A pochi giorni dall’ appello al Ministro dell’ Istruzione Bianchi, con cui il Forum del Terzo Settore (FTS) Calabria chiedeva al Ministro Bianchi di “istituire la Calabria zona rossa per l’ emergenza educativa” la Consulta Educazione, scuola, povertà educativa, infanzia e adolescenza, coordinata da Francesco Mollace si è riunita per fare il punto su una situazione che pare non trovare soluzione difronte alla fotografia impietosa conseganata dall’ ISTAT sui divari territoriali generati da povertà educative e inclusione sociale in Calabria.
«Nel corso dell’ ultimo incontro della Consulta, tentasi due giorni fa – ci dice Mollace– abbiamo analizzato l’assenza di una qualsiasi regia nazionale sui temi legati alle politiche pubbliche volte a supportare la ripresa della socializzazione e al recupero delle competenze degli allievi. Siamo di fronte ad ingenti impegni di risorse finanziarie pubbliche per azioni che viaggiano come navi che in un porto, nel buio della notte, si passano accanto ognuno per proprio conto senza interloquire. Il governo, con l’art.63 del “decreto sostegni bis” da poco pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha stanziato 135 milioni di euro ai comuni per misure estive di contrasto alla povertà educativa senza uno straccio di misure di indirizzo o di concertazione con i finanziamenti paralleli, oltre 500 milioni di euro, del piano estate del Miur o con le misure delle regioni.
In realtà del sud come la Calabria, dove la programmazione è inesistente, si sta cercando per esempio solo in questi giorni di realizzare i cosiddetti piani di zona del sociale previsti nella legislazione di venti anni addietro, non è prevista alcuna regia territoriale per concertare misure efficaci sul tema educativo. Tra l’altro c’è sempre il rischio che il ceto politico meridionale insediato in molti comuni faccia quello purtroppo ha sempre fatto quando intravede risorse, pensare di utilizzarle in chiave clientelare, anche perché il sistema dei controlli è a da dir poco inesistente.
Per tutto ciò come Consulta regionale abbiamo immaginato di predisporre un documento tematico da inviare sia al Dipartimento politiche per la famiglia competente sui fondi dei centri estivi, sia al Miur che alla Regione Calabria. Anche se credo sia necessario costruire una azione interregionale di movimenti e reti sociali che cerchino di aprire un confronto nazionale su quanto sta avvenendo».
– Da dove parte l’ allarme lanciato dal Forum e dalla consulta da lei coordinata?
Sono i numeri convergenti, provenienti da tutte le indagini valutative svolte, che non lasciano margini di dubbio sul fatto che vi sia una assoluta emergenza calabrese relativamente ai processi educativi e al contrasto alla povertà educativa. Anche l’ultimo rapporto BES, da poco pubblicato dall’Istat, fotografa in maniera impietosa l’aumento del divario territoriale in materia di opportunità di educazione e formazione e di inclusione sociale dei giovani calabresi.
In Calabria si registra il più alto tasso di competenze alfabetiche non adeguate, pari al 47,0% su 100 studenti delle scuole superiori di II° grado, cosi come di competenze numeriche non adeguate pari al 57,7%, la più alta percentuale di NEET del paese, pari al 39,1% della fascia d’eta 15-29 anni, la minore partecipazione culturale fuori casa dei giovani, pari al 15,9, la più bassa lettura di libri e quotidiani cosi come la minore fruizione di biblioteche dei ragazzi, 4,1% (cfr. BES 2020 Istat pag. 76 e sgg).
Rispetto questi dati che compromettono il futuro non solo di centinaia di migliaia di giovani calabresi ma dell’intera comunità registriamo il silenzio delle istituzioni.
– Quali sono le azioni proposte dalla Consulta?
Per questo come Consulta regionale “Educazione, scuola, povertà educativa, infanzia e adolescenza” del Forum del Terzo settore, ci siamo mobilitati per una azione di advocacy mirante a difendere i diritti negati dei bambini, degli adolescenti e dei giovani calabresi, oltre che di tanti di noi genitori, educatori, operatori sociali. Aspettiamo un concreto riscontro da parte del Ministro Bianchi rispetto l’appello che abbiamo lui trasmesso. Aggiungo che come terzo settore avevamo avviato nei mesi scorsi una positiva interlocuzione con la capodipartimento del Miur Giovanna Boda, che era stata nominata reggente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria dopo una serie di arresti di dirigenti dello stesso ufficio, una collaborazione tra Miur e Terzo Settore calabrese che si è interrotta dopo che lei, per gravi motivi di salute, non è stata nelle condizione di proseguire nell’incarico. Abbiamo chiesto al Ministro di coprire la vacatio che si registra in un ufficio chiave del sistema educativo come l’USR con una nomina di altissimo livello rispetto le problematiche in corso.
–L’ estate sta finendo e il piano Scuola estate?
Sulla base di dati incontrovertibili riteniamo sia necessario sperimentare un approccio molto lontano dai PON tradizionali per la scuola che non hanno raggiunto negli anni gli obiettivi prefissati. Tra l’altro ci risulta che molte scuole calabresi, soprattutto quelle che avrebbero più bisogno di interventi innovativi, non siano state nella possibilità di attivare i Pon già finanziati dal Miur negli anni scorsi.
-Con la regione Calabria c’è dialogo?
Come Consulta incontreremo nei prossimi giorni l’assessore regionale all’Istruzione, Sandra Savaglio, sia per parlare di questi temi sia per parlare di un ulteriore bando regionale appena emesso sull’inclusione dei minori. Il problema serio è che, a causa degli svariati provvedimenti di chiusura delle scuole del presidente facente funzioni della regione, un numero elevato di bambini e ragazzi calabresi durante l’anno sono stati tagliati fuori dal sistema educativo poiché esclusi persino da una qualsiasi forma di didattica a distanza. La scuola dematerializzata in Calabria ha dovuto fare i conti con l’assenza di efficaci reti internet e la mancanza di device in molte famiglie in condizione di povertà. In tal senso riteniamo che la disuguaglianza di opportunità dei bambini e degli adolescenti calabresi sia diventata insostenibile. Molte scuole non hanno completato le procedure di appalto utili a mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali per la fruizione della didattica a distanza, e tutto ciò è passato sotto silenzio.
-Centri estivi ma ai più fragili chi ci pensa, se non c’è programmazione?
Infatti questi sono i temi da affrontare ed in tal senso il terzo settore con specifica competenza in ambito educativo unitamente a quei dirigenti scolastici e a quei docenti che hanno una visione adeguata alle problematiche rilevate possono dare un contributo di proposte utili ad immaginare uno sforzo di innovazione e di efficace programmazione.
-Quale proposta possibile per recuperare il gap delle crescenti povertà educative amplificate dalla pandemia?
Sul tentativo di riduzione del gap abbiamo predisposto un apposito documento di proposte che era stato sottoposto anche al Miur negli incontri intercorsi con la dottoressa Boda. Si era convenuto sulla necessità di promuovere una forte cooperazione inter-istituzionale in una ottica di cosiddetta “comunità educante”. Il concetto di comunità educante, un arcipelago concettuale, è da declinarsi nella regione come un modello di intervento educativo comunitario volto a ridurre le disparità attraverso una stabile alleanza tra scuola ed extra scuola.
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