Salute
Stop bipartisan al dolore
La Camera all'unanimità approva la legge, i giornali quasi non se ne accorgono
In una delle giornate parlamentari più rissose, improvvisamente, un attimo di saggezza: e così ieri la Camera ha approvato all’unanimità la legge sulle cure palliative, che altrimenti avrebbe dovuto ripartire da zero. Non tutti i giornali se ne sono accorti, travolti dal tormentone politico-elettorale. Ma per noi è l’argomento del giorno.
- In rassegna stampa anche:
- CORRUZIONE
- REGIONALI
- LEGITTIMO IMPEDIMENTO
- PROFILATTICI
- FAMIGLIA
- ASSEGNO MATERNITA’
- SANITA’ CINESE
- ADOZIONI A DISTANZA
- OGM
- BIOCARBURANTI
- CLIMA
Apertura con foto, su AVVENIRE, per il «faticoso sì bipartisan alla legge sulle cure palliative», sotto il titolo “Accesso più facile alle terapie contro il dolore”. In prima editoriale di Assuntina Morresi che inizia sottolineando la valenza politica di una legge approvata in maniera bipartisan nel rovente clima pre-elettorale: «segno della sostanziale tenuta, nonostante tutto, della nostra classe politica» e prosegue sottolineando la differenza tra questa legge e quella sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, «saggiamente tenute separate». Non solo perché ora «sarà necessario un monitoraggio accurato delle nuove norme, per escludere tassativamente ogni possibilità di abuso», ma anche perché «il dibattito di questi mesi ha mostrato come le cure palliative non c’entrino con le Dat», visto che la richiesta di sospendere le cure arriva «non per mancanza di terapie che rechino sollievo al dolore, ma piuttosto per un’idea esasperata di autodeterminazione, che si dilata fino a comprendere il “diritto a morire”». Nelle pagine di cronaca, si sottolinea come l’Italia con questa legge sia la prima in Europa a dedicare un’attenzione specifica alle cure palliative pediatriche. Giovanni Zaninetta, presidente della SICP, si rammarica per la bocciatura degli emendamenti sulla sanatoria per i palliativisti e per i master professionalizzanti: «ad oggi non ci sono medici sufficienti per occuparsi delle cure palliative e molti di quelli che sono competenti potrebbero non possedere i requisiti per accedere ai concorsi pubblici. Aspettiamo i decreti attuativi». AVVENIRE segnala anche che entro fine mese ci sarà la posa della prima pietra del nuovo hospice Città di Piacenza.
“La terapia del dolore è legge” titola il CORRIERE DELLA SERA a pag 24. «Ieri la Camera ha approvato all’unanimità la legge sulle cure palliative, dopo una tormentata vigilia di battaglie politiche cominciate con l’ostruzionismo dell’opposizione in forte polemica con il decreto salvaliste…da oggi anche l’Italia ha la sua legge contro il dolore: oppiacei derivati dalla cannabis, morfina, non soltanto antidolorifici tradizionali, ma tutte le sostanze stupefacenti ad uso terapeutico potranno essere usate sia come cure palliative…sia per controllare il dolore nelle forme morbose croniche». Due le reazioni raccolte dal quotidiano milanese. Quella della giornalista Paola Ferrari (“«Soffro di emicrania, c’è da impazzire. Sì alle nuove misure” «ma resta fondamentale che siano prescritte da medici coscienziosi per il rischio di abuso») e soprattutto quella di Guido Fanelli (anestesista e rianimatore), l’esperto del governo che ha preparato il testo che fin dal titolo dice: “«Battuta l’oppiofobia. Anche ai bambini il diritto di non soffrire»”: «il dolore è una malattia da curare. In più, all’articolo 7, abbiamo posto l’obbligo di registrare in cartella clinica il tipo di dolore, la terapia e e i risultati ottenuti per ogni ricoverato. Così come si registrano ogni giorno temperatura o pressione sanguigna. Ed è un obbligo». Conclude il pezzo di Mario Pappagallo: «Ora gli oppiacei sono sdoganati per legge: prescrivibili anche dal medico di medicina generale su ricettario normale. La moderna terapia del dolore diventa realtà anche nel nostro Paese».
