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Stop TTIP. Movimento Consumatori: “Anche noi a Roma per difendere consumatori e cittadini”

Oggi a Roma si è svolta la grande manifestazione contro il trattato di scambio fra Usa e Europa. Perché anche per un'associazione che difende i diritti dei cittadini e dei consumatori è importante esserci?Ne parliamo con Alessandro Mostaccio, segretario del Movimento Consumatori.

di Marco Dotti

Obama fa pressione. Chiede che il TTIP, il contestatissimo trattato transatlantico di "libero" scambio che centinaia di migliaia di cittadini europei criticano con forza e costanza, divenga realtà. Ma l'Europa frena e, oggi, a Roma, si sta tenendo la manifestazione di chi chiede di fermare definitivamente tutto. Presenza concreta e decisa è quella del Movimento Consumatori. Abbiamo incontrato Alessandro Mostaccio

Poiché le sigle sono spesso fuorvianti e non si fissano nella memoria, ricordiamo ai nostri lettori che cosa è il TTIP e che interessi si muovono dietro quelle quattro lettere?

Il TTIP è un trattato bilaterale sulla liberalizzazione dei commerci e degli investimenti tra U.S.A. e UE che vede impegnati le parti da tre anni a questa parte in negoziati segreti a cui partecipano tecnici, non politici.

Movimento Consumatori partecipa alla sensibilizzazione Stop TTIP e alla manifestazione di oggi. Quali le ragioni?

Partecipiamo alla prima manifestazione nazionale italiana per lo STOP al TTIP, perché crediamo nell’importanza di questo strumento per informare i cittadini italiani, cercare di attirare la loro attenzione e quello dei media su questo trattato che rischia di stravolgere dalle fondamenta e peggiorare ulteriormente i rapporti di forza tra le istituzione democraticamente elette (Parlamenti, Governi, Consigli Regionali, ecc), da ambo le sponde dell’oceano atlantico, e le grandi corporation.

Il Movimento Consumatori è l'unica associazione di consumatori italiana tra le 20 riconosciute come maggiormente rappresentative [nb qui verifichiamo, altrimenti diciamo: una delle prime ad essersi apertamente schierata per la campagna Stop TTIP. Che cosa vi spinge a farlo?

Ci hanno spinto tre ragioni principali. In primo luogo la totale mancanza di trasparenza con cui UE e USA stanno trattando sopra le nostre teste da tre anni, ma soprattutto sopra la stessa testa del Parlamento Europeo (ricordo che i dossier sono segreti anche nei confronti dei parlamentari). Non è possibile nel 2016 accettare che sia questo il livello di trasparenza. In secondo luogo, perché il TTIP mira ad agevolare esclusivamente le grandi società nella massimizzazione dei profitti, a discapito di ogni tradizione industriale, artigianale o agricola di carattere locale e per ottenere questo risultato mira alla deregolamentazione e alla uniformazione di standard e prodotto prevedendo di proteggere i propri investimenti anche a discapito di qualsiasi politica pubblica di tutela ambientale o della salute o dei diritti dei lavoratori prevedendo il ricorso non alla giustizia ordinaria, ma ad arbitrati internazionali presieduti da avvocati d’affari. In terzo luogo, proprio chi lo difende e lo presenta come necessario per fronteggiare la competizione dei cinesi non riesce a fornire nessuno studio di impatto econometrico che dimostri la sua reale utilità ed efficacia anche solo biecamente economica per la crescita delle rispettive economie. Si dice insomma che il TTIP farà aumentare le esportazioni UE verso gli USA, ma non si dice, ad esempio, che sarà a discapito delle exportazioni infra ue. Non vorremmo che finisca come con l’accordo Multifibra. Dovevamo aumentare l’occupazione. Nella sola Italia abbiamo raso al suolo il nostro settore tessile.

Come avete maturato la scelta?

Dopo un incontro avuto all’ambasciata USA in Italia, nell’aprile del 2014, quando eravamo stati convocati come Movimento Consumatori ad un primo incontro proprio rispetto al TTIP. Noi all’epoca non ce ne eravamo ancora neanche iniziati ad occupare. Fui profondamente colpito dal fatto che l’amministrazione USA ci disse che dai loro monitoraggi l’Italia risultava uno dei paesi membri UE in cui si parlava meno del TTIP. Andammo allora a vedere come era andata la consultazione pubblica lanciata dalla UE sul TTIP ed effettivamente le partecipazioni italiana era stata bassissima. Vedendo che anche i media non ne parlavano, abbiamo chiesto un incontro informativo alla campagna Stop TTIP (che esisteva già da qualche mese) e di lì partimmo con una prima puntata sul TTIP su Radio 24 in agosto. Ormai avevamo deciso, nel nostro piccolo, avremmo lavorato per aumentare l’informazione e stimolare il dibattito.

Una difesa dei consumatori passa anche da una corretta informazione e dall'attivazione civica sui grandi temi, dunque?

Come associazione di consumatori stiamo riflettendo da tempo sul nostro ruolo. Stiamo arrivando alla conclusione che non si possa più occuparsi del consumatore a ‘valle’, alla fine dei processi regolamentari e produttivi. Lo continuiamo a fare tutti i giorni assistendo e difendendo i cittadini nei confronti di imprese e professionisti. Ogni anno in italia assistiamo circa 8.000 persone e diamo informazioni a circa 150 mila. Ma l’intervento a valle poteva andare bene fino a quando esisteva un ‘sistema’ che desse la parvenza di essere se non ‘equo’, almeno in cammino verso il proprio miglioramento. Oggi dopo 25 anni di sistematico smantellamento del welfare e a fronte di un’inaccettabile e super polarizzata disparità di reddito e di ricchezza tra pochissimi ricchi e il 99% dei comuni mortali, in assenza di politiche espansive che ridisegnino un nuovo modello di sviluppo basato sull’economia reale, non possiamo più fidarci, delegare. E’ necessario impegnarsi direttamente ed entrare nel merito delle scelte. Soprattutto di quelle di sistema.

Da domani come vi muoverete sul TTIP?

Domani, ci sembra lontanissimo, ma dopo aver fatto in conti (partecipazioni, spese sostenute, ecc.), continueremo a portare avanti la nostra attività culturale. Perché lo scatto di consapevolezza che possiamo fare grazie a momenti di informazione e di lotta come questi, divengono bagaglio culturale indelebile, chiave di lettura della realtà che non svanirà anche se poi il TTIP non venisse davvero ratificato.

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