Famiglia
Stop al reddito di cittadinanza per chi non manda i figli a scuola?
A Napoli si sta ragionando per definire modalità operative per procedere alla revoca di alcune tipologie di indennità percepite dai genitori i cui figli risultino inadempienti agli obblighi scolastici. Catania e Reggio Calabria lo hanno già fatto. Marco Rossi Doria: «Principio giusto, ma va accompagnato perché non sia mera punizione amministrativa»
«Tra le misure ipotizzare per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, fortemente connesso a quello della violenza giovanile, la prefettura di Napoli ha programmato un incontro con l’Inps e le altre istituzioni interessate per definire modalità operative per procedere alla revoca di alcune tipologie di indennità percepite dai genitori i cui figli risultino inadempienti agli obblighi scolastici»: così ieri un tweet del Viminale.
L’idea di tagliare le indennità – il pensiero ovviamente va subito al Reddito di Cittadinanza – nel caso in cui i genitori non garantiscano la frequenza scolastica dei figli non è nuova e anzi, è già presente nelle condizionalità del Reddito di Cittadinanza in modo indiretto. Le linee guida per la stesura dei Patti per l’inclusione sociale connessi alla fruizione del Reddito di Cittadinanza parlano effettivamente del «garantire la frequenza scolastica e la partecipazione alla vita scolastica dei figli» come di un risultato specifico, un obiettivo del percorso avviato dal Patto. Nei Patti firmati quindi questo elemento sicuramente già c'è, anche se non come condizione esplicita per l’erogazione della parte monetaria con la stessa chiarezza con cui è normata la possibilità di rifiutare un lavoro (quante volte, a quanti km ecc). Le cronache peraltro raccontano di protocolli territoriali con l’Inps già siglati a tal fine a Catania (ad aprile il presidente del tribunale per i minorenni Roberto Di Bella diceva che erano già partite le prime 38 segnalazioni) e a Reggio Calabria.
«Il principio è assolutamente condivisibile. Già vent’anni nella prima sperimentazione del reddito minimo di inserimento fatta ai Quartieri Spagnoli c’era un legame fra beneficio monetario e alcuni comportamenti di cittadinanza, dai vaccini obbligatori all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. I figli dei beneficiari dovevano andare a scuola. Stiamo riscoprendo ora cose acclarate», commenta Marco Rossi Doria, esperto di contrasto alla dispersione scolastica, che ha seguito personalmente anni fa quella sperimentazione. «Il problema è che questi sono percorsi di potenziamento personale e di crescita di cittadinanza che, in individui che vivono ai margini, hanno bisogno di accompagnamento. Il Reddito di Cittadinanza è un patto tra lo Stato e il cittadino che non può essere limitato solo alla ricerca del lavoro. Nel momento in cui si decide di introdurre questi vincoli, che nel decreto non ci sono – e va benissimo perché le parole devono corrispondere ai fatti – ci vuole un accompagnamento. Non la si può ridurre ad una mera punizione amministrativa».
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