Per LA REPUBBLICA l’approvazione della legge sulle cure palliative merita una breve in taglio basso e a pagina 22: “Dalla Camera via libera più facile ottenere la terapia del dolore”. In fondo la norma riguarda “solo” 250mila persone malate, fra cui 11mila bambini che potranno beneficiare di un più facile accesso ai farmaci oppioidi, mandando in pensione il ricettario speciale, e che prevede alcuni servizi territoriali per l’accesso alle terapie. «Quella sulle cure palliative è una legge importante perché riporta il nostro Paese ai livelli europei» ha commentato il ministro Fazio. Per Giovanni Zaninetta, presidente della Società italiana cure palliative, si tratta di un primo passo (ricorda anche che in alcune regioni mancano totalmente le reti di hospice). Anche per Ignazio Marino è un passo avanti.
Il GIORNALE punto per punto analizza la legge sulle cure palliative, approvata con 476 voti favorevoli e due astensioni. Articolo di servizio con infografica e solo la sottolineatura che si tratta di una legge «considerata da tutti gli schieramenti una prova di civiltà». Rispetto a prima ci saranno regole più snelle per l’accesso ai farmaci e le strutture sul territorio saranno considerate strategiche. Fra i punti IL GIORNALE sceglie di mettere in evidenza lo stop alle tariffe selvagge, che ora saranno uguali a livello nazionale, lo stanziamento di una quota fissa di 50milioni di euro, più 100milioni di euro inseriti nel 2009 fra gli obiettivi di piano di fondo sanitario nazionale. «Affinché le risorse vengano effettivamente destinate alla cura del dolore, la nuova legge prevede che le Regioni inadempienti non potranno accedere per l’anno successivo ai finanziamenti sanitari nazionali». Si annuncia anche la fondazione di un «osservatorio permanente incaricato di redigere un rapporto annuale sull’andamento delle prescrizioni».
Nulla. È quanto scrive ITALIA OGGI sulle cure palliative che dedica il primo piano (ben sei pagine) alle questioni politico elettoral-tribunalizie.
Neppure un boxino per le cure palliative sul MANIFESTO che dedica le sue pagine nazionali al legittimo impedimento approvato con la fiducia al Senato, alla querelle per le liste e allo sciopero generale di venerdì indetto dalla Cgil.
E perfino LA STAMPA ignora bellamente la questione delle palliative nemmeno un boxino nelle due pagine sulle beghe di ieri alla Camera. Un brutto scivolone per il quotidiano diretto da Mario Calabresi.
IL SOLE 24 ORE invece ha un breve lancio in prima, approfondimenti a pagina 35 e commento del direttore a pagina 12. Tanto dedica il quotidiano di Confindustria al via libera da parte della Camera della legge sulle cure palliative. Il commento mette in guardia sulle risorse (150milioni di euro), insufficienti per portare a termine il progetto, ma descrive come «una bella pagina parlamentare» la decisione di unirsi, maggioranza e opposizione, per votare all’unanimità un provvedimento che si attendeva da anni. A dettagliare cifre e misure contenute nella legge ci pensa Roberto Turno, a pagina 35: “La terapia diventa anche cura del dolore”. In cui si raccolgono i pareri, pressoché tutti positivi, di ministri, opposizione, medici, Tribunale del malato e Sicp (Società italiana per le cure palliative). Proprio quest’ultima aggiunge: «Bene, ma è solo un punto di partenza». Risultano infatti bassi i finanziamenti, e lento il processo di allineamento delle strutture e dei medici per le cure palliative come sottolinea Marzio Bartolini nel suo “Strutture specializzate ancora insufficienti”. Che raccoglie in spalla la testimonianza di Giuseppe Casale, pioniere delle cure palliative dal 1987 con la sua associazione Antea di Roma, che ritorna sul caso Welby dichiarando: «probabilmente non avrebbe fatto quella scelta se avesse ricevuto cure palliative adeguate». Un infogramma illustra infine gli hospice disponibili in Italia e i posti letto di degenza, dove a sorpresa, è la Basilicata a fare la parte del primo della classe.
E inoltre sui giornali di oggi:
CORRUZIONE
LA REPUBBLICA – “Riciclaggio, Di Girolamo confessa la frode”. Sono bastate due ore di interrogatorio per far confessare l’ex senatore Pdl, travolto dall’inchiesta che collega il denaro dell’ndrangheta Fastweb e Tis. Ha ammesso di aver creato diverse società per riciclare il denaro per conto di Mokbel e di tenere i rapporti con diverse banche.
