Volontariato

Storie 4 Change

Dal 4 al 17 dicembre a Palazzo Valentini di Roma sarà di scena la mostra fotografica dell’organizzazione non profit Shoot 4 Change

di Lorenzo Alvaro

Shoot 4 Change (S4C), l’organizzazione non profit di volontariato fotografico, intende dare voce a chi non ha la possibilità di essere ascoltato o visto. I fotografi volontari di S4C sono impegnati quotidianamente a raccontare le situazioni di crisi e disagio sociale ed ambientale dimenticate, sottovalutate o, peggio, ignorate. Contestualmente al lancio di un sito dedicato l’organizzazione promuove la mostra fotografica Storie 4 Change (dal 4 al 17 dicembre a Palazzo Valentini). Il presidente Antonio Amendola, spiega a Vita.it di cosa si tratta

Antonio Amendola, presidente di Shoot for Change

Qual è la novità della mostra rispetto a quelle precedenti?
La mostra è un ritorno di Shoot4Change a Palazzo Valentini dopo il successo a New York e in Italia al Festival della Fotografia Europea di Reggio Emilia. Spazio ai lavori e ai progetti realizzati durante l’ultimo anno e riflettori puntati sulla fotografia sociale intesa come storytelling, come mezzo per raccontare storie che fanno riflettere e comprendere gli aspetti nascosti della realtà del nostro tempo.
 

Proteste, terremoti, tsunami e non solo. Dai grandi eventi che hanno caratterizzato la cronaca mondiale accanto a storie minori. Perché sono tutte sullo stesso piano?
Shoot4Change crede che la fotografia possa ispirare il cambiamento sociale attraverso la presa di coscienza sullo straordinario, bello o brutto, che è sotto gli occhi di tutti ma che viene ignorato.
Storie molto spesso di prossimità, fotografia sociale a Km 0. Storie di quotidianità che sono sottovalutate, ignorate, dimenticate, quasi sempre considerate non remunerative per l’informazione mainstream, la quale esalta più che altro l’emergenza e la grandi catastrofi. Shoot4Change, attraverso la fotografia, crede che ci siano storie che si ha la responsabilità di ricordare non cedendo alla facile tentazione dell’oblio mediatico.
Nessuna storia è uguale all’altra e nessuna storia è meno importante di altre. Ogni storia che racconta Shoot4Change, piccola o grande, ha un motivo e una dignità per essere raccontata.
 

Grandi fotografi esposti accanto ai fotografi amatoriali. Perché?
La forza di Shoot 4 Change è racchiusa nella convinzione che anche con una semplice fotografia si possa contribuire al miglioramento sociale e al cambiamento.
Oltre alle straordinarie fotografie d’autore, la mostra ruota attorno al concetto di crowdphotography: il servizio fotografico finale come risultato del coinvolgimento e dell’interconnessione creativa (crowdcreativity) di persone sconosciute tra loro ma che tutte insieme contribuiscono (chi tanto, chi poco, chi bene, chi meglio, chi con macchine professionali, chi con compatte amatoriali) a raccontare una storia. La fortuna di avere in Shoot4Change grandi fotografi è importante quanto quella di avere tanti amatori della fotografia e del racconto: è la passione e la voglia di condivisione e di contribuire al cambiamento sociale che lega tutti insieme.

Sulla frontiera anche dal punto di vista delle nuove tecnologie, per Shoot4Change l’iPhone e i social network non sono contrapposti alla fotografia tradizionale. Cosa ritroviamo di queste esperienze nella mostra?
Scatti tradizionali accanto a scatti realizzati da iPhone e condivisi su Instagram e sui social network si ritrovano ad esempio nelle storie del progetto collettivo Shoot4Emilia per dar voce a chi ricostruisce l’Emilia colpita dal terremoto; o in quelle di integrazione grazie allo sport, fino alle storie sulla resistenza degli afghani nel progetto Fracture Zone. Del resto la contrapposizione tra fotografia tradizionale e iPhoneography e sue evoluzioni è parte dei dibattiti fisiologici di tutti i momenti di vero passaggio epocale. Si sentivano le stesse osservazioni nel passaggio tra fotografia in bianco e nero e quella a colori e in occasione dell’avvento della fotografia digitale. Chi continua a resistere al nuovo che avanza ha le sue ragioni, ma non ha capito che una fotografia democratica, orizzontale e indipendente è un valore aggiunto piuttosto che un rischio.

Tre anni di Shoot4change: a che punto siete e cosa c'è nel futuro del network?
In tre anni i fotografi aderenti al network sono cresciuti in maniera esponenziale, attualmente un migliaio in tutto il mondo. Diverse anche le sedi che fanno capo a coordinatori per sviluppare progetti locali in Europa (Roma, Firenze, Bari, Milano, Bologna, Berlino, Barcellona) e America (New York e Città del Messico). Nell’immediato futuro c’è voglia di continuare a ispirare e a stimolare il cambiamento sociale di prossimità, ma anche tante iniziative. A pochi mesi dall’ultima mostra a New York, Shoot4Change sta raccontando gli effetti dell’uragano Sandy e ha lanciato il progetto S4C Rescue Project che dà assistenza gratuita a chi vuole preservare la memoria fotografica della propria famiglia, recuperando e restaurando le proprie fotografie danneggiate a causa del disastro.

Il mondo dell'editoria è in crisi, allo stesso tempo aumentano le piattaforme di contenuti. Come si inserisce Shoot4change in questo contesto?
Shoot4change crea piattaforme e contenuti di qualità grazie al web che dà l’opportunità di poter essere editori delle storie e contemporaneamente di fornire contenuti di qualità a chi ne ha bisogno in maniera gratuita  e non può permetterselo. Shoot4Change è un network di fotografi volontari, ciò non vuol dire che regala le foto e video. Quando Shoot4Change intrattiene rapporti con realtà commerciali cercando di vendere alcuni lavori  a condizioni di parità con tutti gli altri soggetti del mercato, gli eventuali ricavi sono strumentali agli scopi sociali dell’associazione, sono cioè utilizzati per remunerare i costi sostenuti dai volontari e allo stesso tempo supportare ulteriori progetti sociali.


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