Agricoltura

Alla Forestina nei campi si coltiva l’accoglienza

di Antonietta Nembri

Iniziative didattiche, attività a favore dell'ambiente e inclusione lavorativa con progetti a favore di migranti e persone con disabilità: sono questi gli ingredienti di un esempio virtuoso di agricoltura sociale che arriva dal territorio milanese

Un bosco millenario alle porte di Milano, è il Bosco di Riazzolo ed è in questa zona, nel parco Agricolo Sud, che ha sede la Cascina Forestina inserita in un’area protetta caratterizzata da un reticolo di rogge e fontanili. «Stiamo parlando di un ambiente ben conservato a Ovest di Milano, fortunatamente siamo inclusi in un’area di interesse naturalistico», racconta Niccolò Reverdini, referente dell’azienda agricola (fondata nel 1995 come azienda individuale e dal 2015 società semplice agricola di Reverdini e Sebastiano Canavesio). «Siamo entrambi del 1965 e ci siamo costituiti in società proprio per avere più forza e sostenere le nostre azioni in difesa della biodiversità». L’agricoltura biologica del resto ha caratterizzato la produzione della Forestina, così come la difesa di razze autoctone come la Bovina Varzese e il Pollo Milanino, razze in via d’estinzione. «Fin dall’inizio abbiamo cercato di curare le relazioni con la città di Milano e con le realtà dell’Ovest milanese» continua Reverdini. «realizzando fin da subito attività didattiche e culturali».


Qui sopra Niccolò Reverdini con Alì Seidu

L’agriturismo, la vendita diretta ai consumatori attraverso i Gas (Gruppi di acquisto solidale) e l’attenzione al rapporto tra paesaggio rurale e tradizione letteraria non sono che i primi passi per una presa di coscienza che porta Reverdini ad abbracciare nel 2013 diverse attività di agricoltura sociale. Per spiegare come questo sia stato un passaggio naturale ricorda l’inizio delle Bucoliche di Virgilio «Titiro invita il migrante Melibeo a restare in cascina offrendogli un giaciglio e una cena frugale. L’ospitalità fa parte del Dna della nostra azienda. Fin dall’antichità la società rurale si configura come il luogo del dialogo e dell’accoglienza», chiosa.

Attorno al nostro tavolo abbiamo il mondo. Quando si condivide la vita ci sono pochissime ragioni per non vivere insieme tranquillamente e senza tensioni

Niccolò Reverdini


Una delle caratteristiche de La Forestina è la difesa di razze autoctone come la Bovina Varzese e il Pollo Milanino

Un’altra caratteristica è quella di aver curato «fin dall’inizio il rapporto e la relazione con la città di Milano e le realtà dell’Ovest milanese. Abbiamo cominciato con attività didattiche e culturali poi grazie a un aggancio di Acli Terra abbiamo iniziato un rapporto con il Centro di mediazione al lavoro del Comune di Milano (Celav) e nello stesso tempo siamo stati contattati dall’a cooperativa sociale Accoglienza & Integrazione e abbiamo fatto una prima esperienza di lavoro con persone che avevano alle spalle problemi di dipendenza da alcool o carcere», ricorda Reverdini. Un’esperienza positiva che si è ampliata agli extracomunitari. «Il primo a venire da noi è stato Alì Seidu, un rifugiato proveniente da Ghana e che si era convertito al cristianesimo nel suo Paese d’origine. Con noi ha fatto il tirocinio dopo che si era formato nel settore dell’agricoltura biologica in orticoltura, da noi ha seguito anche l’allevamento ovino e avicolo e la manutenzione boschiva». Un’esperienza positiva per Alì che prima è stato assunto con un contratto di apprendistato triennale e poi con quest’anno è stato assunto con un contratto agricolo continuativo. «Oggi Alì è un operaio agricolo qualificato e al suo fianco oggi ci sono due tirocinanti che hanno delle borse lavoro e lui è uno dei tutor» spiega. E Alì non l’unico extracomunitario assunto dall’azienda agricola «quando da noi è venuto un giovane senegalese, Moussa, che rischiava l’espulsione, ma noi l’abbiamo assunto per garantire la continuità del lavoro».

