Welfare

Stop bambini in carcere, ritirata la proposta di legge

Cittadinanzattiva commenta il ritiro della proposta di legge sulla tutela del rapporto tra madri detenute e figli minori: «Un epilogo che ci lascia molto amareggiati. Proseguiremo nel nostro impegno per questa battaglia di civiltà»

di Redazione

Niente più bambini in carcere con le loro madri. Era questo l’obiettivo della proposta di legge Serracchiani per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, in discussione nei giorni scorsi alla commissione Giustizia. Ma l’8 marzo il testo è stato bloccato da una serie di emendamenti avanzati dalla maggioranza di Fratelli d’Italia, e oggi, 23 marzo, è stata ritirata. «C’era un accordo che sembra essere venuto meno», ha detto stessa parlamentare del Pd Debora Serracchiani, che ha portato avanti la proposta. «Avevamo pensato di poter festeggiare l’8 marzo con un segno di civiltà: la legge sulle detenute madri. L’obiettivo di questo provvedimento non era certo quello di un’amnistia per tutte, ma far sì che le mamme e i minori potessero vivere, nel momento più delicato per i bambini, non in un carcere ma in una casa protetta, con tutte le attenzioni del caso secondo quell’articolo 27 della Costituzione che ci invita alla rieducazione».

Secondo i dati del Ministero della Giustizia oggi in Italia ci sono 24 bambini che vivono in carcere con le loro 21 madri. Nello specifico all’interno di due tipi di strutture gestite dal Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria): gli Icam, gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, e le sezioni femminili delle carceri. Di notte, mamma e bambino dormono in celle singole con il lettino a fianco. La loro permanenza di solito è per brevi periodi, il tempo necessario per consentire il trasferimento in altre strutture, ma a volte i bambini rimangono qui anche diversi mesi, in alcuni casi oltre l’anno.

La proposta di legge Serracchiani nasceva sulle ceneri di un’altra proposta di legge, nota come Legge Siani, approvata dalla Camera nel maggio 2022 e rimasta nella palude del Senato. Il testo prevedeva l’eliminazione dei nidi nelle sezioni femminili, ma lasciava ancora aperta la possibilità che i bambini venissero reclusi negli Icam insieme alle loro madri, qualora sussistessero “esigenze cautelari di particolare rilevanza”.

«L’affossamento della proposta di legge sulla tutela del rapporto tra madri detenute e figli minori, determinata dalla presentazione in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati di proposte emendative assolutamente irricevibili, ci lascia estremamente amareggiati», commenta così Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva, in merito al ritiro della proposta di legge d’iniziativa dei Deputati Serracchiani, Costa, Di Biase, Casu, Furfaro. A.C. n. 103.

«Seppure la scelta dei proponenti di ritirare l’intero provvedimento sia frutto di una decisione condivisibile ed inevitabile – ha dichiarato Laura Liberto – è un epilogo inatteso ed inaccettabile che arresta un percorso, portato avanti negli anni, di positiva collaborazione tra Parlamento ed organizzazioni della società civile. Un percorso contrassegnato da una grande spinta e valenza civica, che non ha mai avuto bandiere».

Stop bambini in carcere, l’appello

Proprio per qusto Cittadinanzattiva e l’associazione A Roma Insieme – Leda Colombini, con la sottoscrizione di altre 12 organizzazioni civiche e di volontariato attive sul tema dei diritti dei detenuti, nonché di 4 Garanti dei diritti delle persone private della libertà e del Presidente della Conferenza dei Garanti Territoriali, aveva inviato una lettera appello ai parlamentari, “affinché venisse mantenuto lo spirito originario della proposta di legge e si procedesse a liberare finalmente i bambini detenuti nelle carceri a seguito delle mamme”.

«Le forze politiche cha hanno determinato l’affossamento dell’intera proposta di legge si sono assunte la responsabilità di aver arrestato un percorso di civiltà, che mirava unicamente a superare il problema dell’incarcerazione dell’infanzia e ad affermare la tutela della salute psicofisica dei bambini su ogni altra ragione o interesse pubblico e politico. Come Cittadinanzattiva continueremo il nostro impegno per tenere viva l’attenzione sul problema dei piccoli detenuti e perché si recuperi il lavoro finora fatto», conclude Liberto.

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