quelli che parteciperanno tra i 16 e i 18 anni, ci sarà una bella sorpresa.
Spoileriamola, come dicono oggi i giovani.
Daremo tutti una possibilità di partecipare tramite al Festival Collisioni con diverse disponibilità per partecipare agli eventi 9 e 10, sul sito dedicato ci sono le modalità. L’obiettivo è dunque multiplo: pulire territorio, promuovere cultura e fare leva sui giovani.
ha collaborato Lorenzo Moschet
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