Un viaggio in camper tra 5 regioni e più di 50 tra associazioni, cooperative e Comuni del Sud Italia per co-progettare e ri-generare insieme. L’iniziativa, realizzata NeXt – Nuova Economia per Tutti, insieme al Forum del Terzo Settore, continua un percorso di formazione iniziato nei mesi più difficili della pandemia, dedicato alle realtà che devono ripensare o rafforzare le proprie strategie, trasformando la crisi in opportunità. Qui il racconto della prima tappa in Sardegna e qui quello della Campania per arrivare poi alla volta della Puglia e della Basilicata.
Quando siamo entrati in Calabria alla fine di ottobere ci siamo accorti di come questo territorio sia stato solo sfiorato dall’emergenza COVID19 rispetto ad altre aree dell’Italia ma anche che qui c’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo più forte che altrove.
L’edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) evidenzia come ci sia ancora tanto da fare per la Calabria, essendo ancora posizionata penultima su molti dei 17 obiettivi. Se però si entra nel merito ci si accorge di come ci siano alcuni target molto positivi e dai quali ripartire per ri-generare il territorio, come ad esempio la superficie agricola utilizzata (SAU) investita da coltivazioni biologiche e quantitativi di fertilizzanti e fitofarmaci di circa la metà più bassi (target 2.4.1). Ci sono anche valori positivi per quantità di superficie di aree forestali in rapporto a quella totale terrestre (Coefficiente di boscosità pari a 44,1 rispetto a quello italiano di 36,8) e una maggiore percentuale di superficie destinata a Aree protette (26,6%). I decisori pubblici locali dovrebbero riprendere la Strategia sulla biodiversità che la Commissione europea in cui si prevede di destinare il 30% delle terre e dei mari a aree protette, tagliare l’uso degli agro-farmaci del 50% e quello dei fertilizzanti del 20%, e aumentare le superfici agricole coltivate con metodo biologico dall’8% ad almeno il 25%. Proprio per questa ragione il nostro primo appuntamento è stato casa di un sindaco, quello di Montegiordano, premiato nel 2021 come uno degli ambasciatori dell’economia civile, per capire quali politiche sta adottando un Comune impegnato sulla sostenibilità e sopratutto quali reti sta supportando a costruire per rispondere ai bisogni sociali e ambientali sempre più urgenti.
L’incontro con Rocco Introcaso è stato ricco di spunti e idee, intimo e strategico per capire come un territorio ricco di bellezza come quello di Montegiordano necessiti di diversi anelli di congiunzione che può realizzare il Terzo Settore locale. Anelli di congiunzione come il collegamento tra l’area “alta” più interna e ricca di arte con i suoi centinaia di murales e quella “bassa” in cui è presente un mare cristallino e un’azione di turismo responsabile da rafforzare attraverso alberghi diffusi e la promozione delle tipicità locali.
Anelli di congiunzione tra la popolazione più anziana e longeva del territorio, un luogo in cui conoscere e parlare con un centenario non è poi così difficile rispetto a quanto possiamo pensare, e una fetta più giovanile che parte e supera i confini del paese per non tornare più. La qualità della vità sembra essere un punto di incredibile forza dal quale iniziare la nostra conversazione e capiamo di come sia un ecosistema unico nel suo genere legato alla dimensione spaziale in cui il paese è posizionato. Parliamo di turismo e ripopolamento e di come l’azione di Rocco nel creare una vera e propria rete di comuni del territorio sia strategica e urgente per coordinare delle scelte che non possono essere prese in modo individuale.
Manca il tessuto associato, oltre alla Proloco non esistono tante realtà del Terzo Settore con il quale lavorare anche se le opportunità ci sarebbero. Dalla creazione di uno SPRAR che potrebbe sviluppare un percorso di inclusione lavorativa e sociale per la manutenzione di un’area boschiva ampia e inutilizzata fino ad oggi o realtà come ARCI che potrebbero animare a livello culturale il borgo, proprio a partire dal suo genius loci. Visitiamo il paese, davvero bello ed entriamo in uno dei recenti alberghi diffusi appena costruiti dove ci fermiamo la notte. L’indomani ci lasciamo con l’intento di supportare l’azione di coordinamento tra i Comuni del territorio e la costruzione di un’unica idea di sviluppo sostenibile che possa rispondere all’esigenza di ripopolare il territorio in Rete con il supporto del Terzo Settore cosentino.