REGIONALI
LA REPUBBLICA – Oltre a intervistare Veltroni (secondo il quale il Pdl starebbe mettendo in pratica una strategia del caos, per destrutturare i pilastri del sistema, Camere, giudici, Quirinale), si dà notizia che la procura di Venezia ha aperto un fascicolo a proposito di una rivista distribuita in 500mila copie nel Veneto (in copertina un sorridente ministro Zaia, candidato governatore). La rivista ha il logo del ministero dell’Agricoltura e sarebbe stata pagata con fondi Ue destinati alla valorizzazione del made in Italy.
LEGITTIMO IMPEDIMENTO
IL MANIFESTO – «Io sono la legge» questo il titolo a sfondare su una foto scura in cui si individua il profilo di Berlusconi. Nel sommario si riassumono i temi del giorno per IL MANIFESTO: «Il tribunale boccia ancora il Pdl nel Lazio. Il decreto salva-liste non serve. Berlusconi si appella al Consiglio di stato e arma la piazza per il 20 marzo: “Ora fuochi d’artificio”. Intanto mette in cassaforte il legittimo impedimento dopo aver imposto la fiducia al senato e stroncato l’ostruzionismo delle opposizioni. Bersani dice no alla sospensione delle elezioni proposta dai radicali e chiede a Emma Bonino di andare al voto per vincere». Sullo stesso tema anche l’editoriale di Giuseppe Di Lello «L’arroganza del bananiere» che osserva: «Arriverà con il tempo il giudizio di incostituzionalità, ma il beneficio per il Cavaliere – scansare processi fastidiosi e un po’ infamanti in tempo di elezioni – è acquisito e questo è ciò che conta in uno Stato bananiero dove ormai regna sovrana la sistematica elusione delle norme costituzionali (…)» e per quanto riguarda la querelle liste scrive: «Dall’avvento della Repubblica in poi, non sono state ammesse al voto migliaia di liste o, dopo il voto, sono stati sciolti migliaia di consigli comunali, provinciali o regionali a seguito della costatazione di un irregolare raccolta di firme. Quei cittadini non avevano diritto al rispetto del loro voto perché erano state violate le leggi, ma ora è venuto Berlusconi a dire che sì, si possono violare le leggi, purché vinca lui (…)».
PROFILATTICI
CORRIERE DELLA SERA – Un liceo romano, lo scientifico Keplero, si dota di un distributore di profilattici e scoppia la polemica. «L’iniziativa nasce da una mozione approvata la scorsa estate dalla Provincia di Roma, recepita all’unanimità dal Consiglio d’Istituto della scuola, e sostenuta in tutt’Italia da una community di studenti, ScuolaZoo.com. Un documento che allora provocò reazioni politiche contrastanti, oltre che una netta opposizione del Vaticano e di tutte le gerarchie cattoliche. Contro i distributori di condom nelle scuole, allora come oggi, è sceso in campo il cardinal Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma. «No alla banalizzazione della sessualità— esorta il cardinale —, esprimo la stessa viva preoccupazione già manifestata a giugno ». E, rifacendosi a quanto detto da Benedetto XVI agli amministratori romani, ha esortato «nell’educazione dei giovani ad evitare scorciatoie». Ma nella popolare scuola romana, siamo nel quartiere Marconi, a metà strada tra la periferia e il centro, professori e ragazzi accolgono positivamente la novità. I ragazzi sono tanti, un migliaio, e l’intenzione è di aumentare presto la distribuzione, installando le macchinette dei condom oltre che nella sede centrale anche nella succursale del Trullo, questa sì periferia. «Questo è il mezzo per ovviare ai problemi legati all’imbarazzo che l’acquisto degli anticoncezionali può provocare. Oltre che per risparmiare qualche soldo», spiegano i ragazzi. «Abbiamo accolto l’invito della Provincia ad istallare i distributori — spiega Luigi Barbato, docente del liceo —. Ne abbiamo parlato in Consiglio d’Istituto e approvato all’unanimità. Non c’è stata nessuna resistenza, neanche da parte dei genitori».
FAMIGLIA
AVVENIRE – Aumentano le città a misura di famiglia. In Sicilia è nato ieri l’intergruppo parlamentare per la famiglia e sussidiarietà, creato da deputati siciliani impegnati sul tema e appartenenti a Mpa, Pd, Pdl sicilia, Pdl e Udc. In sostanza le prime azioni saranno all’interno della regione. In Puglia invece, sempre ieri, Bari ha creato l’Agenzia per la famiglia, la Consulta delle associazioni familiari della città e un accordo con esse per una coprogettazione di piani di zona e servizi sociali intergrati.