Da voi ho scoperto verze, cavolfiori, rape viola, cardi… insomma tante verdure per l'inverno

Alì Seidu

In Italia dal 2011 Alì Seidu (a sinistra nella foto) dopo due anni ha iniziato a fare tirocini di tre mesi in diverse cascine prima di approdare alla Forestina «La grande differenza con quello che facevo a casa mia è che qui ci sono tante macchine, noi lavoravamo soprattutto con le mani e poi il terreno è diverso come anche alcuni prodotti che non conoscevo» racconta Alì con il suo buon italiano. «Per me qui è tutto molto bello, il lavoro agricolo non è poi così difficile. Ora che faccio il tutor la maggior difficoltà è la lingua. A volte arrivano dei ragazzi che non sanno ancora bene l’italiano allora devi far loro vedere in pratica cosa bisogna fare». Alì ha un sogno: «Rimanere in Italia, trovare casa e metter su famiglia», Il suo messaggio, rivolto soprattutto ai giovani che non vorrebbero fare gli agricoltori è che «quello nei campi è un lavoro che ha una sua bellezza, oltre che una sua dignità».

Una caratteristica del lavoro alla Forestina è che a mezzogiorno si pranza tutti insieme: «Attorno al nostro tavolo abbiamo il mondo. Alle nostre tavolate c’è chi arriva dal Ghana come Alì e poi Senegal, Mali, Gambia e ancora Mauritius e Filippine. Nel nostro settore, quello agricolo i migranti esprimono delle qualità notevolissime per la qualità del lavoro, nella capacità di integrazione» sottolinea Reverdini. «Quando si condivide la vita ci sono pochissime ragioni per non vivere insieme tranquillamente e senza tensioni».

Quello con i migranti non è l’unico fronte sociale aperto. «Sono sempre stato preoccupato del fatto che la nostra non fosse una cooperativa agricola sociale anche perché lì ci sono diverse persone preparate per realizzare dei tirocini con persone diversamente abili. Poi due anni fa abbiamo fatto un’esperienza molto bella con il Consorzio Farsi Prossimo: un corso di 50 ore con Federico, un ragazzo con disturbi dello spettro autistico. Aveva notevoli attitudini al lavoro agricolo e le attività nel bosco e nell’orto lo tranquillizzavano. Oggi questo giovane dopo due mesi di lavoro da noi ha avuto una crescita notevole anche nella sua autonomia. Questa esperienza ci ha indotto ad avere fiducia e abbiamo proseguito con le iniziative in questo settore. Al momento è in corso il tirocinio curriculare di un giovane di Cisliano (nella foto accanto a una siepe appena potata) che studia all'istituto dei salesiani di Arese e che ha delle disabilità cognitive» racconta ancora Reverdini.

Nasce da questa fiducia una delle ultime esperienze di agricoltura sociale in ordine temporale della Forestina: l’alternanza scuola-lavoro con una particolare attenzione ai ragazzi con disabilità cognitiva. Particolarmente significativa quella con due gemelli di Cusago (piccolo centro alle porte di Milano) con un percorso scolastico personalizzato, «Joshua e Benjamin hanno fatto esperienza sia nell’orticoltura sia nella ristorazione (La Forestina è anche agriturismo). I due fratelli hanno lavorato anche alla manutenzione del bosco ed è andata benissimo i due ragazzi sono rimasti molto contenti. Noi siamo fiduciosi del fatto che da questa iniziativa e grazie al fatto che siamo inseriti nel progetto di Agricoltura sociale Lombardia si possa fare anche molto altro».


Qui sotto i fratelli Joshua e Benjamin durante l'esperienza a La Forestina tra gli animali e nelle attività al bar e in cucina

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Per Reverdini c’è un unico “limite”: «Noi siamo una realtà piccola dove ognuno di noi fa un po’ di tutto, mentre la formazione è impegnativa e delicata per questo speriamo, grazie ad alcuni bandi, di intercettare degli aiuti che ci permettano di implementare l’aspetto formativo». Due le convenzioni al momento attive: una con il liceo Marconi di Milano e una con i padri salesiani di Arese.
Ma alla Forestina sono convinti di una cosa: le buone prassi su un buon terreno fioriscono e danno frutto.

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