Nessuno sceglie in quale parte del mondo vivere, è il caso che decide per ognuno di noi. Per questo chi è più fortunato ha il dovere di aiutare il suo prossimo a salvarsi. È con questa idea che Alessandro e Federica Gigliarano hanno aperto le porte di casa a giovani rifugiati, con il progetto “Liberi di volare”, realizzato dal Comune di Padova con Refugees Welcome e la cooperativa Orizzonti
Alessandro Gigliarano e Federica Gavin quando ascoltano notizie di guerre, carestie o estrema povertà si fanno sempre una sola domanda: «Se la nostra famiglia fosse in pericolo di vita, come vorremmo essere aiutati?». La risposta che si danno è sempre la stessa: «Vorremmo essere accolti in un luogo sicuro. In una famiglia». Per questo da anni non esitano ad aprire la porta di casa a chi ne ha bisogno. I due coniugi, il figlio Jacopo e i loro tre cani negli ultimi anni hanno ospitato nella loro casa nel quartiere Palestro di Padova prima uno studente scozzese in Italia per motivi di studio (2019), poi una famiglia ucraina (2022) e da luglio 2023 una ragazza afghana.
«È solo il caso che ci ha fatto nascere nella parte ricca del mondo», spiega Alessandro, «non abbiamo meriti. Siamo solo più fortunati di altri. Per questo sentiamo di dover ringraziare la vita, accogliendo e dividendo con altri quel che abbiamo».
Quando il 24 febbraio 2022 le forze armate della Federazione russa hanno invaso l’Ucraina e la popolazione in fuga ha cercato protezione in Europa, il comune di Padova ha avviato vari progetti di accoglienza in famiglia. «Non ci abbiamo pensato due volte», racconta Federica, «ci siamo resi subito disponibili. A marzo dello scorso anno abbiamo ospitato mamma Svetlana e i suoi due bambini Alessandra e Anton. Ma qualche mese dopo lei è voluta tornare in patria per essere vicina al suo popolo. Le abbiamo proposto di tenere con noi i bambini in Italia, ma non se l’è sentita di lasciarli. Continuiamo a sentirci per telefono e siamo molto in ansia per loro, perché ormai fanno parte della nostra famiglia».
La ventitreenne Fazila Afzali, invece, è arriva per caso nella famiglia Gigliarano-Gavin. «Lo scorso marzo eravamo in udienza dal Papa insieme alle famiglie italiane che avevano accolto profughi ucraini», racconta Federica. «Nel grande salone c’erano anche tante ragazze afghane e i volontari della comunità di Sant’Egidio ci hanno proposto di accogliere una di loro».
Ritornata a Padova, la famiglia Gigliarano ha contattato Refugees Welcome Italia che insieme alla cooperativa Orizzonti collabora con il comune al progetto di accoglienza in famiglia “Liberi di volare“, finanziato dall’Associazione nazionale comuni italiani-Anci con i fondi dell’8 per mille. Il progetto, che proseguirà fino ad aprile 2024, ha l’obiettivo di promuovere l’autonomia delle persone rifugiate.
È così che Fazila, occhi nocciola e lineamenti orientali, è entrata in famiglia. La ragazza è arrivata in Italia ad agosto 2021. Ha richiesto e ottenuto la protezione internazionale. Ha vissuto in varie case famiglie, poi è arrivata all’interno del Sistema accoglienza e integrazione (Sai) di Padova e lo scorso luglio a casa di Alessandro e Federica.
«Quando sono arrivati al governo i Talebani», racconta Fazila, «ho preso il mio zaino e, senza dire niente a nessuno, sono andata all’aeroporto di Kabul nella speranza di riuscire a salire su uno di quegli aerei che partivano per l’Occidente. Non potevo pensare di trascorrere la mia vita in casa a ricamare. Nel mio paese prima dei Talebani studiavo, sognavo una vita indipendente: dei miei fratelli ero io la più rumorosa, sempre in movimento».
Fazila è una giovane donna desiderosa di essere artefice del suo futuro. Non vuole raccontare molto di quello che ha lasciato nel suo villaggio vicino Kabul. Non vuole ripensare alla sensazione di paura provata in quell’aeroporto. Fazila guarda al futuro. Al tirocinio che sta terminando nella residenza per anziani di Vigonza, vicino Padova. Al nuovo lavoro come cameriera che inizierà fra pochi mesi. Al corso di italiano che sta frequentando e al sogno di ricominciare a studiare.
Mantiene rapporti con i suoi parenti sparsi per l’Europa ed è in contatto con la sua famiglia in Afghanistan: per parlare al telefono con lei, suo padre è costretto a spostarsi in un villaggio a sei ore di distanza dal suo, per prendere la linea.
«I nostri amici», conclude Federica, «all’inizio erano un po’ stupiti da questa nostra scelta di accogliere persone straniere in casa. Poi hanno iniziato a partecipare anche loro alla nostra vita di famiglia aperta al mondo. La cosa bella è che siamo stati di esempio per molti di loro che sono, a loro volta, diventati delle famiglie accoglienti».
Nella foto di copertina Fazila Afzali con Alessandro, Federica e Jacop (Foto: Gigliarano-Gavin)
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