Cultura

Stop alla classe islamica: tutte le novità di oggi

Tutto bloccato, a sorpresa, proprio ad opera del direttore scolastico regionale che si era dichiarato entusiasta dell'iniziativa

di Gabriella Meroni

Dopo giorni di accese polemiche culminate ieri in un’agitata seduta del consiglio comunale, oggi a sorpresa e’ arrivato lo stop alla sperimentazione di classi islamiche nelle scuole di Milano. Un alt inatteso, reso noto dal direttore scolastico regionale per la Lombardia, Mario Giacomo Dutto, che e’ stato uno dei fautori di questa sperimentazione. Un’iniziativa in corso da mesi e programmata per l’inizio del prossimo anno scolastico in due istituti (una classe nel liceo Gaetana Agnesi, e due prime elementari e due prime medie inferiori nell’istituto di via Heine), nell’intento di superare una forte barriera di auto-isolamento da parte della comunita’ egiziana che gravita intorno alla moschea e alla scuola islamica ‘abusiva’ di via Quaranta. ”Si deve escludere la possibilita’ di costituire classi con soli alunni appartenenti alla stessa lingua, cultura e religione – ha fatto sapere Dutto in un comunicato – in quanto contrasterebbe con i principi e i valori costituzionali tesi a superare ogni forma di discriminazione e a valorizzare occasioni di integrazione e di dialogo fra culture”. ”A Milano – ha aggiunto il direttore scolastico regionale – 400 ragazzi e ragazze di lingua araba seguono attivita’ scolastiche all’interno di un centro di cultura islamica che da oltre 10 anni costituisce una alternativa, non regolare e non riconoscibile, al corretto percorso di istruzione e formazione cosi’ come regolato dalle norme nazionali e da norme internazionalmente sancite”. Dutto non ha voluto aggiungere commenti alla nota diffusa stamani, ma interpellato, ha rimandato ogni dichiarazione a domani pomeriggio, quando in Comune sara’ ascoltato dalla Commissione Cultura assieme al preside dell’Agnesi, Giuseppe Gaglio. Un cambio di direzione, quello di Dutto, dietro il quale e’ chiara la regia del ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti. Dagli ambienti del ministero e’ infatti arrivata subito una serie di chiarimenti circa tre considerazioni che hanno ispirato la decisione: ”L’esigenza di rispettare il dettato costituzionale di una scuola aperta a tutti, l’opportunita’ di assicurare il carattere laico della scuola nella quale tutti gli allievi sono uguali indipendentemente dall’appartenenza etnico-religiosa, l’intenzione di portare avanti l’integrazione come valore fondante della proposta educativa”. Questa decisione senz’altro soddisfa chi denunciava l’iniziativa come una nuova forma di ghettizzazione ed isolamento. Ad esempio, Alberto Giannino, presidente dell’Associazione docenti cattolici e sostenitore di una integrazione di stranieri nelle scuole a ‘piccole dosi’ (”scelta di buon senso e rispetto della normativa vigente”), e il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale: ”il no del ministero ripristina il diritto degli studenti islamici ad integrarsi pienamente nel contesto dei valori sociali e culturali italiani”. Critica e’ la posizione dei Ds. Dice il consigliere comunale Marilena Adamo: ”Mi domando cosa faranno ora le istituzioni per i 400 ragazzi di via Quaranta che non vanno alla scuola pubblica. La sperimentazione dell’Agnesi e’ stata studiata a lungo e hanno partecipato anche consulenti del ministro Moratti. Quindi o il ministro ha cambiato idea o si e’ fatta convincere dalla canea leghista”. C’e’ chi reclama subito le dimissioni del preside Gaglio, come il consigliere comunale Carla De Albertis (An), presidente della Commissione Cultura (”questo preside si e’ mosso in maniera goffa e inadeguata: evidentemente e’ inadeguato in questo ruolo”) e il segretario regionale dell’Udc, Domenico Zambetti. E chi accusa direttamente il Comune di Milano: ”Il Comune non ha fatto nulla e ha consentito l’esistenza della scuola integralista di via Quaranta, senza intervenire con ogni mezzo”, afferma Roberto Biscardini, segretario regionale dello Sdi. ”Non si puo’ certo creare il precedente di classi monoculturali – osserva Alfia Nicotra, segretaria milanese della Cgil scuola – ma siamo contrari alle prese di posizione strumentali che qualcuno ha preso finora: noi chiediamo la piena partecipazione alla vita scolastica di tutti gli studenti”.


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