Formazione
Storia dell’arte, il traino della Buona scuola
«Per l’Italia è una materia che ha un valore fondante e identitario. Stimola passione verso il Paese in cui si vive, senso di appartenenza. Per questo va rafforzata». Parla Irene Baldriga, presidente dell’associazione Anisa che raduna 650 docenti. In questi giorni si trovano a Bari in congresso
La storia dell’arte è molto più che semplice storia dell’arte. È questa la convinzione che accomuna i 650 insegnanti iscritti ad Anisa, l’associazione che li raduna e che celebra in questi giorni il suo congresso a Bari. Perché la storia dell’arte oggi dovrebbe avere una funzione di traino nei processi di cambiamento della scuola? Perché è la miglior forma di educazione alla cittadinanza, spiega Irene Baldriga, presidente di Anisa, insegnante e oggi preside del liceo Virgilio a Roma. «Per l’Italia la storia dell’arte ha un valore fondante e identitario. È una materia che stimola passione verso il paese in cui si vive, senso di appartenenza. Del resto la caratteristica dell’Italia di essere un paese a patrimonio diffuso, fa della storia dell’arte una materia che tocca tutti i contesti. Per questo rafforzare la storia dell’arte significa rafforzare la dimensione di cittadinanza».
L’idea sembra essere condivisa anche dal ministero, ma purtroppo non si sono visti risultati concreti…
Premetto che personalmente ritengo la riforma della buona scuola un’ottima riforma. Ma proprio perché sono convinta di questo, credo che per realizzarla il rafforzamento della storia dell’arte sia un passaggio necessario. È la materia che traina culturalmente il cambiamento, perché nella sua pratica contiene già tante delle novità che la Buona scuola vuole introdurre: l’alternanza scuola lavoro, l’interdisciplinarietà, l’insegnamento per competenze, e altro ancora, sono tutte processi che fanno parte dell’insegnamento della storia dell’arte. Sono sue “vocazioni”. Non valorizzarla è un errore culturale ma anche politico. Del resto anche il ministro Giannini è convinta della validità formativa della storia dell’arte come obiettivo di miglioramento e di crescita, ma anche di dignità del nostro Paese.
Quali sono le strade percorribili per rafforzare l’insegnamento della storia dell’arte?
Introdurre la storia dell'arte a costo zero è possibile assegnando ai professori di storia dell'arte l'insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione" (che già esiste) nei bienni di ogni tipo di studi. L’importante è che l’insegnamento pensato come formazione alla cittadinanza e conoscenza della costituzione non venga poi pensato come generico insegnamento di taglio umanistico o accorpato a macroaree disciplinari affini. Quello su cui è interessante investire è il tipo di approccio e di preparazione che è proprio di chi ha insegnato storia dell’arte e che in questi anni ha già sperimentato pratiche innovative di apertura al territorio, e di relazione con i musei. È un insegnamento che partendo dal dato concreto del patrimonio artistico o architettonico poi sviluppa una sensibilità diversa rispetto a ciò che è bene comune, in senso anche più largo. Ma l’importante è non scadere in un insegnamento generico.
Al congresso di Bari avete messo in programma approcci molto seri e specialistici. Non ci sono guru della storia dell’arte. Una scelta voluta?
Sì. Perché troppo spesso ho sentito parlare della scuola e delle sue sfide senza avere nessuna percezione di cosa sia la scuola oggi. Non credo che siano utili proclami. È più importante approfondire le conoscenze, anche in modo trasversale: avremo un grande Storico dell'arte e Archeologo del Vicino Oriente antico, come Marco Ramazzotti che spiega, dall’alto della sua esperienza come la storia dell’arte sia anche una pratica di interculturalità. Ma poi approfondiremo anche la portata dell’articolo 9 della Costituzione grazie alla presenza di Giovanni Maria Flick. La storia dell’arte aiuta a fare della scuola davvero un luogo di elaborazione del nostro futuro, perché suggerisce anche percorsi di sviluppo economico per un paese che trova nel patrimonio artistico un fattore di crescita significativo, anche sotto il profilo economico.
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