La Toscana nel fango
Storie di alluvione, l’ex-sottosegretario e il volontario
Gabriele Toccafondi, 50 anni, ex sottosegretario al Miur, fiorentino di Sesto, racconta la sua esperienza di volontario per caso nella vicina Campi Bisenzio, trascinato dai figli. Marcello Pescheta è invece un volontario di protezione civile "mobilitato" nella colonna nazionale di Anpas"
di Alessio Nisi
Stanchi, stremati dalla fatica, tristi per quanto accaduto, ma con una pienezza dentro che potremmo chiamare “contentezza” (anche se è un termine che poco si addice ad una tragedia), per essere stati di aiuto alla comunità, quelle donne e quegli uomini sommersi dal fango di Campi Bisenzio, una delle aree più colpite dall’alluvione che ha colpito la Toscana fra ottobre e novembre. Provati e felici. Magari con le mani arrossate e i capelli sporchi. «Hanno indossato una tuta quasi usa e getta che gli hanno dato sul posto, messo scarponi malandati, pala e carriola, divisi per squadre, giravano per le strade, si affacciavano nei garage e stavano finché c’era da dare una mano». Sono tornati a casa in queste condizioni i due figli, uno ventenne, una di quattordici anni, di Gabriele Toccafondi, 50 anni, ex sottosegretario al Miur, fiorentino di Sesto, oggi dirigente di strutture per anziani.
Fare del bene per se e per gli altri non ti fa sentire la fatica. L’esempio dei nostri figli ci ha veramente impressionato
Gabriele Toccafondi
Una spinta irrefrenabile
«Il venerdì tutta la zona di Pistoia, Prato, fino alla piana fiorentina è andata sott’acqua», racconta, «un’alluvione molto violenta che ha devastato tante aziende della la zona industriale e tante case. È stata una devastazione vera, qualcosa che andava ben oltre di quello che si vedeva in televisione», rimarca, «al punto che i nostri due figli, Niccolò e Caterina, partono subito ad aiutare. Il primo si mette a disposizione di amici a liberare il piano interrato di casa. Il giorno dopo il liceo di Caterina viene chiuso (più di 1000 studenti, di questi, 500 sono stati impegnati a Campi Bisenzio) e i ragazzi si organizzano per andare ad aiutare le popolazioni: spalare il fango e togliere acqua». Dicevamo dei due figli di Toccafondi. Un esempio per papà e mamma Isabella. «Eravamo preoccupati per loro, certo, ma è stata una spinta irrefrenabile». Al punto che nel pieno dell’emergenza alluvione anche loro si sono uniti ai soccorsi.
Tanta gente a disposizione
«Non so se succede in altre parti del mondo», racconta Toccafondi, «ma ho visto tanta gente mettersi a disposizione, in modo del tutto spontaneo. Io e mia moglie ci siamo detti: perché noi no? Abbiamo sentito il nostro parroco, che aveva necessità di portare sul posto tute e guanti, abbiamo riempito le macchine, raggiunto il punto di smistamento dei volontari e abbiamo iniziato a girare, mettendoci in coda, chiedendo dove era utile intervenire, aiutando a svuotare le cantine e a gettare il materiale». Per noi, racconta sempre Gabriele, «non è stato niente di speciale, quello che abbiamo fatto noi l’hanno fatto in tanti». Un’esperienza da cui Gabriele e Isabella sono tornati con le stesse emozioni dei loro ragazzi. «Stanchi ma contenti. Quando si fa del bene se ne riceve altrettanto».
Una ricchezza assoluta
Oggetti. Che poi sono i ricordi di una vita. «Vedere uomini e donne di una certa età che si fermavano con gli occhi davanti a quegli oggetti, ormai da gettare, è stato commovente». Un fiume di gente che si è riversata nelle strade l’avevamo già visto neanche troppi mesi fa. In Emilia Romagna è successo esattamente questo. «Abbiamo un sistema di Protezione Civile molto avanzato, ma da noi c’è un movimento, mi verrebbe da dire “di popolo”, che rappresenta una ricchezza assoluta. Ho visto lavoratori, gente in cassa integrazione, giovani, anziani, le società sportive, le scuole, auto organizzarsi e partire».
Gli angeli del fango
Da un angelo del fango ad un volontario. A Campi Bisenzio è operativo, tra le fila dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – Anpas (che pubblica anche un podcast con gli aggiornamenti sull’alluvione), anche Marcello Pescheta, 39 anni, di Aprilia (cittadina in provincia di Latina, nel Lazio), impiegato in un corriere di spedizioni. Anpas è in zona con 75 volontari e 36 tra automezzi e attrezzature per lo svuotamento. Già impegnato nelle Marche e nell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna a maggio, con 25 anni di volontariato alle spalle, Marcello si è trovato anche in Toscana a lavorare spalla a spalla con «gli angeli del fango, il volontariato spontaneo. Una risorsa infinita. Sono tantissimi, veramente tanti e sono una risorsa utilissima, ma andrebbero coordinati».
Come in Emilia Romagna
Marcello spiega che «la colonna nazionale Anpas si trova a Campi Bisenzio, siamo operativi su due aree della città. Stiamo facendo l’impossibile per permettere alle persone colpite da questo evento di tornare alla normalità». Ricorda poi che «a Campi Bisenzio ho trovato la stessa situazione delle Marche e dell’Emilia Romagna. La popolazione è stata colpita da un’ondata di acqua e fango all’improvviso, con la mancanza di acqua (fino ad ieri) e di elettricità».
In apertura e nel testo foto per gentile concessione di Gabriele Toccafondi
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