cultura & integrazione

Abdullahi, dal campo profughi alla facoltà di Mario Draghi

di Rossana Certini

Scappare dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla fame per studiare. Questo il sogno di molti giovani rifugiati che grazie all'aiuto delle organizzazioni umanitarie e alla disponibilità degli atenei italiani raggiungono il nostro Paese per intraprendere gli studi universitari. VITA ha raccolto le storie di alcuni di loro

Abdullahi Muhammad ha 26 anni ed è arrivato in Toscana nel novembre del 2022 grazie al progetto Unicore dei corridoi universitari per i rifugiati promosso da Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati. Ha così potuto lasciare il campo profughi del Niger e iscriversi al corso di laurea magistrale in International relations and european studies della scuola di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università degli studi di Firenze.

Una facoltà, oggi scuola, di grande prestigio in cui si è laureato Sandro Pertini, dove hanno insegnato Giovanni Spadolini, , Giovanni Sartori, Antonio Cassese. E dove l’ex-premier Mario Draghi è stato per dieci anni nella cattedra di Politica monetaria, mentre Mario Luzi insegnava Letteratura francese.

So di aver avuto una grande occasione per costruire il mio futuro e sarò sempre grato all’Italia per questo

— Abdullahi Muhammad

«Sono entrato nel progetto dell’Agenzia delle Nazioni Unite», spiega Abdullahi, «attraverso la piattaforma on-line e ho scelto Firenze perché è una delle facoltà di eccellenza per gli studi che volevo fare».

L’Università toscana, infatti, nel gennaio del 2020 ha aderito al Manifesto dell’Università inclusiva promosso da Unhcr con lo scopo di «favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e alla ricerca, e promuovere l’integrazione sociale e la loro partecipazione attiva alla vita accademica». Da allora è partner del progetto Unicore che nelle sue prime edizioni (dal 2019 al 2022) era rivolto solo ai rifugiati residenti in Etiopia mentre nell’ultima edizione ha aperto, anche, ai cittadini di Camerun, Niger e Nigeria.

«Penso spesso ai miei amici rimasti in Niger», prosegue Abdullahi, «li incoraggio a non demordere e a credere nei loro sogni come ho fatto io. Certo è importante il sostegno che ho avuto dall’Unhcr, dalla Caritas e dalla diaconia Valdese perché mi hanno aiutato a muovere i primi passi qui a Firenze. Di mio cerco di integrarmi, anche, praticando sport. Sono appassionato di calcio. Giocare con i miei amici italiani mi aiuta anche a imparare la lingua. So di aver avuto una grande occasione per costruire il mio futuro e sarò sempre grato all’Italia per questo. Studiare qui mi sta arricchendo molto umanamente perché sto avendo l’opportunità di creare intorno a me una rete di conoscenze che mi accompagneranno nel mio futuro personale e professionale che spero sia in un’Organizzazione non governativa».

immagine concessa da Abdullahi Muhammad

La situazione in Niger è sempre più grave. Come ha spiegato a VITA il comasco Andrea Veronelli, esperto di sviluppo rurale, rientrato lo scorso agosto dall’Africa: «Il colpo di stato nel paese, con la destituzione del presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni fa, rischia di annullare gli sforzi di sviluppo del paese, che è al terz’ultimo posto tra i paesi al mondo per “indice di sviluppo umano”, e di far esplodere una crisi alimentare che potrebbe coinvolgere fino a 3 milioni di persone».

Secondo i dati di Save the Children Italia, pubblicati lo scorso gennaio, in Niger quasi 3 milioni di persone, pari al 10% della popolazione, soffriranno la fame nei prossimi 6 mesi, a causa della crisi climatica e dell’incremento di rifugiati che arrivano per sfuggire per lo più alla violenza in Nigeria.

Una situazione che si spera non impedisca al progetto Unicore di proseguire perché lo studio è un diritto umano fondamentale e dev’essere garantito e protetto.

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