Federica Gasbarro

«Ambiente: la parola chiave dei giovani non è apocalisse, ma speranza»

di Marco Dotti

«Non siamo fanatici, siamo determinati. Non siamo sprovveduti, ci impegniamo a studiare. Non ci muoviamo spinti da ideologie, ma da una certezza: la terra è la nostra casa comune». Questa è la convinzione di Gasbarro, una delle attiviste per il clima più conosciute nel mondo

Venticinque anni, prossima biologa, Federica Gasbarro è tra le attiviste per il clima più conosciute. Il suo Diario di una striker. Io e Greta per il clima dalle piazze all'Onu (pp. 240, euro 15,90) è uscito da poco per Piemme. «Non siamo fanatici, siamo determinati. Non siamo sprovveduti, ci impegniamo a studiare. Non ci muoviamo spinti da ideologie, ma da una certezza: la terra è la nostra casa comune, questa la convinzione dell'attivista, che abbiamo incontraro.

Il suo diario è scritto con un tono positivo. Si legge, sullo sfondo, un messaggio chiaro: «possiamo farcela». Eppure, le accuse rivolte agli striker sono sempre le stesse: allarmismo, catastrofismo…
La parola chiave dei nostri tempi non è «apocalisse», ma «speranza». Perché se è vero – ed è vero – che stiamo affrontando una vera crisi ambientale e esistenziale, ma è anche vero che abbiamo ancora tempo. Abbiamo 8-10 anni per riuscire a cambiare rotta. Ma proprio per cambiare rotta dobbiamo lsguardare al meglio possibile, non al peggio che molto vorrebbero o negare o considerare già una certezza.

Sempre nel suo libro, Diario di una striker, lei dà una serie di consigli pratici, per essere sostenibili nel quotidiano
Lo faccio proprio per dimostrare che tutti dobbiamo aprirci al cambiamento, perché tutti ne siamo responsabili. Il gesto più piccolo, che in sé può sembrare insignificante, diventa carico di conseguenze e di significato vero quando diventa il gesto di uno dei molti. Dobbiamo chiedere e dobbiamo pretendere che “loro” facciano. Ma se “loro”, i governanti, non ascoltano noi attraverso le nostre scelte di consumo e investimento responsabili possiamo orientare l’economia e le politiche delle grandi aziende.

In una pagina del libro, si parla di un altro passaggio: non servono "buone azioni", ma azioni buone perché efficaci.
C'è una grande differenza, come una grande differenza c'è tra l'essere bravi ed essere efficaci. Possiamo essere bravi organizzando uno strike riuscito bene. Ma per essere efficaci serve un salto di qualità.

Il movimento Fridays for future è riuscito a fare questo salto?
È riuscito e ha aiutato molti a farlo. Il fatto che il movimento continui, portando proposte, idee, promuovendo impegno concreto è il segno della sua efficacia. Un'efficacia che si basa sulla scienza, sulla fatica e sua gioia di tanti giovani che alla seduzione delle opinioni, stanno preferendo l’impegno sul concreto. La scienza è il presupposto di un lavoro comune, fatto di impegno, studio, condivisione e ricerca dell’efficacia. Dobbiamo essere efficaci per compiere belle azioni e cambiare le cose.

Ragazze e ragazzi, ma anche bambini…
I
più piccoli capiscono tutto e sono i primi a aiutare i genitori in questo cambiamento. I bambini chiedono di sapere, si appassionano alla natura, al clima, all’ambiente. Si prendono cura delle piccole cose, quando imparano a coltivare una piantina, la vedono crescere e da lì innescano il cambiamento.

Non “giovani”, ma generazioni: è questa una novità rappresentata dai Fridays for Future…
Le generazioni di oggi e quelle di domani, unite in un patto per la terra. Il futuro per noi non è un generico orizzonte, ma la sola possibilità che il presente può darsi per essere davvero tale.

A Davos si è da poco concluso il World Economic Forum. Pieno di leader e giornalisti, è parso più una vetrina che un luogo di vere decisioni…
Davos conta ben poco rispetto a COP25. Il tempo passa, corre veloce e a dispetto della retorica vediamo Stati che hanno la sfacciataggine di rimandare le decisioni. Il problema grave non sono gli accordi non presi. Il problema è che gli accordi presi sono stati rimandati: il che significa che i decisori non hanno capito nulla. Dobbiamo fare pressione, spingere perché non si temporeggi più. Mettere i decisori con le spalle al muro o al muro ci troveremo tutti.

C’è chi vi imputa un’eccessiva spettacolarizzazione sui media. Troppa presenza, troppi libri, troppe interviste…
Abbiamo un messaggio: «salviamo il futuro!». Un messaggio più importante di qualsiasi mezzo. Per questo non ci neghiamo mai. Ogni media è importante, anche per smuovere una sola coscienza. Per questo continueremo e continueremo ancora.

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