Ci rimettiamo in sella al nostro #magiccamper e ci muoviamo in direzione Cosenza dove ci aspetta un caro amico e formatore di FQTS Silvio Cilento. Arriviamo nella sede di Arci Cosenza e incontriamo Silvio nella sede che hai colori del suo spirito e ci accoglie insieme alla sua collega Rosaria Alessia per raccontarci di tutte le cose belle che stanno facendo. Raccontiamo dell’incontro appena fatto e di come i circoli Arci possano essere degli anelli di congiunzione eccezionali per lo sviluppo di comunità e la rigenerazione dei borghi. In questo caso specifico, Arci potrebbe essere anche un riferimento per la progettazione sociale di un territorio ben più vasto che possa legarsi alle sei missione del PNRR che dovranno essere co-gestiti con gli attori del territorio.
L’appuntamento successivo ci porta nel centro di Cosenza per incontrare Federica Cipolla, la referente della formazione di MCL che ci accoglie nella loro sede per parlare di come il loro ets dovrebbe riposizionarsi nel territorio. In particolare, MCL si occupa da anni di attività di sportello e caf per diverse tipologie di utenti ma in particolari sui migranti sembra essere il loro servizio più riconosciuto tanto che anche da altri patronati e caf vengono mandati utenti stranieri di ogni tipo. E’ vero che la loro azione è gratuita e che supportare concretamente persone straniere di prima generazione non ci può improvvisare e bisogna affidarsi a chi lo sa fare ma questo capitolo sembra, come spessi accade ad alcuni ETS, una di quelle azioni inconsapevoli che non sono mai stati inseriti in una strategia di medio lungo termine. Chiediamo di codificare quel tipo di servizio e di fare in modo che ci sia un piano di sviluppo strategico che punti a diventare il punto di riferimento di tutto il territorio cosentino con risultati misurabili e benefici certi per coloro che richiedono il loro servizio. Ce ne andiamo pensando di come a volte la soluzione ai problemi di alcune associazioni sia a portata di mano ma che l’ostacolo più duro sia quello di mettere insieme la visione del vertice con quella della base e degli operatori. Collaborare davvero alla costruzione di strategie così come ci dice con forza e puntualità l’art. 46 della nostra Costituzione.
Il giorno dopo ci muoviamo verso l’Auser circolo Insieme Giovanni Giandonato. L’incontro è davvero partecipato e, grazie allo splendido lavoro della presidente Elena Hoo, incontriamo il consiglio direttivo dell’associazione per condividere le strategie di sviluppo sostenibile da adottare e in seconda battuta incontrare la base associativa per definire obiettivi e azioni nel breve. Siamo in tutto 20 persone tutte con esperienze e competenze molto solide che condividono ci pongono un grande interrogativo: aprirsi al territorio senza perdere l’identità pluriennale di Auser o non aprirsi per evitare che ci siano problemi di abbassamento della qualità dei loro servizi e un annacquamento dei loro valori.
Capiamo il dilemma che è tutt’altro che banale ma dopo una ricca discussione diciamo una cosa sulla quale crediamo molto. Senza apertura e una rete che sia inclusiva, soprattutto per i temi multidisciplinari che affronta Auser legati all’invecchiamento attivo, un ETS non reggerà il cambiamento di questi anni. Ma senza perdere una parte della propria identità non si può costruire nulla di solido.
Si creano due sotto gruppi, pro contaminazione e contro la contaminazione ma l’oggetto della discussione è sbagliato e dopo un costruttivo e animato dialogare si dice con fermezza che non possono esserci due gruppi quando si sta ripensando le strategie associative e che il mettere da parte un pezzo di identità quando si vuole costruire un soggetto comunitario non vuol dire perderlo. Ci lasciamo con l’idea di sperimentare questa apertura con lo strumento del Patto di Rete messo a punto da NeXt e sono sicuro che per la qualità delle persone incontrate si troverà una sintesi che sia win win per tutti/e.
