Welfare
Stop ai negozi di cannabis, la petizione su Change.org
Luigi Maccaro lancia il suo allarme contro la proliferazione degli esercizi commerciali che vendono “cannabis light”. Secondo il responsabile di Exodus Cassino normalizzano il consumo di droghe tra gli adolescenti e chiede che queste rivendite siano lontane da luoghi sensibili come scuole, centri per l’infanzia, oratori e altri frequentati da minori e che ne sia vietata la pubblicità
Forse a smuoverlo è stata l’apertura a Cassino di un nuovo negozio dall’insegna “Cannabis” a fianco di uno che vende giocattoli e a pochi passi dalle aule di catechismo di una parrocchia e dalla sede locale dell’Agesci. Sta di fatto che Luigi Maccaro giovedì 18 ottobre ha deciso di non rimanere più a guardare, ma si è fatto promotore di una petizione sul portale Change.org per chiedere uno “stop ai negozi di cannabis”. Il suo appello è rivolto in primis alle autorità di Cassino, territorio in cui ha sede la Comunità di Exodus Cassino in cui Maccaro opera da oltre trent’anni.
Secondo Maccaro «La proliferazione di negozi che vendono la cosiddetta "cannabis light" fa danni incredibili agli adolescenti confermando la normalizzazione del consumo di droghe in atto in Italia. Abbiamo il dovere di proteggere i nostri figli dall'idea che drogarsi sia lecito o normale. Così come è stato fatto per gli esercizi che propongono gioco d'azzardo, è urgente stabilire che i negozi di cannabis siano allontanati dai "luoghi sensibili": scuole, parrocchie, centri per l'infanzia, ludoteche, associazioni giovanili, ecc. Non meno di 500 metri per evitare, almeno, che bambini e adolescenti crescano con l'idea che la droga si venda nei negozi. Oltretutto questi negozi violano palesemente gli articoli 82 e 84 del DPR 309/90 che vieta l'istigazione, il proselitismo e l'induzione al reato di persona minore, oltre che il divieto di propaganda pubblicitaria anche se effettuata in modo indiretto».
Maccaro ricorda inoltre che, «da quasi trent'anni mi occupo di educazione dei giovani, da vent'anni sono Responsabile della Comunità di Cassino della Fondazione Exodus, per quattro anni sono stato Presidente dell'Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze del Comune di Roma, ho fatto parte della Consulta degli Esperti del Dipartimento Politiche Antidroga e di fronte al proliferare di negozi che vendono prodotti a base di cannabis nella mia città, non riesco a stare in silenzio. Anche a Cassino, come in molte parti d'Italia, nella sostanziale indifferenza di tutti, assistiamo all'apertura di negozi che offrono – per me, illegittimamente – la cosiddetta "cannabis light" che è pericolosissima dal punto di vista della promozione all'uso di droghe in generale».
Del resto ricorda il responsabile di Exodus Cassino tra le centinaia di persone incontrate con la vita rovinata dalle droghe «tutti, dico tutti, hanno cominciato con le cosiddette sostanze "ponte": tabacco, alcol, cannabis», insiste.
Nel testo della petizione (qui) Maccaro ricorda che «i prodotti a base di "cannabis light" vengono venduti informando i clienti sugli effetti rilassanti e migliorativi del tono dell'umore chiarendo all'acquirente che si tratta di prodotti legali. Sulle confezioni vengono riportate indicazioni del tipo: "Prodotto tecnico da laboratorio, collezione, ornamentale o profumo per ambiente. Non è un prodotto medicinale, alimentare da combustione da ingestione o assunzione"», tuttavia, continua: «Tutto il merchandising, comprese le insegne e i loghi dei negozi, sono esplicitamente evocativi della cannabis in palese violazione dell'art. 84 del DPR 309/90 che recita: "La propaganda pubblicitaria di sostanze o preparazioni comprese nelle tabelle previste dall'articolo 14, anche se effettuata in modo indiretto, è vietata"».
Ovviamente, sottolinea ancora «non viene data nessuna informazione sul fatto che assumendo significative quantità del prodotto si possa risultare positivi ai controlli attraverso i drug test della polizia stradale in violazione dell'art. 187 del Codice della Strada e che il Cannabidiolo è una sostanza farmacologicamente attiva con possibili effetti collaterali».
«La cosa che ci indigna di più è l'aspetto legato alla promozione dell'uso di cannabis che viene effettuata nei confronti di minorenni attraverso l'apertura di questi negozi, particolarmente attrattivi per gli adolescenti più deboli. L'insegna "Cannabis" conferma quel processo di normalizzazione dell'uso di sostanze stupefacenti alterando la percezione del rischio fra i giovani e sminuendo le già deboli e povere campagne di prevenzione che ci sforziamo di fare senza alcun sostegno economico» insiste Maccaro che chiude l’appello da una parte ricordando che oggi grazie alle normative è «vietato aprire negozi di scommesse sportive in prossimità di luoghi sensibili come scuole, parrocchie, strutture sociosanitarie» e preannunciando un evento pubblico sul tema.
In apertura photo by Justin Aikin on Unsplash
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