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Storia di un condannato a morte. Firmata Mario Tuti

“Testo per un’interazione scenica di attore e videoterminale”

di Redazione

Pubblichiamo il ?Testo per un?interazione scenica di attore e videoterminale?, liberamente tratto dal libro Ghiaccio Blu di Pino Corrias, realizzato dal laboratorio multimediale Signal Mediars nella sezione di massima sorveglianza del carcere di Voghera. Un testo che presto diventerà un cd, in cui l?autore, Mario Tuti, espone le sue riflessioni sul carcere, la follia umana e il cyber spazio. Una cella spoglia, infissi metallici, un maxischermo sempre acceso. Il prigioniero a torso nudo si muove e parla; commenta le immagini e le contraddice. Immagini proiettate anche sul corpo e sulle pareti. Un sogno, una danza, un incubo. Il racconto è scandito sul ritmo dei passi nella cella, spezzato nell?ansare della corsa, forzato durante le flessioni. Nostalgie, ricordi e singhiozzi, follie della carne e le più ardenti rivendicazioni dell?anima. Sussurri e grida del carcere e della coscienza. Sono un video, il teatro, preghiera e bestemmia, sono quello che qui resta. Si chiamava Joseph Paul Jernigan. Lo hanno giustiziato con l?iniezione letale nel braccio della morte di Huntsville, in Texas. Il suo corpo, congelato, dissezionato, digitalizzato, è diventato il calco dell?anatomia umana, la sua mappa più completa. 17 Gigabit di dati per gli eterni prigionieri della rete: http//www.nlm.nih. gov. Venti anni fa, ho sentito narrare dai vecchi coatti che gli ergastolani venivano sepolti coi polsi ancora stretti dai ferri, perché neanche la morte li liberasse dalla condanna ?fine pena mai?. Ferri e ossa corrosi dal tempo, e ora anche un corpo inumato al di là dei videoterminali. Solitudine, gelo e silenzio mi smarriscono. Un viaggio senza protezione nelle stazioni senza nome, dove l?aggressione è gratuita, come la colpa. Nudo, senza segreti, senza mistero, docile ai comandi della consolle, il corpo di Joseph Paul ancora gira e si muove lungo gli assi ortogonali, senza lasciare ombre, definito e ineludibile come incubo senza risveglio. Un corpo oscenamente esposto alle mille dissezioni di studenti ricercatori, curiosi e navigatori della rete. Frammenti di crudeltà. «Cercavamo un corpo il più possibile perfetto e che rispettasse gli standard dell??everyman?, l?uomo qualunque: Joseph Paul Jernigan, 39 anni, altezza 1,87, peso 93 chili, maschio, razza bianca, segni particolari: una farfalla blu tatuata sul braccio sinistro». Avete presente gli insetti conservati nell?ambra? Il corpo di Jernigan era racchiuso in un blocco di ghiaccio e formaldeide . Passava una lama rotante controllata dal computer e asportava un millimetro di ghiaccio, carne ed ossa; polmoni, fegato e cervello che si sbriciolavano sul tavolo anatomico. Le tre macchine fotografiche con pellicole ad alta definizione fotografavano il corpo dentro il blocco di ghiaccio. Poi ripassava la lama, tagliando un altro millimetro di roba: nuova serie di foto al blocco. E così via , per quattro mesi, affettandolo fino all?ultima scorza. Alla fine :1871 tagli, tre fotografie per ogni taglio, scannerizzazione di ogni fotografia a 24 bit e 16 milioni di colori per restituire al corpo, nelle sue singole e più minute parti, la sua struttura tridimensionale. A quel punto Jernigan era di nuovo intero, dentro il computer. Potevamo farlo ruotare su se stesso, smembrarlo e ricostruirlo, strato dopo strato, organo dopo organo.La realizzazione scientifica e tecnologica dei sogni di Leonardo, Michelangelo, Vesalio. Delle loro notti passate a dissezionare cadaveri di condannati, per cercare di cogliere, oltre all?anatomia delle forme, il mistero dell?arte e della vita. Il mistero dell?umano: i cadaveri dei condannati! A quel punto Jernigan è rinato, una visione irreale e inquietante, come gioielli scavati nelle tombe, come l?orrore al suo principio. Bisogna ritrovare tutte le parole, necessarie e impossibili, e tutte le storie, la violenza e l?orrore, il carcere e i lividi nella carne. Torna il ricordo di altri bracci, italiani, che della morte avevano solo il nome, ma come quelli americani avevano la stessa segregazione; anni passati a vedere solo una cella e il silenzio, rotto solo dal rumore dei cancelli che si chiudono sbattendo, dei passi pesanti delle guardie, a volte dalla urla dei pestaggi. E attendere che i passi arrivino al tuo cancello ed essere tu a lottare con te stesso per non urlare sotto i colpi. Non sapremo mai cosa ha provato Jernigan, non lo puoi leggere scrutando le figure virtuali. Resta scritto nella carne. Everyman, il dramma di ognuno, come nei misteri medioevali. Perché davvero Jernigan è una parte di noi, misera stirpe di Caino, trascinata in una danza macabra nel cyberspazio, Jernigan è l?assenza dell?umano, il suo valore e la sacralità. La violazione del tu sei, quindi non posso abusare di te, non posso rubarti per i miei scopi. No! È la prova di ciò che siamo e saremo, un Atlante di carne e ghiaccio blu, irrimediabilmente esposta su tutti i terminali della rete. Mario Tuti


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