L’ultimo giorno in Calabria è un uragano di emozioni. Il primo ETS dove ho lasciato letteralmente un pezzo del mio cuore è stato Il Sotterraneo Pro Gasperina. Un gruppo di giovani eccezionali che ha fatto della Restanza il loro obiettivo e la linea guida del loro agire. La parola Restanza è un concetto che ha sviluppato l’antropologo Vito Teti nel suo libro, pubblicato nel 2014, Pietre di pane. Un’antropologia del restare e di cui riportiamo qui di seguito il suo pensiero: Restare non è un fatto di pigrizia, di debolezza: dev’essere considerato un fatto di coraggio. Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta. Una novità rispetto al passato, perché una volta si partiva per necessità ma c’era anche una tendenza a fuggire da un ambiente considerato ostile, chiuso, senza opportunità. Oggi i giovani sentono che possano esserci opportunità nuove, altri modelli e stili di vita, e che questi luoghi possono essere vivibili. E’ finito il mito dell’altrove come paradiso.
Giovanni Lupica e Giovanna Messina sono due fuochi perpetui nel mare di Gasperina che da anni cercano di ripensare al modello di accoglienza, diffusa e sostenibile, del loro borgo attraverso la musica e la cultura. Sono a tutti gli effetti una Pro Loco estesa nei suoi fini e nella sua compagine sociale fatta di ragazzi/e che trovano nell’associazione un punto di riferimento per non andare via dal loro territorio ed essere protagonista di un rinnovamento culturale. Il volontariato è stato fino ad oggi l’elemento principale intorno al quale si sono concentrate le loro azioni ma in questo particolare momento storico e dopo 20 di attività si vuole pensare in grande e lavorare a un nuovo modello associativo che sviluppi una parte più orientata al lavoro e all’accoglienza.
Nella riunione presso la loro sede nel centro Gasperina incontriamo Maria, una maestra sarta che ci racconta di come quel territorio sia ricco di tradizioni per un particolare tipo di filato dimenticato e da riscoprire e che potrebbe essere il punto dal quale ripartire per loi sviluppo delle competenze di giovani che possano aprire una sartoria sociale. Maria ci ricorda nel frattempo di come le persone del posto, molti abitanti di Gasperina sono diventati protagonisti di quell’incontro, si sentano parte attiva dell’associazione e abbiano cominciato a donare alcune delle loro case abbandonate o da valorizzare come il recente albergo diffuso in cui saremo ospiti e in cui sorgerà il laboratorio tessile, ad oggi utilizzato pi+ secondo una funzione educativa.
Scendiamo in direzione di Soveria Mannelli un luogo dove l’impresa civile sembra germogliare con vigore. Infatti, non è solo il luogo di Rubbettino editore, una casa editrice simbolo della lotta alla ndrangheta, ma anche del Lanificio Leo, uno dei produttori di Gioosto con cui lavoriamo fin dal 2019. Il tragitto della pre-Sila è bellissimo e ci riempie i polmoni di ossigeno così che quando arriviamo da Emilio Leo siamo pronti per ascoltare la loro storia di riscatto del territorio di sviluppo di un comparto tessile, quello della lana difficile e poetico che non ha nulla da invidiare altre aziende tessili presenti nel nord Europa.
La sfida che ci compare all’orizzonte di Soveria Mannelli è quella presente negli occhi di Emilio nel ricostruire un vero e proprio distretto di moda etico a ciclo chiuso anche se il lavoro è in salita e la stra è lunga mi pare un bellissimo sogno. Poco distante si trova invece un’azienda di vino biologico Le Moire che fa uno dei più buoni vini che abbiamo mai assaggiato. Paolo Chirillo ci racconta di come è iniziata la sua avventura e le nuove sperimentazioni che sta provando per ottimizzare tutto il processo di raccolta e valorizzazione del mosto. Odori nuovi e mai sentiti entrano nelle mie narici e si aggrappano con forza per tutto il viaggio a seguire.
Proseguiamo il nostro viaggio ritornando nella costa Jonica per incontrare i produttori della birra SolidAle che oltre a fare prodotti di grande qualità sono riusciti a mantenere costante il lavoro di inclusione sociale e lavorativa fatta con le persone con disabilità. Ce ne andiamo con una birra d’autore prodotta con l’anice nero della Calabria. Senza parole.
Concludiamo il nostro viaggio ritornando a Gasperina e mangiando con il gruppo dell’associazione che ci fa sentire anche a noi parte di quell’ETS. Mangiamo prodotti meraviglio e vediamo una delle loro specialità artistiche, il ballo della Tarantula che è anche il simbolo della loro associazione e cantando musiche di briganti chiudiamo una giornata piena. Ritorneremo, presto.
*Luca Raffaele, direttore di NeXt – Nuova Economia per Tutti
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