ASSEGNO MATERNITA’
ITALIA OGGI – Un articolo viene dedicato (pagina 24) alla circolare Inps sulla maternità che prevede che anche le cittadine extra Ue possono incassare l’assegno di maternità concesso dai comuni purché residenti in Italia e in possesso del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo. C’è anche una procedura concordata in caso di problemi nell’ottenere nei tempi previsti il titolo di soggiorno.
SANITA’ CINESE
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima pagina per l’inchiesta dedicata a «Una sanità sempre più diseguale» in Cina dove si racconta di come «Un sistema sanitario, dopo la “pentola” egualitaria, esclude i nuovi disoccupati e prevede per i ricchi assicurazioni private. “Crescita a tutti i costi”: l’Assemblea del popolo frena». Un’intera pagina viene dedicata alla sessione annuale del corpo legislativo cinese: l’assemblea del popolo e all’inchiesta sulla sanità in Cina dove si rileva che «I dottori hanno bisogno di pazienti, molti pazienti perché lo stato negli ospedali pubblici non mette più uno yuan (…)» inoltre i medicinali costano tanto «È il socialismo “alla cinese”: un stato costretto a rincorrere gli squilibri causati dalla sua velocità sostenuta. Chi rimane indietro è penalizzato», oltre a ciò c’è anche la corruzione dei medici.
ADOZIONI A DISTANZA
IL GIORNALE – Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri promuove la campagna di adozioni a distanza dell’associazione Alice for Children, fondata da Diego Masie che opera in Kenya. Per adottare un bambino di “Alice” ci vogliono 30 euro al mese per almeno 36 mesi. Il quotidiano mette in evidenza «una gestione basata sulla massima trasparenza». Chi è l’associazione e cosa fa lo dice Valentina Cislacchi, responsabile comunicazione della onlus.
OGM
ITALIA OGGI – Mezza pagina viene dedicata al principio enunciato dall’Avvocato generale della Corte di giustizia Ue sulla protezione del brevetto per gli ogm: «L’esclusiva sul Dna vale per le sole funzioni soggette a tutela». In pratica l’avvocato generale nel corso di una causa ha presentato una lettura restrittiva della tutela che varrebbe sia per la sequenza sia per le materie in cui la sequenza geneticamente modificata è contenuta. ITALIA OGGI, sottolinea nell’articolo come spesso le conclusioni dell’avvocato generale vengono fatte proprie dalla corte del Lussemburgo. La causa parte dalla Monsanto che l’ha iniziato scoprendo che in Europa è stata importata farina di soia dall’Argentina realizzata con soia ogm chiedendo la tutela del residuo di dna ogm presente nella soia.
BIOCARBURANTI
IL SOLE 24 ORE – Megastore alimentati con olio di una pianta, la jatropha curcas? Non è un’invenzione bislacca, bensì un’intuizione di Luciano Orlandi, a capo della Nii (Nuove Iniziative Industriali) di Galliate che, dopo lunghe negoziazioni con il governo kenyota, ha messo in piedi l’intera filiera: dalla produzione di olio per mano della Kenya Jutropha Energy, con a capo Adriano Ghirardello, fino alla messa in produzione degli impianti nei negozi Ikea di Parma e Firenze. Vantaggi? Meno 10% di costi per le aziende, zero emissioni di CO2, creazione di 8mila posti di lavoro in Africa, e soprattutto sfruttamento di una pianta non commestibile.
CLIMA
LA STAMPA – “Clima, il sì di India e Cina a Copenhagen”. «L’accordo di Copenhagen compie due passi in avanti in un solo giorno. A poche ore di distanza Cina e India hanno annunciato la loro adesione formale all’intesa sul clima raggiunta nel dicembre scorso. Seguendo l’esempio di Indonesia, Brasile, Sudafrica e Messico, le due principali economie emergenti dell’Asia saranno le prossime ad essere inserite nella lista dei Paesi che sostengono il limite di due gradi all’aumento della temperatura media della Terra e la creazione di un fondo di 30 miliardi di dollari l’anno fino al 2013, e di 100 miliardi l’anno dal 2012 al 2020. (…) il governo indiano ha posto tre “condizioni”: “Primo, l’accordo è un documento politico e non giuridicamente vincolante. Non contempla risultati. Secondo, non traccia negoziati al di fuori del United Nations Framework Convention on Climate Change. Terzo, l’obiettivo è ottenere un consenso in seno all’esistente intesa”. Come dire: che l’accordo resti blando.
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