Welfare

Stop al regio decreto, autisti immigrati sui bus

Dal 6 aprile, grazie al recepimento della direttiva europea 2011/98, anche i cittadini non Eu regolarmente soggiornanti in Italia potranno essere assunti dalle aziende di trasporto pubblico locale

di Redazione

«È abrogato l’articolo 10, n. 1°, dell'Allegato A al regio decreto 8 gennaio 1931, n. 148»: così dopo 83 anni sparisce in Italia la norma che impediva l'assunzione di personale straniero nelle imprese del trasporto pubblico. Con l'entrata in vigore il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 40, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 22 marzo, a guidare tram e autobus potranno essere anche persone senza la cittadinanza italiana, regolarmente soggiornanti in Italia. La data del cambiamento sarà il 6 aprile 2014.

Era proprio il regio decreto del 1931 a prevedere il requisito della cittadinanza italiana per i lavoratori delle imprese del settore autoferrotranviario, requisito che era stato esteso anche al settore del trasposto pubblico locale, urbano ed extraurbano. In realtà – spiega Asgi – «si tratta di una conferma dell’abrogazione tacita avvenuta con l’entrata in vigore del T.U. immigrazione (d.lgs. n. 286/98) e del principio di parità di trattamento tra lavoratori migranti e nazionali. Tale principio di parità di trattamento, tuttavia, non veniva rispettato dalla maggior parte dell’imprese del trasporto pubblico locale e regionale, che continuavano ad applicare le desuete ed anacronistiche norme della ‘legge sulle corporazioni’ del 1931». Era stata proprio Asgi a sollevare il caso negli anni scorsi, avviando un contezioso giudiziario che già nel 2009 e nel 2013 aveva portato i tribunali di Milano e Torino a pronunciarsi in favore del principio di parità di trattamento (per Milano, ordinanza 20 luglio 2009 e e per Torino, ordinanza  del 13 ottobre 2013).

«L’Asgi esprime soddisfazione per il fatto che con la conferma espressa dell’abrogazione di tali norme desuete ed anacronistiche, le imprese del trasporto pubblico locale non avranno più alcun pretesto per escludere cittadini di Stati terzi non membri dell’Unione europea regolarmente soggiornanti in Italia dalle selezioni per l’assunzione di personale (autisti, meccanici, impiegati,…)», scrive l’associazione sul proprio sito.
 


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