Far crescere la consapevolezza nelle famiglie dell'importanza delle buone pratiche per influenzare positivamente lo sviluppo dei bambini, l’ambiente familiare di apprendimento e contribuire a prevenire diseguaglianze e povertà educativa e socio-economica. È questo il principale obiettivo di Un Villaggio per Crescere, progetto proposto e coordinato a livello nazionale dal Centro per la Salute del Bambino, e che rientra nel progetto “Crescere nel Villaggio”, cofinanziato dall’Impresa Sociale "Con i Bambini" e The Human Safety Net – Programma Ora di Futuro.
A Modena, il Villaggio è stato avviato presso l’emporio sociale Portobello, grazie alla collaborazione dei partner locali Porta Aperta, Associazione Futuro e Associazione Culturale Pediatri Emilia Romagna, entrando a fare parte di una rete di circa 30 sedi in Italia e distinguendosi per essere l’unica sede che sperimenta la sinergia con un’attività di emporio solidale, costituendosi così come progetto pilota sotto questo aspetto.
«Dall'avvio del progetto, dallo scorso luglio a oggi, Un Villaggio per Crescere Modena conta l'ingresso di ben 80 famiglie per un totale di circa 150 bambini – spiega Paolo Negro, coordinatore Portobello – Di queste, sono almeno una ventina le famiglie che vediamo con intervalli regolari».
Nelle ultime settimane, a causa della guerra in Ucraina, i numeri sono in aumento: sono infatti circa 300 le famiglie profughe ucraine a cui Portobello (gestito dall'associazione Porta Aperta di Modena) distribuisce quotidianamente generi alimentari, numero che si aggiunge all’ordinaria utenza dell’emporio che, dal 2013, da quando ha aperto, ha raggiunto migliaia di famiglie.
Abbiamo visto adulti e bambini giocare insieme, farsi forza a vicenda e abbiamo visto tanti visini stupiti nello scoprire che anche con gli oggetti più semplici e comuni ci si può divertire, nonostante tutto.
La maggior parte delle famiglie profughe ucraine che accede all’emporio è composta anche da bambini che, a loro volta, accedono al Villaggio: «Nelle ultime settimane, la parola "incontro" ha assunto qui un significato diverso, ancora più forte e intenso di quello che questo vocabolo, che secondo noi è anche un sentimento, naturalmente esprime – affermano le educatrici Elisa Leoni ed Erica Magnani – La guerra in Ucraina sta cambiando la vita di tutti noi, e stiamo imparando con i fatti cosa vuol dire accogliere, mettersi a disposizione, condividere, incontrare e incontrarsi. È quello che tutti i giorni fa Portobello ed è quello che stiamo facendo noi al Villaggio di Modena incontrando e regalando qualche ora di svago ai tanti, nuovi piccoli amici, che negli ultimi tempi si sono aggiunti al nostro gruppo. Si sono create situazioni molto intense e stimolanti, sono state vinte paure e timidezze, sono spuntati sorrisi che non ci aspettavamo. Abbiamo visto adulti e bambini giocare insieme, farsi forza a vicenda e abbiamo visto tanti visini stupiti nello scoprire che anche con gli oggetti più semplici e comuni ci si può divertire, nonostante tutto. Tra loro c'è la dolce Alina, bimba profuga ucraina di sei anni, giunta a Modena con la sua famiglia: l'altro giorno era intenta a disegnare e colorare quando all'improvviso la vediamo alzare la testa dal foglio per regalarci un sorriso grandissimo: ecco, questa è stata la gioia più grande di questa settimana!».
Non solo, quindi, cibo per il corpo ma anche per la mente: i destinatari del progetto sono i bambini da 0 a 6 anni e le loro famiglie, che si rivolgono a Portobello. Famiglie fragili dal punto di vista economico che beneficiano dell'aiuto alimentare dell’emporio ma anche di altre forme di supporto, come quella in ambito educativo e relazionale offerta dal Villaggio. «Si rivolgono a noi famiglie che non hanno solo difficoltà economiche ma anche inerenti alla quotidianità, che hanno difficoltà ad esempio a relazionarsi con il proprietario dell'appartamento dove vivono o con gli insegnanti dei propri figli – raccontano Leoni e Magnani – Ci chiedono informazioni su come orientarsi in città, come i riferimenti per accedere alle case popolari oppure si confrontano con noi sui loro figli maggiori, fratelli dei bambini che accedono al Villaggio, che magari hanno problemi legati alla dislessia o altre difficoltà che si evidenziano a scuola, per capire a quali servizi competenti rivolgersi».
Le nazionalità delle famiglie che accedono al Villaggio di Modena sono le più diverse: ucraina (assai aumentata in queste ultime settimane), moldava, marocchina, pakistana, italiana sono quelle prevalenti.
Tra di loro c’è Elena, una mamma ucraina che vive a Modena da molto tempo e ogni settimana con la sua piccola Anastasia, di cinque anni, si reca a Un Villaggio per Crescere: «L'anno scorso, a causa del Covid, ho perso il lavoro – racconta Elena – e prestavo servizio in un'impresa di pulizie ma a causa della pandemia il lavoro è calato tanto e non è stato possibile proseguire. Così, visto che in famiglia al momento lavora solo mio marito, mi sono rivolta ai Servizi Sociali che mi hanno indirizzata all'emporio sociale Portobello dove ho conosciuto il Villaggio. Per me e mia figlia è un luogo speciale, dove trascorrere qualche ora di spensieratezza in questo momento tremendo».
Elena ha un fratello che vive in Ucraina e queste settimane, per lei e la sua famiglia, sono davvero dure. «Anche mio marito è di origine ucraina e viviamo a Modena da 21 anni, la nascita di Anastasia per noi è stata un miracolo – sorride Elena – Quando la vedo al Villaggio circondata dagli altri bambini che la coinvolgono in continuazione per disegnare e giocare insieme, mi sento bene. Lei è felice quando andiamo a trovare le tate del Villaggio, e lo sono anch'io».
Quando la vedo al Villaggio circondata dagli altri bambini che la coinvolgono in continuazione per disegnare e giocare insieme, mi sento bene. Lei è felice quando andiamo a trovare le tate del Villaggio, e lo sono anch'io
Presso l’emporio è stato allestito uno spazio gratuito dove vengono svolte con la facilitazione di operatori e volontari appositamente formati, attività di dimostrata efficacia per lo sviluppo del bambino e per la relazione con l’adulto. L’obiettivo è fornire alle famiglie spunti, indicazioni e materiali utili per riprodurre le attività in famiglia, secondo i principi dell’Early childhood development – Ecd e delle buone pratiche “fin da piccoli”. Genitori e bambini trascorrono tempo di qualità insieme con attività quali lettura, esperienza musicale, gioco, utilizzo consapevole e condiviso delle tecnologie digitali e tanto altro.
«Fondamentale è la rete che si è creata con i partner di progetto – conclude Negro – Nei prossimi mesi, in particolare, vorremmo organizzare con l'Associazione culturale pediatri Emilia-Romagna dei momenti di incontro formativi e informativi per le famiglie su temi di interesse che andremo a condividere in base ai bisogni che emergono».
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