Formazione

Stop alla modifica della 185

Approda alla Camera il ddl con delega al governo. Insorgono le associazioni. In allegato una scheda

di Redazione

Legge 185 addio? Quello che è certo è che una nuova modifica da oggi è in discussione alla Camera. L’intenzione era nota da mesi (leggi intervista al direttore dell’Area Sicurezza e Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, Michele Nones, sul settimanale Vita di ottobre 2010), ma ora ecco il testo, pronto per essere votato. 

Pronta, però, anche la reazione della Rete italiana disarmo che «denuncia il rischio per l’Italia, con l’approvazione del disegno di legge “comunitaria” (AC 4059) – si legge nel comunicato della rete associazioni – di ridurre i controlli sui trasferimenti di armi e che la trasparenza faccia un passo indietro».

«Inoltre – continua il comunicato – i sei commi dell’art. 16 che contengono la delega non definiscono in modo definito e rigoroso i principii e criteri direttivi che dovrebbero improntare la redazione del decreto legislativo conseguente, lasciando mano libera all’esecutivo di modificare, senza troppi paletti, la legge 185/90 sul commercio di armi».

Le associazioni che fanno parte della Rete italiana disarmo chiedono infine di stralciare l’articolo del disegno di legge che diminuirebbe controlli e la trasparenza sui trasferimenti armi con il rischio di esportare armi italiane in teatri di guerra e che siano utilizzate per commettere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

«In questo senso valgano come esempio i trasferimenti degli anni 2005-9 verso paesi problematici come la Turchia per 1.483 milioni di euro (10,1% del totale), l’Arabia Saudita per 1.212 milioni euro (8,2%), gli Emirati Arabi Uniti con 682 milioni (4,6%), il Pakistan (648 milioni – 4,4%) e l’India (594 milioni – 4,0%) in costante conflitto fra loro; e poi il Qatar (2,2%), l’Oman (2,0%) e la stessa Libia che pure oggi è sotto attacco anche delle nostre forze armate» commenta Giorgio Beretta analista di Rete Disarmo.

«Al regime di Gheddafi l’Italia ha poi fornito nel 2009 oltre 11.000 tra fucili e pistole di natura anche militare, senza dover passare per alcuna autorizzazione all’export che non fosse un semplice nulla osta della Questura locale – aggiunge Francesco Vignarca coordinatore della Rete – Ciò proprio perché le armi leggere, di cui l’Italia è tra i massimi produttori, non ricadono sotto i controlli accurati della 185/90. Eppure ora si cerca di indebolire tale legislazione e non rafforzarla tenendo sotto controllo anche le armi leggere e prevedendo pene per gli intermediari trafficanti, che ad oggi nel nostro paese non sono punibili».

E infine: «L’Italia, con la sua grande qualificata esperienza derivante proprio dalla legge 185/90, dovrebbe essere in prima linea per aumentare gli standard di controllo di questo commercio problematico anche e soprattutto a livello internazionale» conclude Maurizio Simoncelli vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Archivio Disarmo che proprio oggi ha reso pubblico (scaricabile online) il report sulle spese militari mondiali nel 2010».

La Rete Italiana Disarmo è composta da: ACLI – Agenzia per la Pace Sondrio – Amnesty International ? Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo – ARCI – ARCI Servizio Civile – Associazione Obiettori Nonviolenti – Associazione Papa Giovanni XXIII – Associazione per la Pace – ATTAC – Beati i costruttori di Pace – Campagna Italiana contro le Mine – Campagna OSM-DPN – Centro Studi Difesa Civile – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – Coordinamento Comasco per la Pace – FIM-Cisl – FIOM-Cgil – Fondazione Culturale Responsabilità Etica – Gruppo Abele – ICS – Libera – Mani Tese – Movimento Internazionale della Riconciliazione – Movimento Nonviolento – OPAL – OSCAR Ires Toscana – Pax Christi – PeaceLink – Rete di Lilliput – Rete Radiè Resch – Traduttori per la Pace – Un ponte per…


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