Sostenibilità

Storia del cacciatore che si fece guardia

I ricordi di Gigi Calchetti, 23 anni di Laguna di Orbetello

di Redazione

«Ero uno di quelli che sparava agli uccelli. Poi Fulco Pratesi mi ha convinto a passare dall’altra parte della barricata. Il WWF mi ha dato un pezzo di terra. E ne ho fatto un orto meraviglioso…» «Da giovane ero cacciatore, andavo sempre a caccia in laguna. Poi ho conosciuto Fulco Pratesi, e lui mi ha dato fiducia e sono diventato guardia dell’Oasi». Luigi (Gigi per tutti) Calchetti è la storica guardia dell’Oasi di Orbetello, un meraviglioso angolo di Maremma. Siamo andati a trovarlo per raccogliere la sua testimonianza e i suoi ricordi. Dopo 23 anni di servizio è in pensione da 10, ma continua a dare una mano all’Oasi. «Il WWF mi ha dato un pezzo di terra, e ne ho fatto un orto meraviglioso. Poi se c’è da fare un capanno, un cancello alla Maremmana, io sono qui…»
Ecomondo: Gigi, cosa ti rimane di tutti questi anni in natura?
Luigi Calchetti: L’altro giorno ho incontrato un uomo che mi ferma e mi fa… ti ricordi quando venni all’Oasi e mi facesti vedere le carote selvatiche? Dopo vent’anni crescono e diventano uomini e si ricordano ancora di te, di quello che hanno visto e della nostra Oasi. E queste persone ritornano: l’altro giorno è tornata Emiliana, biologa, l’ho lasciata che era una ragazza ed è tornata con suo figlio. Giorni fa un contadino della zona, mi dice: «ma che gli hai fatto a mi’ figlio? Da quando è venuto all’Oasi, non è più voluto venire a caccia!».
Ecomondo: Come erano i primi tempi?
Calchetti: La guardia andava in giro armata, qui era come essere in guerra? eri solo contro tutti. I cacciatori mi davano del “venduto”…
Ecomondo: Insomma non era facile..
Calchetti: Stavo tra incudine e martello, era dura veramente. Spesso trovavo ragazzi con le tagliole, le trappole. Poi mano a mano sono arrivati i primi insegnanti che hanno cominciato a portare i bambini, le prime scuole. Poi è arrivato Fabio Cianchi, l’attuale direttore. E poi nessuno si ricorda degli obiettori, se non c’erano loro all’Oasi di Orbetello non ce l’avremmo fatta, con due pullman al giorno, la gestione di mille ettari, io strappavo 10mila biglietti all’anno… Senza di loro sarebbe stato impossibile. Alcuni poi sono diventati guardie.
Ecomondo: L’Oasi ha anche un ruolo importante per la ricerca scientifica.
Calchetti: Ho iniziato a catturare anatre selvatiche nel 1980, ne ho inanellate circa 17mila. Collaboriamo da anni con l’Istituto nazionale fauna selvatica che conduce anche qui i suoi studi sull’influenza aviaria. C’è una stazione di cattura fissa in laguna. Poi gli studi qui non finiscono mai: tempo fa con un botanico e grazie alla segnalazione di Pietro, la guardia che mi ha sostituito, abbiamo scoperto una felce rara.
Ecomondo: Cosa puoi dirci sulla fauna?
Calchetti: L’Oasi fu istituita per proteggere i cavalieri d’Italia, che era una specie rara e in via di estinzione, era l’unico posto dove nidificava in Italia. Poi sono arrivati i fenicotteri, che per il grande pubblico sono un’attrazione. In inverno ne abbiamo a migliaia. In questi anni sono state osservate più di 300 specie di uccelli.
Ecomondo: Insomma la storia di Orbetello insegna…
Calchetti: L’abbiamo presa al momento giusto, è stato un esempio da seguire. Il WWF fece una campagna ad hoc, ci sponsorizzò una ditta di liquori. Vedi quella targa? C’era un signore che voleva lasciarci 100 milioni di lire in eredità. Gli abbiamo parlato e lo abbiamo convinto a donarceli da vivo: «Così vede cosa compriamo!». L’ho portato a fare un giro e abbiamo comprato questo pezzo di terra che vedi oggi? E lui è ancora vivo? Donare al WWF allunga la vita!


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